sabato 7 maggio 2011

Caducità delle cose (e delle opinioni)

Qualche tempo fa ho tirato fuori un paio di scarpe che da circa tre anni ristagnava nella sua scatola, dopo esser stato indossato, forse, due volte.
Le avevo comprate in occasione del matrimonio di un'amica, che per me se no comprare scarpe è un'eventualità rarissima. Visto che non sono proprio il tipo che per uscire la sera si mette in tiro, e tanto meno il pomeriggio o la mattina, ecco, una via di mezzo tra le mia ciavattacce fricchettone e un paio di scarpe da donna "decenti", anche se non proprio da cerimonia, carine, comode soprattutto, che potrò mettere anche dopo, magari.
E invece, chi le ha messe più?
Beh, malgrado l'utilizzo quasi nullo, quando vado a tirarle fuori dalla scatola (quest'anno sono un po' a corto di scarpe estive, meglio dar fondo a tutte le mie risorse), ecco come le ho trovate:


 Non so che dire: la similpelle si è scrostata, manco ci avessi scalato il K2.
Vedi che accade a comprare scarpe da 15 €?
Ma soprattutto: che senso ha riempirsi casa di roba che non uso, destinata a finire nella spazzatura? Perché è lì che sono finite, per direttissima, dopo aver recuperato il grazioso fiorellino, che però credo che butterò, non sapendo come riutilizzarlo, e perché il materiale è davvero pessimo.

Del resto: è la stessa fine fatta dal matrimonio per cui furono acquistate... A puttane dopo poco più di due anni. E allora, che senso ha: le partecipazioni, gli invitati, il pranzo con sei portate sul lago a Castel Gandolfo, la cerimonia in chiesa, il prete barbuto che sembrava Fra' Tuck, il "finché morte non ci separi", l'abito (bianco, per carità), la lista di nozze e i regali (mi costò caro, quel matrimonio! per forza poi ho dovuto risparmiare sulle scarpe), il lancio del bouquet, così, tanto per fare un po' Holliwood, le foto... valanghe di foto, interi book fotografici, ore spese ad aspettare l'arrivo degli sposi che "sono impegnati col fotografo", per rendere immortale una giornata che poi, tempo due anni o poco più, non sai cosa daresti per depennare dalla tua memoria? Non io, ovviamente, che al massimo ci ho guadagnato un po' di pesantezza di stomaco il giorno dopo, abboffata come mi ero al bouffet (che sia chiama così apposta in fondo), mentre si aspettava l'arrivo degli sposi impegnati col fotografo per iniziare finalmente... a mangiare!

E vabbé che ci ho una sorta di allergia ai matrimoni, e in generale per tutte quelle cerimonie che richiedono un tempo di permanenza ad una tavola imbandita di pietanze per più di due ore, ma non è di questo che volevo parlare.
Riflettevo invece sul fatto che la gente prende decisioni e impegni, fa promesse che dovrebbero vincolare "per tutta la vita", quando in realtà non siamo nemmeno padroni di stabilire se domani avremo voglia di mangiare carne oppure pesce, di strafogarci o di digiunare (sempre per restare in tema di cibo).
Non voglio giudicare le scelte personali altrui, mi domando solo se siamo realmente padroni come crediamo di prendere impegni per il nostro futuro.
Io ammiro in un certo senso chi ha la lucidità e una consapevolezza di sé e di ciò che vuole tale da portarlo a pronunciare il fatidico sì: vi stimo, fratelli e sorelle, ma...
Com'è che tutta questa convinzione e consapevolezza viene magicamente meno nel volger di qualche anno, soppiantata dall'altrettanto lucida e incrollabile nuova consapevolezza che non aspetteremo che arrivi Morte a separarci?

