martedì 24 marzo 2015

Mamma cantastorie e le altre.

Dopo scuola, primavera pomeriggio.
Mimi ha un suo conteggio dei giorni che tiene conto della stagione e non del mese.
- Mamma, oggi è il due di primavera, giusto?
Il due o il tre di primavera ce ne andiamo, tre femmine in libera uscita.
Gelato, bicicletta, giro in centro.

Sono in modalità "Mamma-Pedala", come mi chiama Mimi.

- Mamma, guarda!
- Che? Cosa?
- Mamma! Bibli, mamma! Bibli!
- Ah. Ok. Dopo passiamo un attimo in libreria. Ma non prendiamo niente eh!


Interno libreria. Entusiasmo e panico si mischiano e confondono in un unico caos di voci festanti e richiami all'ordine miei.
- Mamma, guadda! Peppa! Mamma! Pippa! Guì, mamma, guì: Pooh!

Mimi si getta sui libri sonori e inizia a stordire i presenti con una serie di versi da fattoria in stereofonia e strombazzate.
Devo arginarle.

Entro in modalità "Mamma-argine".

- Bimbe? Che ne dite se andiamo nel reparto dei giochi? Così mamma dà un'occhiata con calma ai libri (e vede cosa può prenotare in biblioteca)?
Nella sala attigua c'è un grande circuito ferroviario in legno, montato, su cui Rania si avventa.
Passano alcuni secondi.
Dalla stanza adiacente giungono urla strazianti di sevizie e atrocità impartite e subite.
- Bimbe? Che succede? (Faccio la mossa della madre sollecita).
Recupero vagoni e pezzi di paesaggio disseminati in giro, medio contese per il possesso di locomotive e distolgo attenzioni cercando diversivi.
- Guarda, mamma: il puzzle che abbiamo regalato a Nicco.
- E' vero, è proprio lui. Io veramente gli avrei voluto prendere questo con il cavaliere, ma l'altra volta non l'ho trovato.
- Ce lo prendiamo noi, mamma?
- Noi?
- Sì, per favore! Mi piace tanto...
- No, Mimi, abbiamo detto che non prendevamo niente...
- Ma mi piace tanto!

Sono in modalità "Mamma-coerenza".

Sulla scatola è rappresentata la scena di un piccolo cavaliere che si appresta ad affrontare un gigantesco drago rosso avvolto da spire di fuoco a guardia di un turrito castello da una cui finestra si affaccia una dama sventolando un bianco drappo.
Nemmeno un briciolo di rosa. Nemmeno un leggiadro fiorellino.
Non so se fu lo stupore della richiesta inaspettata o l'entusiasmo di potermi portare a casa finalmente qualcosa di differente dalle solite principesse vezzose, ma poco dopo pedalavamo verso casa con il puzzle del cavaliere e del drago nel cestino della bici.

Che naturalmente abbiamo inaugurato la sera stessa.

- Mamma, mi racconti la storia?
- Che storia?
- La storia del puzzle.
- Del cavaliere?
- Sì.
- Allora...Ehm.

Inserisco la modalità "Mamma-cantastorie".

C'era questo cavaliere, in groppa al suo destriero, che galoppava e galoppava già da diverse lune e diversi soli, in cerca della sua dama portata via dal malvagio stregone, quand'ecco davanti a lui, ergersi il castello arroccato sulla cresta della montagna, circondato da alte mura merlate, difeso da tantissime guardie in armature, e sulla torre più alta, eccola finalmente: la sua amata!
Stava già per saltare il crepaccio che lo separava da quella finestra quand'ecco davanti pararglisi un drago spaventoso, che di rosse squame avea ricoperto il corpo, avvolto in spire di serpente, e fiammeggiava dalla bocca lingue di fuoco.
E già indietreggiava il cavallo, e già il cavaliere stava maledicendo in cuor suo il giorno in cui aveva ceduto alle richieste di suo padre e aveva acconsentito a intraprendere la carriera di cavaliere.
A lui sarebbe piaciuto fare tutt'altro nella vita.

- E cosa voleva fare?

