venerdì 29 luglio 2011

Vacanze è: tornare bambini


Ucchebella l'estate! Ma de che?
Da qualche anno a questa parte per me l'estate si riduceva a: afa asfissiante, città-forno, lungarni maleodoranti, vicoli deserti, pure maleodoranti popolati di sorci indisturbati, giornate di reclusione forzata in casa per non soccombere alla calura, sudate sui libri, serate a gocciolare sudore nei piatti della gente al ristorante, rientri post-lavorativi a ore sempre più assurde, aspettando la perenne ultima sigaretta dell'ultimo tavolo di buontemponi, rimasti in veranda a prendere fresco, odio patologico per la categoria umana del medio avventore estivo di trattorie tradizionali storiche, eco dei miei passi per le strade vuote di una città universitaria più che vuota almeno fino a settembre, la tesi che non finiva mai e gli orari estivi ridotti delle biblioteche che mi costringevano a levatacce mattutine, le sortite solitarie al mare nel giorno libero ad arrostirmi sui ciottoli della Marina, ritornando sempre un po' rintronata.
Poi l'anno scorso portavo il mio pancione a spasso in bicicletta per la città, con quel senso di arrogante orgoglio che talvolta accompagna le donne gravide, lo accomodavo al tavolino del bar all'imbrunire aperitivando con me a succo d'ananas, a leggere con me Guerra e pace nell'attesa, col mio sorrisetto da ebete stampato in faccia pensando chissà come sarà che farà a chi somiglierà e non vedo l'ora di vederla in faccia e avere una sua foto da attaccare in camera accanto alle altre.
Poi è arrivata, e io troppo impegnata a starle dietro per accorgermi che era estate, tempo di mare e gite e relax e letture.
Ottimista senza cognizione ho traslocato buona parte della mia biblioteca personale nella casa di villeggiatura affittata da mia madre in quel di Calci, ridente cittadina di media montagna nella provincia di Pisa, sede della celebre Certosa. Lì la mia permanenza è stata allietata da risvegli notturni con pianti allegati, esaurimenti nervosi miei, giorni a sballottare in giro una recalcitrante e molto incazzata pupa, passeggiate dall'esito tragico fino a giù in paese e ritorno con lei furibonda nell'ovetto, via vai di amici e familiari che si avvicendavano al mio fianco senza riuscire peraltro a domare la belva furiosa che avevo incautamente messo al mondo, libri accatastati sul ripiano del soggiorno a prendere fresco e polvere, intonsi, con mio gran disappunto. Se sono riuscita a finire Guerra e Pace è stato solo per accanimento testardo e recidivo della secchiona che ancora dimora in me, ancora non del tutto convinta a dover sloggiare dal mio corpo.
E' stata un'estate particolare, fresca, per fortuna, ma piuttosto devastante da tutti i punti di vista.

E poi, riecco l'estate, che porta a mia figlia il compimento del suo primo anno di vita e a me la novità di viverla con lei. Con lei un poco più partecipe e di piacevole compagnia.
Vacanze? Diciamo che le mie vacanze durano ormai da più di un anno: mi sono convinta a considerare la mia maternità indeterminata come un periodo di vacanza un po' faticosa, in cui ho l'opportunità di osservarla crescere, senza dovermi dividere tra lei e l'ansia di un lavoro quasi sicuramente non soddisfacente e non adeguatamente retribuito.
L'estate è diventata solo un'occasione per goderci di più il mondo insieme.
Girovaghiamo per i giardini spopolati di bimbi villeggianti altrove a conquistare castelli in miniatura fatti di scivoli pertiche ponticelli e rampe di scale, osserviamo formiche al lavoro sotto il sole di luglio e ci deliziamo del canto di spensierate cicale.
Poi, quando ci va, e il tempo lo permette, che quest'anno è un po' bizzarro, ci infiliamo in macchina e ci buttiamo in spiaggia.

