lunedì 11 luglio 2011

Da non dimenticare

Visto l'inatteso successo ottenuto dalle mie disquisizioni pseudo-filosofiche sul vero significato della vita, mi auto-innalzo a ruolo di Maestra Moltosaggia Zen, e vi allieterò anche oggi con una storia a metà tra il trash e il fantozziano, dalla quale storia, tratta dalla vita vera, pur tuttavia, il saggio sa quali e quante verità trarre.
Dunque, inizia così: ci trovavamo, io e il beduino, e pupa al seguito, su assai poco amena spiaggia balneare in quel di Marina di Vecchiano, chi la conosce lo sa, che non è poi questo gran mare, perché l'acqua è torbida, la spiaggia piuttosto sempre-zozza, dato il decisamente basso livello di senso del bene comune insito forse nella maggior parte dei suoi abituali frequentatori, gli spiaggisti della domenica.
Anche noi tre ci trovavamo quella domenica di ieri, nel numero di codesti visitatori, pur recandoci sul lido più sul far della sera che in tardo pomeriggio, come nostra intenzione iniziale, poiché nel pomeriggio i restanti due terzi di mio nucleo familiare attuale se la dormivano della grossa, cullati dal ronzio del condizionatore d'epoca accattato pur esso l'anno avanti al mercatino della roba usata in conto vendita, ma questa è un'altra storia.
Solo Suster non aveva, nell'afoso pomeriggio domenicale, beneficiato di tale piacevole elettrodomestico, ma era rimasta a languire in terrazza aspettando che il caldo scemasse, gocciolando ostinatamente sudore sulle pagine della sua narrativa del momento, perchè "tanto tra poco si svegliano, non vale la pena che mi metto a dormire anch'io".
E invece fino alle sei, stecchiti entrambi.
Quindi si arriva in spiaggia che saran già state le sette suonate, eppure il sole era alto ancora, e picchiava. Quindi padre e figlia si immergono nell'acqua torbida e prendono a giocare amenamente insieme, mentre la mamma sulla spiaggia, impugnato il setaccio in plastica verde del set da sabbia acquistato per la pupa, si mette alacremente a ripulire il loro circoscritto angolo di spiaggia dallo sterminato numero di cicche di sigarette gentilmente lasciate lì dai visitatori precedenti, ché arrivando a quell'ora tarda, cosa pretendi, di trovare pure pulito? Ovvio che no: la spiaggia è un brulicare di fazzoletti sventolanti semi-insabbiati, che non oso pensare quali arcani terribili celassero al loro interno, torsoli di mela anneriti, pacchetti di sigarette vacanti, lattine vuote accuratamente schiacciate, ciabatte consunte abbandonate ingratamente e pezzi di palette rotti, che pareva un emporio.
Quasi a sberleffo della sorte Suster durante questo suo esercizio liberatorio della superficie gattonabile, viene accostata da vicino di asciugamano che la apostrofa chiedendole se per favore ha da accendere; incerta se non si trattasse di uno sberleffo al suo affannoso setacciare, ha poi concesso con riluttanza la fiamma del proprio accendino, o meglio, dell'accendino di Hasuna, allo sconosciuto, perché potesse col suo contributo incrementare il numero di mozziconi presenti in spiaggia.
Ma comunque, mentre era così assorta in questa meritevole attività da greenpeacer, si accorge di esser chiamata dal proprio compagno, che trovasi ancora a mollo con la piccola. Si accosta al bagnasciuga e... cosa vedono i suoi occhi sconvolti! Una cacca umana, cullata dallo sciabordio delle onde, rotola su e giù per la battigia, con movimento agile e aggraziato, suscitando il suo immediato moto di repulsione.
- Brendilo con quel coso che avevi in manooo!
Le urla intanto il beduino sempre tra i flutti.
Ah, la pupa ha rilasciato, pensa lei, e si accinge all'oneroso compito della madre devota, raccattando l'escremento con estrema cura servendosi del suddetto setaccio.
Però uno scrupolo le viene di accertarsi della real provenienza dell'oggetto.
- Hasunaaa! E'... della pupaaa?
Chiede circospetta alzando la voce quel che basta perché la senta lui, ma non i vicini di asciugamano che potrebbero disapprovare la defecazione della bambina in mare.
Ma quale non è il suo sgomento quando si sente rispondere dall'altro lato:
- Noooo!
Coosa? E perché dovrei togliere la cacca di un perfetto sconosciuto?
- E di chi è alloraaa?
- Boooo!
Ok, la cacca era già nel setaccio. Bisognava solo attraversare duecento metri di spiaggia per riporla nell'apposito cassonetto.
Ma perché dovevo farlo io?
Mentre così mi barcamenavo tra il mio dovere di perfetta spiaggista e il forte impulso di liberarmi al più presto di quel corpo a me estraneo, mi sono ricordata una frase detta da mio padre molti anni addietro.
O per la precisione: lui l'aveva scritta, in risposta ad un botta e risposta a suon di messaggi in bacheca nel vecchio condominio dove abitavamo. Qualche giorno fa commentando in un post di un'altra blogger avevo menzionato quel telegrafico scambio di battute, e quindi mi tornava in mente facilmente ora.
Andò così.
"Il proprietario del cane che ha sporcato il tappeto dell'ingresso, è pregato di pulire".
Questo il primo messaggio della catena condominiale. Lo ricordo bene perché l'episodio entrò poi a far parte della leggenda della nostra famiglia.
Il secondo l'ho approssimativamente ricostruito così:
"Vista l'allusione mi sento dovere di rispondere che il mio cane non ha lasciato escrementi all'interno del condominio".
A questo punto si inserisce la frase celebre di lui:

"Si fa prima a pulire una cacca che a indagare su chi l'abbia fatta".

E lui, da gran signore, la cacca condominiale quella volta, l'aveva pulita, anche perché mi par di ricordare che eravamo in parte responsabili della sua esistenza, proveniendo essa da un gatto del quartiere che era solito frequentare il palazzo perché ammiratore indefesso della nostra gatta, e noi bambini incoraggiavamo quelle visite con aggiunte alimentari.

Comunque, tornando a me sulla spiaggia, alle prese con quell'escremento umano di ignota origine, che il mare aveva portato fino a me perché gli assegnassi dimora più degna, il cammino dal bagnasciuga al cassonetto mi sembrò ben più lungo e accidentato di quanto in realtà non fosse, appesantita dello scomodo fardello a così pochi, fastidiosamente pochi, centimetri dall'estremità di uno dei miei arti superiori.
Eppure pensai a quanto più tempo ci avrei senz'altro messo se, invece, mi fossi fermata a indagare su chi fosse stato il suo proprietario, per poterlo poi condannare alla giusta pena di togliere di mezzo il corpo del reato.
Questa di mio padre è una delle citazioni che preferisco, però finora non avevo mai pensato alla possibilità di poterla riutilizzare così a proposito.
Mi viene quindi da formulare una nuova incrollabile verità:

Nella vita, di cacche da pulire, ce ne saranno sempre, e non importa di chi siano.

Questa però è mia, e se ve la rivendete, vi prego di citarmi.

9 commenti:

  1. Grande verità. Sia quella di tuo padre che la tua rimodulazione.
    La metto nella mia moleskine virtuale, ovviamente mettendo in evidenza la fonte! Poi vado a rileggermela ogni tanto visto che in questo periodo piove cacca metaforica a dirotto!

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  2. Sono senza parole... ma come cavolo si fa a fae certe cose in acqua????? meno male che io vado in montagna, almeno, male che va, me la prendo con le mucche...

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  3. saggia ed elegante, anche quando parla di ...
    W Suster :)
    P.S. Da notare la catena di montaggio familiare nel risanare la zona balneata dalla Pupa.

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  4. Ma le foto che documentano il tutto non le hai? ahhuahuahuahu XD voglio vedere te che trasporti la cacchetta!!!! XD

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  5. ma non ci credo... no è allucinante che qualcuno possa fare certe cose...
    suster, tu sei stata coerente con la tua filosofia, io credo che avrei rigettato tutto in mare schifata!!!
    però è una verità granitica quella di tuo padre... io personalmente preferisco, davanti alla cacca, passare ore e ore a lamentarmi che esista, a disgustarmi per la puzza, a sentirmi incredula e scandalizzata ecc. ecc. mi viene sicuramente meglio che pulirla ...
    giuppy

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  6. @owl: eh già. Non c'è niente che sappia impartire lezioni di vita quanto la cacca... per esempio:
    "Non sempre chi ti copre di merda lo fa per farti del male. non sempre chi toglie dalla merda lo fa per farti del bene. ma soprattutto: quando sei nella merda fino al collo, stai zitto".
    E questa di chi è? Dai dai, vediamo chi la sa!

    @emily: eh, beh, sai... quando scappa...

    @mafalda: grazie cara! tutto sta nella forma. ;)

    @mel: eh, no. Le foto non ce l'ho fatta proprio. Dovrai credermi sulla parola stavolta!

    @giuppy: credici amica mia! Beh, già che oramai mi ci trovavo tanto valeva... con la sfiga che mi ritrovo se non la levavo di lì vedrai che qualcuno di noi tre prima o poi se la ritrovava tra i piedi... e non oso pensare!

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  7. sarà pure vera la frase bellissimaaaaaaa, ma che schifoooooooooooooooooooooooooooooooooooo e scusa se mi permetto, ma alla piccola non glielo metti il pannolino little swimmer per andare in acqua?!

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  8. Bleach!!! Che schifezza. Complimenti per il tuo forte senso civico che ti ha portato ad eliminarla!!! Sei degna di essere citata!!!

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  9. Finalmente: no per la verità. Ed è la prima volta che ne sento parlare(è un rimprovero?)

    @hill: eh, più che senso civico è stato senso di decenza...

    Insomma: la citazione nessuno la conosce? (vedi commento in risposta a Owl)

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