- Voleva fare... il giullare! La spada non la sapeva neanche maneggiare e non gli piaceva uccidere né le persone né i draghi. Anche se erano feroci. Ma nessun'arma, nemmeno la spada più affilata, nemmeno la più potente delle balestre, nemmeno la più acuminata delle lance, scagliata dal più possente braccio di guerriero sarebbe bastata con un drago simile, che già digrignava i denti, mentre pensava al buon pranzetto che lo aspettava.
Il drago disse: "Hai qualcosa da dire prima che io ti arrostisca a puntino?"
"Beh, rispose il cavaliere facendosi coraggio, se mi vuoi arrosto, sarà meglio che tu ti dia una mossa, perché io qui mi sto già stufando!"
Il drago all'inizio non capì. Rimase un poco perplesso a pensarci su.
Poi il cavaliere lo sentì ripetere tra sé e sé: "Stufando... arrosto... arrosto o stufato..." ed infine il ghigno del drago si aprì in un'enorme risata a denti larghi. Il cavaliere ne poté contare circa duecento: duecento denti di drago aguzzi.
"Ah ah ah! -rideva il drago- Questa è proprio bella! Ne conosci altre?
"Certo, improvvisò il cavaliere. Per esempio... sai che differenza c'è tra un drago e una gamba di legno?"
Il drago ci pensò un po', ma poi dovette ammettere di non saperlo.
"Nessuna: tutti e due ti fanno correre... a gambe levate!"
Il drago si rotolò dal ridere e rise così tanto che iniziò a tossire e gli uscirono anelli di fumo dal naso.
Rise così tanto e tanto si dimenò che la terra intorno iniziò a tremare e il cavaliere temette per un attimo di rimanere schiacciato sotto le spire dell'enorme bestione che si rivoltava ancora dalle risate.
"Ancora, ancora, ti prego!" Supplicava il drago. E il cavaliere diede fondo a tutta la sua immaginazione e creatività per inventare sul momento tutta una serie di battute e barzellette sui draghi, in modo che il drago fosse in grado di capirle più facilmente.
Alla fine, il drago, esausto dal gran ridere, si asciugò le lacrime che gli uscivano, copiose, dagli occhi dardeggianti, si schiarì la gola e disse al cavaliere: "Grazie, era da tanto che non ridevo così. Salta su!" Aggiunse abbassando la testa al livello degli zoccoli del cavallo.
Il cavaliere e il cavallo saltarono sulla testa del drago che li traghettò dall'altra parte del dirupo, proprio sotto la finestra della bella dama, che intanto, avendo capito come andava la faccenda, aveva fatto in tempo a fare un fagotto delle sue cose, se ne uscì dalla finestra e montò in groppa al nobile destriero dietro al cavaliere, in barba alle guardie che non osavano certo opporsi ad un drago tanto spaventoso, né a un cavaliere tanto divertente.
Poi il drago depose delicatamente i suoi ospiti dall'altra parte e li salutò.
"Tornate pure quando volete. Mi annoio tanto qui, con queste ottuse guardie come unica compagnia".
"Vieni con noi, tanto ormai sei disoccupato" Disse la dama.
- E come si chiamava?
- Chi? La dama?
- Sì.
- Si chiamava Apollonia.
- Poi?
- Poi il drago disse: "Oh, non preoccuparti. Qui è pieno di dame da sorvegliare e di cavalieri che le vogliono salvare. Vedrai che già da domani riceverò un nuovo incarico." (Era un drago precario e lavorava su CoCoPro. ndr.)
E così il cavaliere e la sua dama se ne andarono. Da allora misero su una compagnia di giullari; viaggiavano di castello in castello e mettevano in scena spettacoli per far ridere i draghi. Divennero famosi e girarono il mondo.
- Finita?
- Sì, finita.
- Ora mi racconti la storia del puzzle con le ballerine?

Ma sulle ballerine non mi venne proprio nessuna storia.
Del resto ero già in modalità "Mamma-mo'basta"-
E del resto ognuno ha le sue muse.
Così come ognuno ha le sue armi.

Comunque il succo è: se proprio non sai come sconfiggere un drago, puoi almeno provare a farlo ridere.


Dove si evince che le potenzialità narrative delle ballerine sono pressoché nulle.
Sì, quello che si vede sotto è il mio pavimento. Bello, eh!

4 commenti:

  1. mi piacciono tutte le tue modalità e questa di mamma-narratrice è meravigliosa.
    un abbraccio da Emanuela, in questo momento in modalità con figlia incinta lontana, bisognosa di coccole!

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  2. La storia è nata da sola; mi sembrava che il drago del puzzle sghignassasse. Però mi è piaciuta e ho voluto raccontare qui la sua genesi.
    Grazie a tutte per l'apprezzamento. :-)

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