Le scarpe si consumano con l'usura, alcune si autodistruggono come i messaggi dell'ispettore Gadget, senza nemmeno passare per l'usura.
Così forse funziona anche per i matrimoni? Alcuni resistono al vento e alla bufera fischiante, e pur rappezzati in più punti, bisogna che vadano. Altri si logorano con una sfiancante, usurante consuetudine di coppia, altri ancora "PUF"! Svaniscono in poco tempo come non fossero mai esistiti. Sono l'equivalente delle ballerine in similpelle della Suster, per capirci.

Non metto in dubbio le serie intenzioni di chi compie il grande passo, convinto davvero di poter prendere una decisione che duri per tutta la durata della sua esistenza. Magari uno lì per lì ci crede pure. Ma allora come hai fatto a maturare una fiducia così incrollabile in qualcosa che invece, dopo poco si è rivelato essere un clamoroso errore? Su quali basi hai costruito questa convinzione?

E' perchè, miei cari, le cose cambiano, le scarpe si rompono, le persone non sono sempre le stesse, le esperienze ci mutano profondamente, le abitudini si avvicendano, e tutto scorre, diceva Eraclito più di due millenni e mezzo fa. Niente di nuovo Suster. Diccene un'altra.
E va bene, vi dico questa. Io non mi sento di fare una promessa che vincoli non solo me, ma anche un'infinità di altre persone. E quelle persone sono le me future, che non posso sapere sin da ora cosa desidereranno, cosa penseranno, tanto meno cosa proveranno.
Prometto di amarti e rispettarti.
Ma come si può, permettetemi, promettere di "amare" qualcuno? Se a un certo punto non ti amo più, non ti amo più e basta, promessa o non promessa. Non scherziamo.
Anche l'amore si logora, evolve, o si volge altrove.
Anche tu, come me, sei soggetto alla legge del tutto scorre: chi mi dice che come sarai domani mi piacerai sempre?
L'amore va oltre, mi dite. Ma caspiterina: parlamm' e 'un ce capimm'?
Io ti posso assicurarti che ti amo in questo istante, in questo preciso convergere delle cose e delle condizioni intorno a me, a condizione che le condizioni rimangano tali. Quando mi accorgerò di non amarti più, come posso costringermi ad amarti?
Vi dirò di più: non solo io non sono sicura di come sarò, cosa vorrò, cosa sentirò etc etc, domani, ma non sono sicura nemmeno dell'oggi!
Non sono sicura né di quello che so (so di non sapere, quanto meno), né di ciò che penso, né tanto meno di ciò che sento. Sono sicura di non essere sicura, per dirne una mia. Un giorno è nella polvere, un altro è sull'altare.
Ti amo? Boh!
Sono disposta a stare con te, per adesso, vediamo come va. Dite che è, nell'ordine: immaturità? Sommo egoismo? Paura di mettersi in gioco? Rifiuto della responsabilità?
Ma chi lo dice che non possiamo continuare così per tutta la vita, magari, senza farci promesse che non è in nostro potere mantenere? Perché condannarsi a una vita di infelicità accanto a una persona che ci si accorge di non amare più, magari solo perché siamo cambiati. Troppo.
Che senso ha una promessa che forse un giorno ci costerà fatica e frustrazione costringerci a mantenere?
Prometto solennemente di non mangiare questa torta, anche se dovessi morire di fame qui stesso. Lo dico ora, che ho appena finito di pranzare e solo l'idea di un cucchiaino di panna montata e marzapane mi nausea (continuo con le metafore mangerecce, eh!). Domani o dopodomani, con i crampi della fame e la dispensa inspiegabilmente vuota, mi chiederò perché lasciare quella panna montata a irrancidire. Non ha senso.
Non tutte le promesse si mantengono. Quelle che si mantengono, a volte, è solo perché non si è verificata nessuna eventualità che abbia impedito l'adempimento della stessa.

