mercoledì 16 febbraio 2011

Il mio incontro con Nichiren Daishonin


Siccome vedo che un'ennesima ondata di mal tempo ha provocato inspiegabilmente un'ondata di malumore incontrollabile tra i bimbi e un'altra di altrettanto esaurimento tra le madri della rete, prima di mettermi in coda, vi farò la parafrasi della mia giornata di ieri, e vi racconterò di come ne sono venuta fuori, ancora viva.

(Attenzione: questo post potrebbe avere un linguaggio non adatto ai bambini).

Il preambolo è che Suster nella mattina di ieri, vedendo il sole splendere in cielo, la pupa ben disposta, e constatando che necessitava una puntata al vicino Supermercato Carrefour per acquistare alimenti per pupe che si andavano esaurendo, ha avuto la formidabile pensata di scarrozzarsi la pargola al suddetto supermarket, ben sapendo che compromettere il riposo mattutino della piccola avrebbe messo a rischio il buon esito dell'intera giornata e in serio pericolo la propria già precaria stabilità emotiva, strettamente connessa a quella di sua figlia del resto.
Cara Suster, lasciatelo dire: te la sei andata proprio a cercare. Ma sì: dai pure ascolto a tutti quelli che amano snocciolare sentenze del tipo "Su, non essere troppo rigida con gli orari", "Ma possibile che non esci mai?", "Tesoro, non puoi certo adeguare la tua vita agli orari della bimba", "Guarda che dipende tutto da come l'abitui, non fissarti sul fatto che deve per forza dormire a casa", "Vedrai che se si abitua a dormire ovunque poi sarà più facile anche per te fare le tue cose", e altre amenità, che non vedo l'ora che ci si trovino loro nella mia stessa situazione per potermi vendicare dando sfogo a tutto ciò che covo nei recessi più sordidi della mia anima martirizzata e inasprita.
Ma insomma, mi son detta, non cadrà certo il mondo se una volta cambiamo abitudini. Se le vien sonno, dormirà anche in giro.
Quindi vado a fare queste compere impellenti, e tanto per la cronaca, siamo passati dalle creme di cereali vari e di misteriosissima tapioca, alle pastine, sebbene microscopiche, e al più comune e noto semolino (tra quello della Milupa, prezzo di vendita € 6, e quello marca Carrefour, prezzo di vendita € 0,75,mi spiace molto per il signor Milupa, ma il premio se l'è aggiudicato il signor Carrefour, cosa può esserci di particolare in un semolino per pagarlo 6 volte tanto?).

La farò breve: il padre ci scarica al supermercato, e al ritorno opto per una passeggiata, giacché, scoccata l'ora X la pupa crolla addormentata. Si sveglia una mezz'oretta più tardi: ha dormito troppo poco, accidenti, e sono appena le 11. Che Dio me la mandi buona.
E da qui comincia il mio delirio.

Interno. Cucina di casa Suster.
- Eccoci qua, pupa, a casa! Guarda c'è Panzumen! Ciao Panzumen!
- Ghhhhhhh! Ghhhhhh!
- Miao-maiooo!
- Guarda c'è anche Zorro! Ciao Zorro! Pupetta stai qui, eh, buona buona sul letto, che mamma va giù a prendere il passeggino. Guarda: qui c'è il tuo gatto, qui la giostrina, e guarda che belle scarpe da ciucciare! Mamma torna subito, eh!
- Eeeeeeeeeeeh! Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh!
- Pupi, eccomi sono qui, torno subito! Devo andare a prendere il pass... aspetta, guarda, guarda Panzumen: bello Panzumen...
- Aaaaaaaaaaaaaaaah!
- Via Panzumen! Vattene, brutto Panzumen! Guarda. guarda qui, cosa c'è? Un bellissimo pacchetto di fazzoletti!
- Hhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh! (Suono indistinto che nell'alfabeto fonetico corrisponde ad una specie di E rovesciata: pronuncia come la I della parola inglese "girl". Io per semplicità e inerenza al vero, lo scriverò sempre H. Immaginare sempre questo suono emesso ad un altissima frequenza e accompagnato da manifestazioni di isteria infantile)
- Eh! Che c'è? Mi spacchi i timpani! Pupa che vuoi fare? Ah, vuoi stare in piedi? Aspetta un po'... Acc'... Ma porc'...

