lunedì 30 marzo 2015

Bimba.

E così, bimba, siamo arrivate a questo punto.
Al punto che se ti chiedo: "Quanti anni hai?" tu rispondi già: "Duie!" E fai cinque con la mano.
Al punto che dopo esserti spazzolata la tua coppetta di fragoline con la crema, proclami al mondo: "Ti'ìto!" e con gran solerzia raccogli cucchiaino, ciotolina, ti avvii al lavello e li riponi col garbo proprio dei "duie" anni al suo interno. E poi pretendi di lavarli.
Sì, certo che te lo lascio fare.
Del resto, come dirti no?
Come dirti no quando occhieggi alla lettiera dei gatti, e poi a me, e poi alla lettiera e mi chiedi: "Mamma, tatti cacca, no?" No, non hanno fatto la cacca, i gatti, è pulita. "Posso mamma, posso?" con la tua bellissima, sibilantissima Esse fischiante. Mi chiedi se puoi: come posso dirti di no?
Sì, magari a dirlo in giro alla gente si accappona la pelle, se sanno che ti lascio raspare liberamente con la paletta là dove cacano i gatti, ma tu te ne stai lì, tranquilla e composta, che smuovi la sabbietta e con garbo poi rimetti la paletta al suo posto, ti alzi e proclami: "Ti'ìto!"
Come resistere?


Lo sai, bimba, che mi sembri un miracolo?
Mi sembra un miracolo quando tu, che come tutti i bambini a volte ti pianti su qualcosa e non ti schiodi, magari non ne vuoi sapere di farti infilare i calzini, o non vuoi mollare il gioco di qualcun altro, quando quel qualcun altro lo reclama a pieni polmoni e noi "si deve andare ché è tardi", mi sembra un miracolo che nel bel mezzo dei miei "dai su" e "poi ci torniamo" "poi ci giochiamo" che nelle mie previsioni sono destinati a cadere nel vuoto di un capriccio senza fondo, a un tratto mi sorprendi con quelle tue tre eccezionali parole: "E bba bééne" e subito, così, mi zittisci.
Ah. Va bene? Cavolo, non me l'aspettavo. Non ci sono abituata, abbi pazienza.
Mi sembri un miracolo, tu, bimba, con questa tua capacità diplomatica, questa tua docilità all'ascolto delle ragioni altrui, questa tua forza nel concedere.
Io dal canto mio, ti chiedo scusa, non resisto a volte, dal basso del mio maldestro apprendistato di madre, non resisto ad additarti a tua sorella, come modello di comportamento esemplare, quando mi scorno in discussioni infinite per la qualunque, ché se non c'è un pretesto ce lo inventiamo, perché a noi piace urlare fino a sgolarci, e sgolarci fino al vomito, ed esasperarci fino al reciproco annientamento emotivo.

Ma tu no.
Devi averci osservato tanto, bimba, con quei tue occhi profondi e scrutatori, che tutto osservavano anche quando sembrava di no, anche quando eri solo "la piccola", una specie di appendice senza diritto all'interlocuzione sui nostri spostamenti, decisioni, discussioni.
Invece tu c'eri, e ci guardavi, e sicuramente molte volte ti sarai chiesta a che pro tutto quel vociare e arroccarsi sulle rispettive posizioni, e che se tu avessi avuto le parole per porre fine alla questione quelle parole sarebbero state tre: "E bba bééne".
Perché tu sai bene quel che vuoi, ma hai già intuito il privilegio del saper lasciar correre, a volte.

Mi sembra un miracolo.
Che tu sia diventata già così consapevole di quel che ti piace e quel che no, che tu sappia già riconoscere le tue emozioni e parlarne.
Quando mi dici che hai "paùa". Del lupo, o perché è buio fuori, o perché c'è qualcosa che non capisci e che ti turba, come quando tua sorella si nasconde e tu non la trovi più, ma dove potrà mai essere, chissà, se sotto il tavolo non c'è?
Mi sembra un miracolo quando corri incontro alle persone a braccia aperte, e balli di felicità, e quando ti svegli e inizi a cantare la canzone di "pesci pesci pesci che nuotano nel mar", e mi chiami: "Mamma, amoie!"
Mi sembri un miracolo, tu.