No, scusatemi, ma tutta questa storia non fa per me. Io sto bene anche così.
Non sento il bisogno di ricevere da qualcuno la solenne promessa che mi amerà per tutta la vita, nella salute e nella malattia (ma come fai a saperlo?). Sono grata per la sua scelta di amarmi così, come sono ora, e continuo a oscillare tra: "Amore, guarda che bella stellina è nata dalla nostra unione" e "Ma vaffanculo, finiscila di fare lo stronzo, tanto mica ci stai te in piedi tutta la notte con questa rompipalle che non dorme, e ti lamenti pure! Padre di merda che sei!"
Ecco, non saprei se si può chiamare "ammore" quando tireresti volentieri il collo all'altra persona se solo fosse una gallina (e desideri fortemente che si trasformi magicamente in gallina per potergli tirare il collo senza conseguenze penali per te).

Ma giacché si parla di caducità di tutto, vi mostrerò la fine che hanno fatto i miei quindicennali occhiali da vista:

Made in Pupa, ovviamente.
Non l'avevo presa male, questa rottura all'inizio... non prima di rendermi conto di quanto indispensabile fosse per me questo accessorio, che proprio in quanto tale, non può certo nel mio caso definirsi accessorio.
Ecco: scrivo al computer indossando le lenti a contatto, vado a dormire con il mal di testa che si irradia dai bulbi oculari al resto del cranio. Provo a indossarli anche con una sola stanghetta e dopo mezz'ora di lettura devastante smetto col mal di mare.
Senza non ci vedo una ceppa, ed è il caso che questa constatazione mi faccia prendere atto anche di un'altra importante verità: ha avuto inizio inesorabilmente il mio declino fisico. Pur non trovandomi ancora nel mezzo del cammin di mia vita, dantescamente inteso, la genitorialità ha accelerato in maniera esponenziale questo processo, e mi ritrovo davanti allo specchio a strappare due fili argentati che vedo spuntare come erbacce dalla mia chioma leonina, con grande disappunto.
Beh, che c'è? Che è: non lo sapevi che prima o poi ci saresti arrivata anche te? Cos'è, credevi di essere immune?
Non mi ero resa nemmeno conto di essere diventata adulta, ma va bene, per carità. Anche alzarmi dal letto con la schiena a pezzi e scovare sulle mie caviglie violacee venuzze emergenti. C'est la vie!
La vecchiaia non fa che confermare la legge di cui sopra. Caducità.
Sebbene pare che tutti i conservanti da noi ingurgitati nel corso della vita conservino intatte le nostre salme nelle tombe, non preservano, ahinoi, la funzionalità della materia di cui siamo fatti. Che se no vagonate di merendine ogni giorno!

Tornando ai miei occhiali: era ora che ne comprassi un altro paio. Certo questo, economicamente parlando, non era proprio il momento adatto a una tale presa di coscienza, ma il fatto che io li avessi comprati assieme a mio padre, anni e anni fa, ne faceva un feticcio pesante da sbolognare, malgrado la ragnatela di graffi sulle lenti mi impedisse una visuale perfettamente nitida (all'ombra), me la impedisse completamente al sole.
Perché mai sentiamo l'esigenza di conservare ossessivamente gli oggetti che colleghiamo a un particolare episodio/persona/periodo? Forse che con la loro presenza quegli oggetti ci rendono quella persona più vicina, o più vivido il ricordo del tempo andato, rinnovano in noi l'emozione di quei momenti? Un oggetto non è sempre e solo un oggetto? Un ricordo non rimane comunque un bel ricordo, anche senza la materialità dell'oggetto che lo rappresenta?
Il passato ci sfugge e tentiamo di portarne con noi un pezzettino, il futuro ci spaventa e ci illudiamo di poterlo imbrigliare con promesse... e il presente? Il presente è un attimo e presto scompare.
Niente di originale, tutto già detto... cogli l'attimo...carpe diem...

Il presente è nella multiforme varietà di coloro che ci sono intorno. E' un magma confuso in cui orientarci non è facile... Alla luce di un passato, in vista di un futuro, con le scarpe giuste e gli occhiali buoni, per chi, come me, non ci vede troppo bene.