Poi
-Eccomi amore, hai visto? La mamma ha fatto prestissimo! (pant, pant! sbuf sbuf!) c'era bisogno di fare tutto quel casino?
- Waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
-Vieni pupetta, mettiamoci qui, sulla coperta, che gioco vuoi fare? Aspetta che mamma ti prepara la pappa.
- Miaoo!
- Panzumen, che c'è vuoi uscire? Daiii, muoviti gatto di merda! Dai che fa freddo!
- Hhhhhhhhhhhh!
- Pupa che vuoi? Devo fare la pappa. Vedi? Sono qui, non me ne vado! Va bene dai giochiamo con la palla. Eeeeeee....PUM!
- He-he-he-he!
- Che ridere, vero amore?
(Ripetere per una decina di volte).
- Ora basta, dai: gioca un po' con questa bellissima busta di plastica.
- Hhhhhhhhh!
- Va bene va bene: mamma ti prende in braccio. Aspetta che devo svitare il barattolo... ù che fatica!
- Hhhhhh!
- Eccheccavolo pupa! Calmati un po'! Non mi fai fare vita così! Vuoi mangiare o no? Cazz'... ma questo non si apre! Aspetta amore che finisco di preparare poi ti riprendo.
- Hhhhhhhhhhh!

E via così. Tralasciamo il tragico momento della pappa, che è meglio.
Poi si tira avanti fino all'una, tra sbadigli e stropicciamenti d'occhi, perché se faccio l'errore di metterla a letto troppo presto poi si sveglia dopo 20 minuti, invece così capace che un'oretta e mezza di pace me la da.
Quindi:
- Sei pronta amore? Eeeeee.. PUM!
- Ah-ah-ah-ha-ha-ha-ha-ha-ha-ha-ha-ha-ha-ha! (Sonore risate).
-Gooool! Evviva! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Preeendi sooootto braccio la felicitààààà!
- He-he! He-he-he-he!

Che bello: pupa dorme e io mo' me la godo. Intanto iniziamo a pranzare.
Si tratta solo di scaldare la pasta di ieri sera.
(Musichina del cellulare)
- Pronto, ma'?
- Oh, tesò, come stai, tutto bene?
- Mmmmh, sì!
- Passerotto che fa, dorme?
- Mmmmh, sì.
- Tu che fai di bello?
- Sto per mangiare.
- Ah, va bene. Scusa tesoro, volevo solo sapere come andava. Come sta passerotto?
- Bene.
- Tu come stai?
- Bene, bene!
- L'umore?
- Mmmmmh... Va bene...
- Va bene, tesò, volevo solo salutarti. Buon pranzo, ciao.
- Ciao.
(Mia madre)

Poi:

- Hhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!

Eccheccacchio, già s'è svegliata! Manco mezz'ora che è a letto.
- Pupa?
Segue tentativo inutile di prolungare il sonnellino ormai irrimediabilmente terminato. Malumore di lei che monta alle stelle.

- Dai amore lascia mangiare mamma. Che vuoi fare, eh? Vieni, stai qui sul tavolo vicino a mamma. Gioca con i mandarini.
- Hhhhhhhhhhhh!
- Ch'è successo amore, t'è caduto il mandarino? Cosa vuoi, vuoi questo? Questo è il filo interdentale di babbo. Tieni, giocaci se lo vuoi.
- Hhhhhhhhhhh!
- Cosa vuoi amore, vuoi la bottiglia? Ma vedi che non è un biberon gigante, è una bottiglia piena d'acqua. La vuoi un po' d'acqua, stellina? Eccolo il tuo biberon con l'acqua.
SBAM. Biberon in terra.
- Oh, sei una rompipalle, però, eh! E che, inizi subito a fare i capricci? Che minchia vuoi, eh? Me lo dici? Vuoi stare in braccio? NO! Lascia il piatto di mamma! Merda, pupa, la mano nel sugo no, porc... Senti, mettiti qua coi gatti, mi hai rotto le palle! Stai qua, che io finisco di mangiare, va.
- Waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

