giovedì 10 febbraio 2011

Con la pupa da Mirò

Malgrado la giornata si preannunci pallida e uggiosa, Suster può oggi dirsi soddisfatta.
E' infatti riuscita finalmente a recarsi, con la pupa e con Master, alla tanto agognata mostra di Mirò, giusto in tempo prima che chiudesse, dato che sabato sarà l'ultimo giorno utile per visitarla.

Dunque questa mostra trovasi al Palazzo Blu, palazzo storico pisano che sorge sul Lungarno, distinguendosi con il celestino del suo intonaco tra gli ocra e i gialli e i cotto e i beige dei palazzi circostanti, cosa che destò un po' in tutti un certo stupore, quando, a restauri ultimati un paio di anni or sono, le impalcature vennero smontate e l'appariscente veste turchese, revival di tempi (che si speravano ormai definitivamente) andati si rivelò agli occhi di tutti proprio come un bel cazzotto in uno dei due (occhi intendo).

Ma comunque non son qui per fare critica al restauro architettonico della città, anche perchè non ho le credenziali e l'autorità per farlo, solo una volta azzardai un commento leggermente ironico in presenza di una fiera e degna indigena (una fioraia che nel realizzare un bouquet di fiori per una festa di laurea a cui dovevo recarmi si era rifiutata di assecondare le mie richieste di girasoli e aveva imposto a tutti i costi le sue rose e fresie), e costei, lasciando trasparire un leggero disprezzo per la mia ignoranza storica, mi disse: "Non è che l'anno fatto blu così, il palazzo all'inizio era blu, poi durante il fascismo l'avevano ridipinto, e quindi ora l'hanno riportato al colore originale."
In realtà la storia non è proprio così, ma vallo a dire alla signora delle fresie (che non è la sorella sfigata di quella delle camelie), che segue la scuola di pensiero per cui ricondurre tutti gli obbrobbri urbanistici al periodo fascista, anche quando non è così, giustifica qualsiasi altro discutibile intervento successivo.

Comunque se volete conoscere la storia del palazzo, potete documentarvi al link che vi ho dato più in alto. Io ora ve ne parlo solo in virtù del fatto che, dopo il restauro di cui vi dicevo, una parte di esso è stata adibita a spazio espositivo, all'interno del quale vengono allestite da due anni a questa parte, mostre temporanee di un certo interesse, se non altro perchè trattasi di una delle pochissime iniziative culturali presenti in città.
Ecco perchè Suster e Master ci tenevano molto ad esserci, ma finora, causa beghe di natura pupesca, non avevano fatto che rimandare la cosa.
Finchè un bel mattino di febbraio, non dissero BASTA! Basta a questa vita di pigrizie sonnolente in casa e passeggiate senza scopo nè meta a trascinar passeggini e incollarsi marsupi, per prati che la pupa ancora non calpesta coi suoi piedini, giardini che ancora non possono vederla correre e giocare su scivoli e altalene. E soprattutto: basta rimandare, pensando che tanto sarà un disastro, lei piangerà tutto il tempo e noi ci rimetteremo solo il prezzo del biglietto, dopo una maratona senza senso per le sale della mostra a scorrere le opere come i fotogrammi di un film in dvd che mandi avanti in 16x.
Oggi si va alla mostra. Sarà quel che sarà.

E così Suster si fa il suo bel piano d'azione: pupa a letto alle ore 14, sveglia alle 15, mezz'ora per prepararsi e soprattutto per prepararla, biberon di latte in borsa, passeggino e via. Arrivo davanti al palazzo alle ore 16, incontro con la Master e biberon pupa, poi inizio visita, e come va va.

Con mia grande e stupita soddisfazione riesco a tenere alla perfezione la tabella di marcia che mi ero imposta.
Con mi stupito e grande sollievo, la pupa non attacca il piagnisteo appena infilato il primo piede nel percorso espositivo, anzi, si direbbe quasi eccitata e divertita dalla novità della cosa e forse, chissà, anche dai dipinti?
Con mia colpevole costernazione mi accorgo solo a metà visita di aver saltato un punto fondamentale del mio programma d'azione: quello che dice "biberon pupa ore 16". Quindi la pupa è a digiuno: complimenti alla mamma per aver dimenticato un particolare che nessuna mamma dovrebbe essere in grado di dimenticare.
Comunque questo piccolo intoppo non riesce a rovinare una giornata partita bene, perchè lei è stranamente di ottimo umore. Così, dopo una sosta in caffetteria a sfamare gli appetiti della più giovane estimatrice dell'artista catalano, possiamo finire la nostra visita in tutta tranquillità.

E ce la siamo proprio goduta: a fare le sceme con la pupa che se la rideva, gli slaloom e le corse col passeggino, le nostre improbabili interpretazioni di ogni opera, le due signore quasi centenarie che si scioglievano in apprezzamenti sulla bellezza della pupa paragonabile anzi preferibile a un Mirò.
Insomma, ci voleva un pochino, atteggiarsi a fare le intellettuali che portano i figli alle mostre sin dalla tenera età di 0 anni.