11 commenti:

  1. Avere uno spazio in cui potersi raccontare e in cui ascoltare altre persone che si raccontano aiuta a costruire la propria identità, a confrontarsi con gli altri senza le maschere della convenzione , per potersi conoscere anche specchiandosi negli altri. Così come l'esprimere le proprie rabbie e i propri entusiasmi serve a rendere le prime meno distruttive e i secondi meno effimeri. L'amica che riteneva che Suster non avesse altro da fare,se poteva permettersi un blog,presumibilmente non valutava degno di considerazione elaborare emozioni, confrontarsi con altri, intessere rapporti di rispetto e di amore,magari era più preoccupata di possedere un televisore con il maxi schermo e un frigorifero, grande quanto una parete,cioè era più soddisfatta di rimanere tutta la vita come è adesso con in più un televisore col maxi schermo e un frigorifero grande quanto una parete... A Suster evidentemente interessa di più crescere, conoscere, essere.Tutto questo che c'entra con le ballerine di Suster e con la coppia-scoppiata di suoi amici ? Forse ha a che fare con il desiderio di dipanare i propri "gnommeri" per poter trovare il filo da riutilizzare in modo nuovo. Si potrebbe poi aprire un discorso più ampio su cosa significhi amare, scegliere la persona con cui fare un pezzo di strada insieme...forse ha a che fare più con gli obbiettivi che uno si pone, con i punti di riferimento che orientano il percorso di ciascuno, che non equivalgono nè all'acquisto di un paio di scarpe, nè ad una serie di notti passate a vegliare il proprio bimbo,ma fanno parte di un disegno che lasceremo tracciato alla fine della nostra vita. Mam

    RispondiElimina
  2. Questo post potrei averlo scritto io!
    Ho visto tanti matrimoni fallire..tanti..ma tanti..persone che avevano fatto una grande cerimonia di nozze, cosi' pomposa e perfetta..che sembrava quasi a testimoniare che sarebbe stato un bellissimo matrimonio, altrettanto perfetto come la cerimonia. E poi....non è stato cosi'..anzi....molti sn falliti miseramente con i peggiori rancori, odi, vendette e ripicche! C'era da chiedersi: ma erano veramente le persone sorridenti e piene di gioia del gg delle nozze? Questa cosa mi ha così sconfortato che mi sono ripromessa di non farlo. Ora non lo sogno neanche. Ma anche quando tutti attorno a me faranno il grande passo, io non devo cadere nella tentazione di farlo per piacere del gg di festa, dove tutti vengono a festeggiarti con sorrisi e regali. Le cose cambiano troppo velocemente, come si fa a promettere amore per sempre?Io lo posso promettere per oggi e magari per domani, ma dopodomani magari potrebbe succedere qualcosa che mi fa cambiare idea!Non è egoismo, è lealtà. Io non ci sto a vedere persone che sono costrette a stare insieme per mantenere una facciata di felicità. Se non ci si ama più, perchè fingere. Comunque ci si può volere bene, separando le strade. Invece, se t sposi..no.....devi fare i conti con le divisioni dei soldi, delle cose in comune, devi rivolgerti agli avvocati, devi deludere i parenti parlando di questa o quell'altra bastardata che ti ha fatto il tuo compagno per guadagnarci. Nooooo!Non fa neanche per me. ...mi riservo il diritto di rinnovare i sentimenti giorno per giorno.....e chissà che alla fine non mi vada meglio di tutti gli altri ;) e anche a te ....

    RispondiElimina
  3. accidenti quante riflessioni nascono dalla morte di un paio di scarpe....magari riordino le idee e ti dico quello che penso scrivendo un post..altrimenti il commento mi viene troppo lungo....omunque il posto sul lago a Castel Gandolfo merita (scusa ma sono di queste parti!!!!)