Visto che la situazione si preannunciava catastrofica, e sono appena le tre, fuori la situazione meteorologica sembra buttare bene, il cielo è blu e il sole splende, decido repentinamente di ammazzare il tempo facendo una passeggiata, per poi tornate verso le 5 a casa, con lei sfinita che dormirà sicuramente fino alle 7, due ore di fila: mitico! Come direbbe Homer.
Quindi: cambia pupa, vesti pupa, vesti te stessa, prepara biberon da portarti dietro, e ricaricati passeggino giù per le scale, molla pupa, piglia pupa, calma pupa.
Ok, ci siamo! Dopo appena 45 minuti siamo in strada e il cielo è una cortina plumbea di spessi nuvoloni, tira un vento che levati e il termometro della farmacia segna la temperatura di +7°C. Io senza giacca con la mia felpina viola nepalese sto schiattando dal freddo, ma ormai è fatta. Tornare su a casa a prendere il cappotto? Che siamo scemi? Rinunciare alla passeggiata? Per un secondo me la penso: sto per fare dietro front, la pupa ha la palpebra calante e la cosa mi indispettisce non poco.
- Eh, no, eh, pupa! Adesso non dormi! Non puoi dormire ora! Aspetta, torniamo a casa e dormi nel tuo letto (leggi: carrozzina).
Le urlo quasi a due centimetri dalla faccia, facendole strabuzzare gli occhi, e passare le fantasie di pennica che aveva accarezzato per un momento.

Poi mi si prospetta  in testa la scena: io che mi incollo passeggino di nuovo su per le scale, smonto la pupa dei suoi multi-strati, al che lei si incazza di molto, di dormire non se ne parla più.
Lasciamo stare: si era detto passeggiata e passeggiata sia.
Ne avevo voglia come di andare in qual momento a raccogliere carciofi. Ma carciofi siano.
Almeno così dorme e forse dopo ci sarà la remota possibilità che si svegli un attimino meno sclerata.
Speriamo.
Io intanto ne posso approfittare: passo in edicola, mi accatto un National Geografic, mi trovo una panchina e mi metto a fare gli affaracci miei finché lei dorme. Quando si sveglia poi c'è il signor biberon. Si va a fare una visita al babbo e si trona a casa più liete che mai. Facile no?
Piano perfetto.

Dopo aver girato 5 edicole alla ricerca della rivista esaurita ovunque, finalmente la trovo, trovo anche la panchina e, sebbene la temperatura non sia proprio quella ideale e io mi sono bardata come una barbona, con il tubo di lana arancione in testa alla maniera delle donne indiane e il cappuccio della felpa tirato su, sopra il tubo di lana, nel tentativo mal riuscito di somigliare vagamente a Marge Simpson, mi preparo alla mia mezz'ora di relax.
(Il telefono mi vibra in tasca)
- Dimmi Hasuna...
- Amore, siete in giro tu e la bambola? Passate qui?
- Si, forse più tardi, se non piove.
- No, passa ora: c'è Tizio, e Caio che la vuole vedere. Gli ho detto di aspettare che tu saresti passata.
- Be', digli di non aspettare, che lei ora dorme, e già lo so che se vengo lì poi la svegliano e sono cazzi.
- Quindi non passi.
- Passo, ma non lo so quando. Quando lei si sveglia passo.
Click.
Ma lei era sveglia e mi guardava con un'espressione da colossale presa per il culo.
Non c'è che dire: oggi ho sbagliato tutti gli orari.
Io e la pupa siamo decisamente asincronizzate.
Mentre proseguivo quella piacevolissima passeggiata con pensieri di morte nel cuore, indecisa tra il suicidio e la fuga corredata da abbandono di minore, pensavo tra me e me che eravamo appena a metà giornata, e io volevo già morire, e intanto il pianto mi montava in gola, arrabbiata e insoddisfatta, con attaccata addosso la stanchezza cronica di chi da settimane ormai non riesce a dormire una sola notte per due ore di fila, mi chiedevo se era giusto che la mia giornata tipo dovesse somigliare a quella, che io dovessi dimenticare per i prossimi 18 anni di considerare l'eventualità di rilassarmi  un attimino, di trovare pace, di fare un poco i cavolacci miei per un pomeriggio intero.