E poi Mirò. E' stato fantastico!
E' vero: durante la mia breve permanenza a Madrid e in giro per la Spagna, quand'ero giovine e un po' più libera di ora di girovagare, avevo visto già qualcosa di lui: lì come ti giri ti giri, trovi qualcosa che vale la pena visitare, che siano mostre, musei, collezioni, esposizioni, e tutto all'infima portata  di una studente erasmus perennemente senza una lira in tasca, vale a dire, se non gratis, praticamente siamo lì. Ma vuoi mettere quale piacere dallo strapparsi un pomeriggio alla routine quotidiana fatta di pappe e giochi con la palestrina, filastrocche idiote e giri in passeggino negli unici tre posti della città in cui ha un senso portare a spasso un bambino che ancora non cammina?
Va bene, vi ho scassato le palle a sufficienza con questa storia, ma era solo per farvi capire quale lo stato d'animo di una reclusa nel corpo e, un po', nello spirito, di una mamma abituata a non far la mamma. Perchè quel che mi manca in questa mia vita con pupa non è tanto quello che facevo prima, le uscite, le notti brave, le albe in giro, le sbronze, gli amici, il casino, che già da un po' me n'ero stancata anche prima che arrivasse lei.
Sono piuttosto i momenti da gestirmi in libertà con me stessa, il vuoto mentale, il non dover pianificarmi la giornata solo per riuscire a sopravvivere, per svolgere gli ordinari gesti di normale amministrazione quotidiana.

Certo, con la pupa a seguito, magari non ho indugiato su ogni opera come mi sarebbe piaciuto fare, sentendomi, è vero, un tantino sulle spine al pensiero che lei si sarebbe potuta ribellare da un momento all'altro, tirare fuori della sua doppia personalità il lato oscuro, il demone che è dentro la piccola Regan del noto film, e costringerci alla fuga precipitosa con tanto di coda fra le gambe.

Forse mi sarei lasciata prendere di più da quei colori incredibili, fatta inghiottire da quelle opere che lo stesso Mirò definiva fantasmagorie, dalle fantasie fiabesche delle sue Costellazioni...


Persino Suster, generlamente così prosaica e scetticona, potrebbe farsi prendere dalla famosa sindrome di Stendhal: è che qui le si aprono davanti dei veri e propri mondi, e se ti ci soffermi un po' di più, ti ci perdi, la tua mente si smarrisce tra i personaggi curiosi che li popolano e si confonde tra i rossi e i marroni, o tra i blu profondi delle loro luci.

Ti lasci rapire dalle atmosfere surreali, oniriche, così piene di vita e di gioia, dal fascino di universi ignoti e dall'irrazionale che invischia la realtà, con le sue trame invisibili, leggibili solo da pochi eletti: i poeti e i visionari.
Come nelle storie mitiche che ci ricordano le linee immaginarie tracciate su una volta stellata...

Come si coniuga ironia e poesia?
Basta dare un'occhiata ai titoli: mai sentito un titolo altrettanto poetico di "Uomo che fa pipì al chiaro di luna" per un'opera d'arte!

E poi le sgargianti dissonanze delle sue Scampagnate:


Come può il semplice colore suscitare un'emozione?
Come servirsi della visibilità per creare stati d'animo?
Come tutto ciò è possibile?

E guardate i suoi Arcipelaghi selvaggi:


Non sembrano anche a voi immagini al microscopio di mondi infinitamente piccoli?
A me pare di immergermi con questi quadri nel microcosmo della vita cellulare, una vita che è alla base della nostra, del nostro universo, ma che ci è invisibile. Eppure esiste, con la sua miriade di imperscrutabili individualità, minuscole e perfette, in continua e incessante evoluzione.
Chissà come percepisce il proprio mondo un organismo unicellulare.

Ma magari mi sbaglio, perchè è ovvio, che nell'arte ognuno ci vede quello che vuole.
Forse che indotti dal titolo ci volete vedere proprio le riprese satellitari di arcipelaghi reali?
E perchè no?
Il nostro mondo tanto solido e concreto, fatto di rocce e sabbia, alberi e case, ridotto a qualche macchia colorata.
 Non è incredibile che una stessa immagine possa associarsi all'infinitamente piccolo così come all'infinitamente grande?
Tutto dipende dalla lente che si usa: avvicinare ciò che è lontano, racchiudere ciò che non può essere compreso dall'occhio, ampliare ciò che l'occhio non può percepire.

E l'arte può rendere visibile anche ciò che esiste solo nella mente dell'artista.

E chissà cosa ci ha visto la pupa, e cosa ricorderà di questo insolito pomeriggio.
Chissà se l'universo pittorico di Mirò si affaccerà in futuro nei suoi sogni e come influenzeranno la sua giornata al suo risveglio.
Chissà se un giorno, recandosi in un museo o a una mostra sarà colpita da una di queste opere, che sentirà appartenere ad un suo lontanissimo, ancestrale passato...