E non certo perché tu mi renda la vita infinitamente più semplice così, con la tua saggia ragionevolezza bambina, con il tuo affetto gratuito e prorompente, con la tua capacità di diffondere il buonumore quando sei di buon umore. Certo questo aiuta, non lo nego, il fatto che tu non sia venuta fuori un'irriducibile ostruzionista piantagrane, e comunque ciò non toglie che ti avrei amato lo stesso, pur logorandomi il fegato e i nervi, pur continuando a interrogarmi sui possibili errori educativi miei, se ce ne erano, e sulla reale preesistenza di un'indole innata.
Ti avrei amato lo stesso e non per questo credo di amarti di più.
Il fatto è che tu mi sembri esserti fatta da te, senza che nessuno se ne accorgesse, senza che nessuno ci facesse caso più del necessario, e invece tu eri lì accanto, un piccolo bocciolo che attende di sbocciare, ed è questo il miracolo della tua esistenza, di te che mi vedi triste o stanca, o esaurita e mi dici: "Oh, pòua mamma... zmwà!" e mi schiocchi un bacione consolatorio sulla guancia.
Tu che hai la soluzione sempre a portata di mano e che non cerchi la mediazione delle parole, perché quelle a mala pena le inizi a gestire, e ti rendi perfettamente conto che non bastano, e mai basteranno, pure a volerle imparare tutte, ma abbracci, stringi, afferri, carezzi, massaggi, strizzi, e conosci in generale alla perfezione la grammatica e la sintassi del corpo, dei gesti, degli sguardi, delle strizzate d'occhio, tu con la tua immediatezza mi sembri un miracolo.

Con te, bimba, non devo indovinare, interpretare, brancolare nel buio, perché tu mi prendi per mano e mi conduci, mi rigiri, mi sposti, a seconda della necessità, mi dici filo per segno cosa devo fare, così riduci al minimo le mie possibilità di errore, di incomprensione e fraintendimento. Ci vuole una pazienza, mi immagino, con me.
"Gi'ati, mamma, gi'ati" quando vuoi che veda qualcosa, che partecipi, che ammiri, o semplicemente, che ti dia retta.
"Neni, mamma, neni qui, da Iaia!" Quando ti svegli sola nel letto, e vuoi che venga da te, a darti il bentornata nel mondo dei vigili. Mi chiami, io arrivo, un po' stupita perché anche questo mi sembra un piccolo miracolo, che tu ti riconcili con la vita con la stessa naturalezza con cui, stanca la sera, sazia di fare, reclami "Nanna, mamma, nanna!" Senza bisogno di strategie per convincerti al riposo, per distoglierti dal gioco, dalla vita che chiama. No, tu conosci bene il limite delle tue forze, e sai che in quel momento ne hai abbastanza. Sai di cosa hai bisogno, tu: miracolo.
"A'tti, mamma, a'tti!" Quando al mattino ci svegliamo, fianco a fianco, piede a guancia, testa a mento, corpo a corpo, groviglio a groviglio di membra. Alzati! Come se niente fosse, come se non servisse una riconnessione lenta. Apri gli occhi e sei già riallacciata al mondo. Io invece mi riconnetto alla velocità di un vecchio modem dei primi anni '90.
Tu che hai le idee così chiare mi sembri un miracolo.