Quante volte, mamme avrete condiviso il mio stato d'animo, e se non proprio questo, qualcosa di molto simile? Mille e millanta, non è vero?
Per chi non ci si sia mai trovato è davvero difficile, probabilmente impossibile da capire che cosa si provi in questi casi, a sentirsi in trappola e senza possibilità di ritorno, espropriata per sempre di ciò che un tempo avevi considerato legittimo: il tuo tempo e la possibilità di gestirtelo a tuo piacimento, il tuo sonno, i tuoi momenti di vuoto mentale. Non è di compagnia che senti il bisogno e la mancanza, né di svaghi: solo di pace.

Beh, fatto sta che proprio in quel momento qualcuno è venuto in mio soccorso.
Sotto la forma meno aspettata.
Mentre andavo così rimuginando e il magone mi saliva nel petto, sento fischiettare alle mie spalle.
Che bello: qualcuno che fischietta!
Poi mi supera un tizio in bicicletta. Si ferma, mi riconosce e mi chiama.
Azz'! No! Non ora, ti prego, abbi pietà di me.
Era Danielino (che tanto non leggerà mai questo blog), l'ex cuoco del ristorante ove un tempo lavoravo da cameriera.
L'ultima persona che avevo voglia di incontrare in quel momento.

- Ciao Dani, come stai?
- Io bene, sto andando...BLA BLA BLA (cervello in stand-by. Ma chissenefrega anche. No, dai, non fare l'antipatica. Interessati, fai domande).
- Allora dove lavori ora?
- Sai quel wine-bar... BLA BLA BLA (scava nella memoria, concentrati: qual'è la prossima domanda per fingerti interessata? Cosa about him? Ah, già!)
- Ah, quindi.. segui sempre la filosofia buddista?
- Sì sì, ormai sono due anni, pensa che ho ricevuto la pergamena!
- Wow! Che bello! E che cos'è la pergamena, Dani?
- La pergamena è.. una specie di foglio.. (su, dai, dillo con parole tue!) Un tempo era fatto di pelle di pecora... (oh, no! Non la breve storia della pergamena in dieci comodi fascicoli, ti prego!) ...sopra... scritto... BLA BLA... Nam-myoho-renge-kyo!
- Capisco! Molto interessante! E che cosa significa, Dani, "Nam-myoho-renge-kyo"?
- Beh, è difficile da tradurre così. Sono una serie di caratteri che.. (oh, no! Ricomincia? E ora come me ne sbarazzo?) si potrebbe anche tradurre... (infilo la mano destra nella borsa porta-pannolini, accarezzo il mio...revolver! Scherzo: il mio cellulare e per un momento ci faccio un pensierino. Fingere che mi stia notificando a suon di vibrazioni una chiamata improvvisa e improrogabile mi piace come idea, ma no, il momento è passato). Quindi vuol dire entrare in armonia con la legge dell'Universo attraverso il suono (Cacchio, e ci voleva tanto per dirlo?).
- Capisco. Senti, mi sa che la bimba si sta un po' spazientendo e... (lei placida come una statua del grande Budda, tanto per restare in tema, non ha capito che le sto chiedendo di reggermi il gioco).
- Dove andate, per di là? Dai, faccio un po' di strada con voi. E intanto... BLA BLA BLA

Che dovevo fare? Ricaccio il magone nel profondo del mio stomaco, risalgo dall'abisso della mia disperazione e ritorno nel mondo, rimandando la mia autocommiserazione a momenti di maggior quiete.