    RispondiElimina
  4. Un post lungo, pieno di vita! Mi soffermo su uno degli argomenti che hai trattato così bene... Il matrimonio. Ebbene sì, io sono una di quelle persone che ha un debole per i matrimoni! Forse perché ho un animo festaiolo... Comunque, ho visto delle nozze terminare ancora prima di due anni. Io sono sposata, con convinzione, lo sai perché hai commentato un mio post di non molto tempo fa. Però capisco anche chi questa scelta non la vuole fare!
    Secondo me alcune coppie si sposano per dare "una svolta" alla relazione, perché "prima o poi si sposano tutti" (o magari si sono sposati tutti gli amici comuni). In certi casi, manca proprio la consapevolezza. Quando abbiamo frequentato il corso di preparazione al matrimonio (idea carina, ma secondo me inutile nella stragrande maggioranza dei casi) mi è rimasta impressa la frase pronunciata da un futuro marito: "in questi due anni (di fidanzamento) non abbiamo mai avuto un problema, per questo siamo felici insieme". Ti giuro: mi fece venire la pelle d'oca! Cosa significa non aver avuto un problema? Cosa significa essere felici? Soprattutto, come diavolo fai a sapere come reagirete nel momento in cui un problema ci sarà (perché è inevitabile)? Ecco, secondo me questo pensiero è rappresentativo del perché tanti matrimoni finiscono ancor prima di iniziare a fare sul serio. E' una cosa molto triste, perché ne vale la qualità della vita degli anni a venire, forse dell'esistenza intera.

    Buon fine settimana!

    RispondiElimina
  5. Il Matrimonio davanti a Dio e alla Comunità Cristiana (gli invitati), pretenderebbe molto di più di una semplice promessa degli sposi. Dovrebbe essere un impegno e un sapersi donare, un fidarsi, che va bel oltre la capacità dei singoli sposi. Per chi crede, può essere un motivo in più per mettersi in discussione, di volta in volta (Si vede che ho studiato al corso pre-matrimoniale?).
    Che poi ci sia la tendenza a sottovalutare il significato della cerimonia, a renderla una promessa a due, questo è un dato di fatto. Spesso la si vede come un punto di arrivo, magari sognato per anni, col vestito bianco (nosostante i week-end passati insieme), gli invitati, i regali… come una favola che si realizza. Come Cenerentola e il Principe, e vissero per sempre felici e contenti… ma chi ci è mai andato al castello a verificare?
    Chi pensa di essere arrivato solo per aver ottenuto un certificato (Cattolico o Comunale che sia) parte col piede sbagliato, esattamente come chi compra scarpe da 15€ e pretende qualità bel superiori (l’ho faccio sempre anch’io). Ma non è neppure assicurato che comprando scarpe di valore, col passare del tempo queste non ci diventino strette, o cambiando noi i gusti, non ci piacciano più. Forse avendole pagate tanto, ci penseremmo due volte prima di buttarle nel cassonetto. Ci spenderemmo altri soldi per poter vedere se in qualche modo è possibile recuperarle.
    Quindi, in soldoni, mi vedi della tua stessa opinione. Non è una cerimonia che garantisce la profondità e la durata di un’unione. Bensì è la promessa che si rinnova tutti i giorni, la promessa di pensarci due volte, prima di buttare cose, per le quali siamo stati disposti a spendere tanto di noi.
    Comunque -promesse o non promesse- io amo la tua mamma. Posso?

    RispondiElimina
  6. Mario Venuti, in una sua canzone, diceva:
    "A cosa serve vagare di amore in amore se tutto si ripete uguale? Tanto vale puntare su di te!"
    Ed è questo che io penso dell'amore: quando si trova la persona i cui pregi e difetti sono i pregi e difetti che calzano con i propri, si potrebbe scegliere un cammino insieme.
    La cosa più importante è che io non m'impongo nulla:
    non m'impongo di restare fedele ad un uomo, lo sono; non m'impongo di non mandarlo a quel paese, perchè quando scelgo di stargli accanto è perchè voglio camminare con lui.
    Non si sa mai cosa il destino riservi, però è bello poter sperare che sia per sempre!
    Penso che ognuno di noi si conosca abbastanza da poter capire se sia giusto o meno fare e mantenere un passo del genere.
    Per alcune donne o uomini ci sono fattori che più dell'amore contribuiscono alla scelta di promettere e sposarsi: ecco, quelle persone dovrebbero avere la forza di fermarsi.

