mercoledì 11 marzo 2015

Femminile plurale.

- Misericordia, Mimi! Scendi da quel povero Zorro!
Siamo tre donne, e su questo mi fermo spesso a riflettere.
Io che son cresciuta in mezzo a due maschi, con una sorella di molto più grande di me.
Io che indossavo pantaloni di tuta con le toppe sulle ginocchia.
Io ora mi trovo a dover crescere due donnine che non sono proiezioni di me, né tanto meno miniature a mia immagine e somiglianza.
Sono per ora due propaggini fisiche, ma libere di evolversi nello spazio ognuna secondo le proprie peculiarità e propensioni.

Io ho una femminilità sufficientemente consapevole e sprezzante degli stereotipi.
Detesto lo shopping, non mi sento particolarmente attratta dall'oggetto scarpa, non traggo particolari orgasmi nel portare a termine estenuanti pulizie delle superfici domestiche, non vado dall'estetista e considero una cosa piuttosto infantile il laccarsi le unghie. Mi mangio anche le pellicine, vi dirò.
Mi annoiano profondamente i discorsi sui seguenti argomenti: make-up, moda, gossip.
Mi trucco a volte quando mi va o quando se ne offre l'occasione (che so io, festicciola di bimbi ai giardini? Vai! Devo presentarmi al meglio di me!), ma trovo agghiacciante il fatto che qualcuno possa sostenere che l'autostima di una donna si misuri sulla volontà di apparire, di sentirsi "presentabili" in pubblico, se con quel presentabile intendi il capello in piega e il sopracciglio in ordine.

No, non sento la mia autostima minata dall'uscir di casa senza essermi prima sottoposta a una sessione di restauro facciale davanti allo specchio. Del resto col rossetto sto di merda, sarà per quello?

A dire il vero mi piaccio e trovo il mio viso gradevole, armonico, particolare.

Non mi considero né sciattona né particolarmente trasandata, eppure non sento l'impellente necessità di nutrire e incrementare il mio guardaroba come fosse una creatura vivente. Malgrado ciò la durata media di vita dei miei capi è assestata sui 10-15 anni; in pratica trattasi di organismo autotrofo.
In genere possiedo un solo paio di scarpe per volta, salvo rare eccezioni, e non ho idea di cosa sia un tacco-12.
La mia retina distingue un numero congruo di frequenze dello spettro luminoso, e tra questi non è compreso il lavanda né il ciclamino.
Entrare in un ferramenta ben fornito è per me un'esperienza elettrizzante quasi quanto quella di un bambino a Disneyland.
Parrucchiere non pervenuto, però vi assicuro che i capelli me li lavo. Se ne trovo qualcuno bianco, pazienza. Va bene, ammetto che a volte cedo alla debolezza della tinta, ma non ho mai sentito la necessità di camuffare o abbassarmi l'età: perchè mai dovrei rinunciare a qualcuno degli anni che ho vissuto?
Perché mai, donne, vi vergognate dell'età? Questo non l'ho mai inteso, francamente.

In genere le mie amicizie più intense sono femminili. Dalle mie amicizie maschili, per quanto l'affetto sia assodato e reciproco, confesso di non aspettarmi enormi picchi di affiatamento o comprensione, salvo rarissime eccezioni.

Non mi riconosco nell'immagine comunemente intesa della femmina, eppure mi sento femmina al cento per cento, un individuo femmina della specie umana sufficientemente fiero e orgoglioso del compito che si è dato di accompagnare e accudire fino a loro pieno sviluppo due individui femmina della stessa specie.

Mimi sfoggia una femminilità conforme e adeguata alla sua età.
E' femmina vezzosa, testarda e volubile.
Adora vestiti e calze di nylon, scarpette di vernice e ha mollato gli occhi su un paio di décolleté rosso-fuego con un tacco infinito viste una volta al mercato e desiderate da allora con trasporto, una volta assodato che io non le avrei mai acquistate per me.
Mimi mi rimprovera perché non metto mai vestiti da femmina, come li intende lei: mai lunghi abiti a palloncino pieni di brillanti e crinoline, mai vestiti fatati color dell'alba come quelli che lei sogna, e mi avverte che se non mi decido a cambiare un poco il mio look, si cercherà una mamma più elegante di me.
Mimi quando mi sorprende a tirarmi un poco di matita nera sugli occhi mi attacca il pippone sul quando potrà truccarsi pure lei.
Mimi ha una femminilità bambina ancora fortunatamente patinata di sognanti atmosfere fiabesche, indossa l'abito azzurro in acrilico di Elsa per ballare sul tappeto in camera, e inventa leggiadre figure di danza che a me ricordano abbastanza la break-dance.
Mimi dice che i maschi a lei non piacciono, ma poi gioca e corre felice e si arrampica sugli alberi coi suoi amichetti quando li incontra ai giardini. Ha un debole per i biondi...
Mimi mi chiede se le faccio altre due sorelline, gemelle, che si chiameranno Miriam e Miriana, così come lei ha deciso sin da ora. Ma che siano femmine, però.