Troppo vaneggi, Suster. Non divagare: concludi il racconto della giornata di ieri, che già è tardi e c'è la cena da preparare, e tu hai iniziato questo post stamattina.
Ah, già, perchè è di questo che stavamo parlando all'inizio: la giornata di ieri.
Che dire?
Tanto per continuare a tirarcela un poco da intellettuali finto-bohemien, anche un po' radical-chic come si dice ai giorni nostri, concludiamo la nostra passeggiata in noto locale di recente apertura, una caffetteria teteria, ma anche libreria, di cui amici mi avevano a lungo parlato. Uno di quei posti che si capisce già come ci entri che vogliono essere posti un po' alternativi e anche un po' per intellettuali, ma che in fondo sono caffetterie e teterie, e in più, ci hanno messo anche una libreria dentro (ma attenzione, i libri sono in vendita e non da consultazione).
Quindi siamo andate, e dopo tutto il posto è risultato tranquillo e piacevole.


La pupa però a quel punto iniziava ad aver esaurito la sua scorta di santa pazienza, e posso dire che non aveva tutti i torti.

Quindi ci separiamo, io e la Master, lei per andare incontro a una serata di lavoro, io per tornare con la pupa verso casa, che quando arrivo lei dorme nel passeggino, e tentare di estrarla da lì senza svegliarla è ancora un'impresa possibile. Riuscire a entrare in casa con lei che dorme sempre sulla spalla e metterla a dormire nella sua carrozzina, invece, si rivelerà una mera illusione: giunta sulla soglia di casa ho sudato freddo per una buona mancita di minuti, cercandomi in tasca e in borsa chiavi che non sembravano esserci, mentre Zorro si faceva le unghie sul mio polpaccio e si beccava un calcio di tacco da parte mia, e Panzumen come un indemoniato emetteva lunghissimi e esasperanti miagolii di benvenuto, appollaiato sul muretto delle scale.

Fortunatamente le chiavi poi sono saltate fuori, ma lei intanto era ben sveglia, molto ben sveglia, ed è stata iperattiva fino alle 9 di sera, quando finalmente sono riuscita a sedarla a suon di ninna nanne.

Chissà se ha sognato Mirò...

(Suster si scusa, chiede perdono e perdonanza, per avervi annoiato con i suoi vaneggiamenti, e in più Suster non ritiene di potersi permettere di fare la critica d'arte, ma si è fatta prendere dall'entusiasmo dei recenti ricordi, e anche prova un po' di nostalgia per la sua vita da studente, quando ancora poteva illudersi che occuparsi d'arte potesse essere un'occupazione a tempo pieno.
E ancora Suster si scusa per le eventuali sgrammaticature presenti nel testo, ma davvero, davvero, non ha la forza per andarle a ricorreggere. Magari domattina.
E poi in fondo questo è il mio blog e ci scrivo un po' come mi pare.)

6 commenti:

  1. Visto che ti piace tanto Mirò devi procurare alla Pupa, magari tra un po', "un giro nel cielo". E' una favola di Pennac tutta illustrata e raccontata con quadri di Mirò, è fantastica! La streghetta l'ha portato a scuola dopo che un suo amichetto le aveva detto che "le facce viola non esistono" (immagina il tono da micro saputello).
    Tiè

    RispondiElimina
  2. ovviamente il blog è tuo e te lo gestisci tu...e poi fa piacere vedere che te la sei cavata egregiamente tranne per il piccolo incidentino della pappa saltata...ma tant'è...anche la mia ogni tanto si dimentica che deve mangiare e continua ad essere sorridente e felice...giornate così ti riempiono il cuore e lo spirito e ti ricaricano..brava suster e brava pupa!!!

    RispondiElimina
  3. Le facce viola esistono e come!
    In realtà non sono una grandissima esperta di arte contemporanea, ma mi piace l'erte in genere. Comunque grazie, Ester! Terrò da conto il tuo suggerimento, anzi, vado subito a ricercare questo libro su anobii. con queste illustrazioni dev'essere spettacolare!

    Finalmente: sì sono molto contenta di essere uscita un po' dal bozzolo. E poi, abbiamo fatto appena in tempo: da ieri il clima ha volto in peggio e uscite temo che se ne faranno poche... almeno finchè non ritorna il sereno! Credo che ogni tanto valga la pena dare un'opportunità ai nostri pupi di stupirci e... osare!

    RispondiElimina
  4. Ps. Mi piace l'erte e anche l'arte!

    RispondiElimina
  5. brava suster una giornata così equivale ad un mese di anonima reclusione in casa!
    Ah se ti capisco!!!!!

    RispondiElimina
  6. bel post ... di bellezza non si è mai sazi, ma se il languore della pancia ti coglie all'improvviso fai un salto su www.mypizzart.it sarò lieto di offrirti una pizza artistica, saluti.

    RispondiElimina

Che tu sia un lettore assiduo o un passante occasionale del web, ricevere un commento mi fa sempre piacere, purché inerente e garbato.
Grazie a chi avrà la pazienza e la gentilezza di lasciarmi un segno del suo passaggio.