Tu quando ti inalberi per un'ingiustizia subita ad opera di uno più grande di te, e parti come don Chisciotte, decisa e temeraria, mi fai ridere e tenerezza insieme.
Non esiti, non metti mai in dubbio le tue capacità di tener testa a una situazione.
Né mai ti ha fermata la tua parziale dimestichezza con la lingua parlata dal voler comunque esprimere una tua opinione a riguardo.
Ne è nato il Raniese, la dimostrazione pratica e sensibile che l'Ostrogoto è una lingua viva.
Hai dimostrato al mondo e a tua madre incredula la totale secondarietà del lessico, che ci si può buttare in una conversazione di senso compiuto anche inventando di sana pianta i vocaboli, basta saper cogliere la giusta intonazione e crederci, crederci tanto. Io che per spiccicare una qualsiasi frase di senso compiuto in una qualsiasi lingua che non sia la mia natale ho bisogno prima di bermi un paio di Negroni, di lasciare nelle retrovie le inibizioni e i dubbi amletici sul past tense trovo tutto ciò una specie di miracolo, davvero.

Tu quando non capisci il motivo della rabbia di tua sorella e dei suoi pianti interminabili, o delle mie arrabbiature di riflesso, con lei, ma che non ti lasci turbare dalla tensione palpabile, e mi chiedi: "Pecché, mamma, pecché Mimi tatte?" Perché Mimi piange? Perché Mimi è un po' testarda, rispondo io. "Tettadda?" Sì, testarda. Ed ecco che già mi viene da ridere, a parlar con te, e mi dico che forse forse allora una speranza c'è, che forse ce la posso anche fare, anche quando mi sembra che più si va avanti e più diventa difficile questa gestione delle emozioni, questo continuo scontro-incontro, e mi vorticano dentro rabbia e frustrazione, e inadeguatezza e stanchezza e senso di smarrimento, perché non c'è mai nessuno a dirmi se sto andando bene oppure no, o che mi dia il cambio o che mi dia manforte, o che intervenga a mente fresca quando la mia già dà segni di cedimento evidenti.
Allora mi rendo conto che ci sei tu, terzo elemento, a farmi da interlocutrice, tu che ti interroghi e mi chiedi già di tutto il "Pecché", che vuoi capire.

A volte ripenso a quando mi sei caduta dalla lavatrice all'età di due mesi: tuffo carpiato di testa sulle piastrelle del bagno, sei rimasta incastrata di sbieco tra detta lavatrice e la maiolica del bidet.
Allora ho creduto per un interminabile attimo di averti persa per sempre.
L'averti qui ora mi sembra un'insperata seconda chance, e se miracolo c'è, allora si dovrà parlare di doppio miracolo, e ti tengo stretta, per non farti cadere più.

Tu che hai imparato a soffiare sulle candeline appena in tempo per poter spegnere le tue "duie".
Tu che però continui a dire che sei "piccula" e ti arrabbi se ti si dice il contrario, e che forse per me sarai sempre la mia piccola, la mia "bimba", ed è forse per questo che mi sembrerà sempre un miracolo scoprirti cresciuta.





 

11 commenti:

  1. dopo aver bevuto le tue parole e dopo essermi persa negli occhi, nelle guance, nei capelli, nei dentini a chicco di riso, nel suono di una risata che sento anche io, nella dolcezza di un sorriso di questa piccola, meravigliosa donna.......mi viene solo da dirti che....non devi resisterle, ci mancherebbe....perchè stai stai pennellando due capolavori.
    Emanuela

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    1. Non mi prendo meriti e demeriti. Io solo sto da una parte e osservo, ogni tanto intervengo, mostro strade, indico sentieri, prendo per mano, ma niente di più.

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  2. auguri a questo piccolo miracolo che abbiamo imparato ad amare attraverso le tue parole!

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  3. Quanto impegno ci mette a spegnere le sue candeline! Meravigliosa :-) Tanti auguri piccola!

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    1. Considera che fino a poco tempo fa non c'era verso di farle capire che non doveva tentare di spegnerle soffiando dal naso...

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  4. Che bella cucciolina! Auguri piccola Rania!

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  5. Auguri bimba splendida, e auguri anche alla tua mamma, splendida pure lei.

    Susibita

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  6. Che amore di bambina 💕 è rossina come te :) tantissimi auguri in ritardo per i tuoi duie anni, piccola donna. Saluti a H.

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