Rania emana una femminilità gioiosa e squillante. Ama il rosa e lo apprezza in qualsiasi oggetto che si palesi a portata di vista: "Guadda, mamma: yoya!" invitandomi ad esultare con lei.
Adora praticamente tutto ciò che piace alla sorella, e questo è continua causa belli: per il possesso della bambola di Elsa, del vestito da principessa, della corona di Frozen, degli elastici rosa, o yoya che dir si voglia, degli orecchini di plastica che non si attaccano alle orecchie perché la molla è lenta e vengon giù.
Il suo modello ideale è Biancaneve, qui nota sotto lo pseudonimo di Ah-ah, dal reef della sua più nota canzone.
Rania si mette al collo una delle collane mie o della sorella e poi mi viene a cercare per chiedermi: "Bella?"
Rania balla facendo giro-giro-tondo, accudisce bambole, dirige treni, e innalza torri.
Lotta come una wrestler, lancia urla degne di Psyco, cucina didò, e dispensa abbracci e baci a volontà.
Rania sa quello che le piace e quello che no, dice "N'mpiasce!", butta a terra il piatto sparpagliandone il disprezzato contenuto in terra prima di guardarmi dritta negli occhi con aria di sfida.
Sopporta le sfuriate materne, chiede scusa quando capisce di aver sbagliato e sigla il tutto con un abbraccio, attende pazientemente la fine delle interminabili crisi isteriche della sorella e ne consola i pianti anche quando non ne capisce il perché, poi se proseguono oltre ogni umana ragione, le dice: "Batta, Mimi, mo'!", scimmiottando tutte le mie inflessioni con effetti comici inarrivabili.

E' femmina energica, ma delicata, sensibile e accomodante.

Siamo una squadra al femminile. Siamo forti e vulnerabili, ci bastiamo e ci sopportiamo, ci feriamo e ci consoliamo a vicenda, e poi ci stringiamo tutte e tre nel letto per sentirci vicine.
E io francamente non lo so che cazzarola sia questa femminilità, questa "essenza femminile", e quante declinazioni ne esistano, ma mi sento realmente investita di una grande responsabilità e di un grande onore, nel compito di aiutare loro a dispiegare la loro, a comprendersi e sentirsi collocate nel mondo, al posto giusto, sicure e capaci, libere di non adeguarsi a nessuno schema preimpostato per loro, libere di essere e comportarsi come diavolo gli pare, senza per questo doversi sentire più o meno donne.

2 commenti:

  1. ecco, il punto è questo. Ogni donna ha la sua " essenza femminile", come la chiami tu. Ha tutto dentro. Deve solo trovare il modo di esprimerla. Non facile, certo, ma estremamente stimolante.
    ....non sai quanto mi facciano sorridere i discorsi di Mimi...sapessi quante volte me li sono sentita fare da Giulia piccola seienne! Adorava la mamma di una sua amichetta, di quelle con le meches e il filo di perle.......ed a me mi descriveva ( " pensieri per la festa della mamma") come quella che"....è bassa, è bionda, ha gli occhi azzurri ma non si trucca, porta sempre le scarpe basse, non si mette la collana di perle ed ha sempre i capelli negli occhi."
    Ne ridiamo un sacco, al ricordo.
    Ed ho due meravigliose figlie, splendide donne, senza tacco 12 e con dei bellissimi tatuaggi.
    Giulia è una mamma fantastica.
    E sono davvero avvolte nella e dalla loro femminilità.
    un abbraccio a queste meravigliose tre donne. Emanuela ......soprannominata ora, sempre dai figli, la freakkettona stagionata: non c'è più rispetto!

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  2. Ahahah. Fricchettona fuori stagione anche io.
    Se solo mia figlia potesse capire...

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