Lui intanto cerca nella sacca della bici.
- E così il mio maestro,  Nichiren Daishonin... BLA BLA BLA...

Tira fuori un libro.
Ma che fa? Oh, no! Non dirmi che ora si mette a fare proselitismo!
Ma possibile che tutti in questo mondo cerchino di convertirti? Da mio zio che mi perseguita telefonicamente perchè faccia battezzare la pupa; ai senegalesi che mi conoscono come la moglie del macellaio e mi tessono le lodi dell'Islam chiedendomi ogni volta se ho finalmente deciso di abbracciarne la fede; alle signore testimoni di Geova che ora si sono segnate il mio indirizzo e non si sono date per vinte quando ho detto loro che la persona che stavano cercando non abitava più lì; ai giovani leninisti che diffondono porta a porta Lotta Comunista; ai procacciatri di risorse umane che continuano a propormi di partecipare a corsi di formazione completamente gratuiti.

- Leggilo, è interessante! Questo risponde a tutte le tue domande.
Guardo la copertina: Felicità in questo mondo.
- Tutte tutte, eh? Ma proprio tutte?
In quel momento me ne verrebbero a grandine, di domande, ma mi trattengo.
- Ti spiega che la felicità è dentro di te, però non è facile trovarla (pensiero originale, davvero).
- Grazie, Dani, ma davvero: non trovo il tempo per leggere gli ingredienti della pappa della bimba e le istruzioni del passeggino, non saprei quando potrei rendertelo.
- Non ti preoccupare. Te lo regalo. E poi, si legge in fretta. Pensa che l'ho letto persino io, che sono scemo! Ah Ah!

A questo punto sorrido.
Quel ragazzo un po' sciroccato mi aveva risollevato il morale.
Forse non avrei mai trovato la felicità dentro di me, ma quell'incontro bislacco con Nichiren Daishonin era riuscito a svoltarmi la giornata.
Ho salutato Dani con la scusa che dovevo dare il biberon alla pupa (era vero).

In Piazza Santa Caterina, dove ci sedemmo a prendere il biberon, bambini di tutte le età ci sciamavano intorno.
Dopo siamo andati a trovare il babbo macellaio al negozio.

E' vero: c'è stata un'ultima scenata isterica davanti alla macelleria che chi mi ha visto tentare furiosamente di infilare la pupa nel passeggino mentre lei si inarcava e sgusciava da tutte le parti come un'anguilla, e intanto mi perdevo un fiume di oggetti dalla borsa completamente sbracata, sarà corso a cercare il numero dell'assistenza sociale.
Però poi siamo tornate verso casa trotterellando il passeggino come un cavalluccio. Io facevo bubù-pupa e lei rideva come una matta.
Avevamo fatto pace.

La felicità è davvero dentro di noi: tutto sta nel ricordarsene.

3 commenti:

  1. Mamma mia come ti capisco...ci sono delle giornate che veramente vorresti mollare tutto e tutti e scappare in qualche paradiso tropicale da sola e in pace...e poi invece basta una piccola cosa e la giornata svolta, purtroppo non sempre accade ma va bene così...passeranno questio momentacci, ci devo credere e nme lo devo ricordare..per forza!!!!

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  2. bellissimo post... e sì, condivido tutto in pieno. io mi sentivo "condannata" a stare con elisabetta, in casa con lei, fuori con lei, mangiare con lei, di notte con lei, in bagno con lei.. è stata dura, quella sensazione insieme a tutto il resto...
    Adesso siamo nel periodo "MA-MMA-MA-MMA-MA-MMA-MA-MMA" e c'è da ridere :))
    giuppy

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  3. bellissimo!!hai proprio ragione!BabyEvil mi vuole uccidere con questo modo ma io gli ho detto"se non la smetti ti abbandono all'ingresso dell'autostrada!"...e lui ha smesso!uahauhauahuahuhauh!

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