    RispondiElimina
  7. Tutte queste riflessioni analitiche e approfondite in risposta alle mie sconclusionate mi mettono un poco in imbarazzo, e confesso che mi fanno un poco vergognare, di aver trattato tanti argomenti con leggerezza, lo ammetto: Nelle mie intenzioni erano solo spunti, pensieri spiccioli niente più. Mi son lasciata sfuggire la mano, ma... va bene così. Felice di essere seguita con tanta attenzione. Non volevo puntare il dito contro nessuno nè criticare alcuna scelta altrui. Spero almeno che questo si sia capito. E comunque mi piacciono molto le vostre risposte. Non so nemmeno se credo davvero in tutto ciò che ho scritto. E raramente ciò che scrivo somiglia troppo a ciò che ho in testa: è difficile linearizzare nella scrittura il pensiero ramificato. riuscivo meglio un tempo, malgrado l'impedimento della penna che scorre con più fatica sulla carta di quanto le dita ticchettino sui tasti del lap-top. Ma la concentrazione mi vien meno, perdo bandolo e mi perdo. Cosa volevo dire poco fa nemmeno me lo ricordo più. e comunque:
    1- ho faticato un po' a ricordare cosa fosse lo gnommero. Inizialmente ho pensato all'orologio del Pincio, e proprio non capivo. Poi mi son ricordata che quello si chiamava idrometro, e che lo gnommero aveva invece a che fare con una certa trasmissione che un tempo seguivo, (prima di rimanere sintonizzata fissa su AlJazeera) e con Neri Marcoré. Ok, ora ho capito.
    2- non è una scelta ideologica la mia, non è neanche una convinzione inveterata. Un tempo davo il matrimonio quasi come una scelta scontata. Solo un tentativo di dare forma a un mio sentire, ultimamente sempre più forte e urgente. Che ognuno fa strade diverse che lo conducono a conclusioni assolutamente individuali e personali. In questo momento della mia vita non vedo questa tappa come qualcosa di necessario, nè di risolutivo per me. La storia dei miei amici mi ha solo fornito lo spunto per chiarirmi se questo è davvero ciò che desidero, o se magari, come qualcuna di voi ha detto, non sia solo l'ennesimo lasciarmi vivere entro scelte che altri si aspettano da me. Se lo facessi, sarebbe solo forse per assecondare altrui aspettative ed evitare la necessità di dare spiegazioni su qualcosa che non saprei ben spiegare neanche a me stessa. L'insistente invadenza di altri persino nella scelta di non far battezzare mia figlia mi ha messo in guardia e incattivito su ciò che ritengo mio diritto inalienabile di decisione, senza ingerenza altrui.
    3- Davvero, io non la sento questa necessità di sperare che sia per sempre. non me ne faccio molto dei per sempre. direi quasi che mi mettono un po' di ansia. A volte riesco a trovare serenità e pace interiore solo nel pensiero che niente rimane per sempre com'è, nemmeno la vita, (alla faccia dei solitari!).
    5- potreste dirmi,e avreste ragione, che io quella scelta l'ho fatta nel momento in cui ho deciso di avere una bambina con questa persona. Ciò che mi sconcerta maggiormente è il radicale cambiamento che l'arrivo di questa bambina ha comportato nel mio modo di sentire la coppia e nel mio rapportarmi con il mio compagno, cambiamento che che mi ha portato a desistere da alcune posizione che prima credevo conquiste consapevoli, sicurezze che pensavo incrollabili. Non siamo una coppia di novellini. Ne abbiamo passate abbastanza, eppure...
    6- Sono una persona che fa del non essere sicura mai di niente quasi una professione di fede. E qui ci sarebbe da dire parecchio. Riuscireste a mettere in crisi la mia sicurezza persino di avere detto o fatto qualcosa appena pochi minuti dopo averla detta o fatta. MI metto continuamente in dubbio, e questo lo reputo un fattore positivo. Ma anche, mi rende qualsiasi decisione drastica e definitiva estremamente penosa, soprattutto se deve coinvolgere, oltre a me, anche altre persone.

    RispondiElimina
  8. Tri mamma: mi piace molto il tuo ampliamento della mia metafora e condivido a pieno il tuo intervento, che mi illumina in effetti su un significato del matrimonio che io non avevo contemplato: la comunità. Ecco, forse il fatto che io non sento l'esigenza di riconoscermi in questa comunità mi rende indifferente la sanzione ufficiale della mia unione, che continuo, forse con immaturità, a considerare una scelta prettamente personale e individuale, che coinvolge prima di tutto me, poi anche la mia responsabilità nei confronti di mia figlia.
    Vero ciò che dici sul fatto che le nozze non dovrebbero essere considerate un punto di arrivo, ma di partenza, o quanto meno, solo una tapppa intermedia in un percorso più ampio.

    Scusate se non rispondo a tutti uno per uno, ma ho risposto più o meno in generale ai diversi argomenti da voi toccati. Poi, ben vengano nuovi interveenti...

    RispondiElimina
  9. Anche io sono una persona indecisa...infatti ti scrivo per invitarti al mio matrimonio in stile figli dei fiori che si terrà a Pisa domenica prossima :D auhhuahuahuahuuhahhuauh magari l'anno prox magari mi troverò a difendere con tutte le mie forze la scelta del matrimonio..tipo nuova religione "sposati: è bello" ahuhuahuahu

    RispondiElimina
  10. Io riflettevo, scarsamente sia chiaro, su un fatto: tanti specie tra i "ggiovani" imputano il fallimento della coppia, o del matrimonio, al matrimonio in sè, sopratutto a quello religioso quindi inneggiano alla convivenza...Ipocriti!
    Se prima convivevano poi si sposano ed infine divorziano, significa che SIN dall'inizio c'era qualcosa che non funzionava nella relazione. Non capirò mai come un sentimento a due lo si metta nelle mani degli altri e da essi, involontariamente o meno, lo si faccia condizionare: si, per me significa che sin dall'inizio c'era qualcosa di sbagliato. Cosa nn lo so: abituati alla pappa pronta di mamma/e e di babbo/i? Abituati a spendere e spandere i soldini solo per fare i turisti a Londra o chissà dove altro? Perchè va bene lavorare ma solo per i propri comodi? (E sopratutto MAI far certi lavori!)
    Inoltre,sinceramente se la vita di coppia viene minata, amici/parenti a parte, da difficoltà anche serie, significa che si pretende la propria vita assai comoda, peccato che la vita non sia comoda, sia dura anche con sprazi di sole e momenti felici...Nessuno dei nostri genitori, immagino, ha avuto la vita di coppia facile...i miei certo no, specie agli inizi: immigrati da due regioni distanti e differenti, in una città distante e differente non avevano l'appoggio di una famiglia magari distante pochi chilomentri o o qualche ora, forse erano anche altri tempi ma hanno retto. E come loro -e come scritto anche da Suster- altri.

    RispondiElimina
  11. il matrimonio è sacrificio , bisogna capire bene questo prima di affrontarlo!!!!!

    Buona festa della mamma!!!!!Auguri!!!!!!!!!!

    RispondiElimina

Che tu sia un lettore assiduo o un passante occasionale del web, ricevere un commento mi fa sempre piacere, purché inerente e garbato.
Grazie a chi avrà la pazienza e la gentilezza di lasciarmi un segno del suo passaggio.