Il mare con pupa è un po' diverso da come lo ricordavo in solitaria.
Certo: ho smesso di portarmi il solito libro in borsa, e in compenso mi accollo una bustona carica di secchielli, palette e formine, magari prendo meno sole, abolita la nuotata corroborante a largo, ma, credetemi, mi diverto molto di più.
La nostra spiaggetta prescelta si trova all'inizio del lungomare di Marina di Pisa, lungomare dalla storia lunga e travagliata, poiché le mareggiate si portano via la sabbia. Invano il Comune ha tentato di porre rimedio a questo accidente innalzando robusti frangiflutti di fronte alla linea di costa, e infine ha optato per sostituire la spiaggia sabbiosa con una gettata di ciottoli, piuttosto scomodi per la verità.
Solo all'inizio del lungomare è rimasta questa spiaggetta, bassa bassa, e tangenziale alla riva, una piscina d'acqua marina protetta dalla barriera scogliosa del frangiflutti, che non supera mai i trenta centimetri di profondità, perché sospetto si stia impantanando.
Insomma: non proprio la spiaggia ideale per chi voglia farsi delle gran nuotate; ideale invece per chi voglia portarvi bambini.
E infatti la nostra spiaggetta pare il giardino di un nido d'infanzia: una quarantina di bambini dai dieci anni in giù, con allegati genitori single o accoppiati, stipati in una quarantina di metri quadrati. Va da sé che si sta gli uni addosso agli altri, ma non importa, va bene così.
La pupa razzola, rotola, raccoglie la sabbia a piene mani e mi sfida guardandomi dritta in faccia, aspettando che le dica "No, in bocca no!", poi scuote la testa e ride. Gattona, striscia, si tuffa, ci si fa lo shampoo, poi galoppa sicura verso il bagnasciuga, senza curarsi se finisce, nera di sabbia com'è, su qualche asciugamano estraneo lungo il percorso, e la mamma arranca dietro.

La pupa in spiaggia guarda gli altri bambini correre e urlare, ride e urla pure lei come loro, poi mi chiede di prenderle le manine e corre con me sulla battigia, arraffa i giochi degli altri, si intrufola nelle architetture arenarie innalzate da operosi architetti in erba, entra e esce da fossati e buche.
- No, lui non può giocare con noi: è troppo piccolo!
- Guarda: ci ha distrutto tutta la fortezza! Portalo via!
Sono un disastro a mediare:
- Veramente è una bambina... dai, vi aiuto a ricostruire la fortezza. E' piccola, non vuole distruggere, vuole solo giocare con voi.
- Noi non vogliamo giocare con lei.
Lei intanto, incurante delle proteste degli ingegneri acquatici, dopo una rapida incursione in acqua, è tornata, sempre nera di sabbia e ora anche bagnata, a tuffarsi nella buca, demolendo argini sabbiosi e poderose muraglie.
- No, fermo! Gli dici di smettere?
- Oh, quante storie, dai, fate finta che lei era un mostro marino che arrivava e distruggeva tutto e voi ogni volta dovevate ricostruire da capo, no?
L'idea ha avuto un successo insperato.
- Ah ah ah! Mostro mostro! Vieni qua mostro!
- No vieni da noi, mostro!
E fu così che mia figlia divenne il mostro della spiaggia, e felice distrusse decine e decine di castelli e fortezze.
E io, che come madre forse devo ancora conquistare un minimo di credibilità, come inventrice di giochi non me la cavo affatto male.
Ecco forse perché per il resto della giornata uno stuolo di ragazzini mi è rimasto appiccicato alle calcagna.
- Voi domani tornate?
- Quando andate via me lo dici? Io sto là in quell'ombrellone.
- Quando vai via con la macchina mi fai ciao?
- Va bene, vedrò cosa posso fare.
- Ma il mostro quanti anni ha?
- Ma il mostro parla o ruggisce?
- Ruggisce, per ora.
E in effetti il mostro, manco avesse capito il ruolo che le era stato assegnato, ruggiva giulivo e soddisfatto scorrazzando per la spiaggia, seminando distruzione dietro di lei.
Ecco forse anche perché ero l'unica madre ad essere nera pure io di sabbia, e non di tintarella, da capo a piedi, mentre le altre, come diavolo facciano non saprò mai, si sporcano a mala pena la pianta dei piedi.
E poi, quando è l'ora di levare le tende, un rapido ultimo bagno a mare a togliere di dosso il rivestimento sabbioso del mostro, la avvoltolo in un asciugamano mentre lei mangia melone con gran gusto, raccattiamo i giochi in giro, salutiamo tutti, passiamo a fare una cavalcata rapida su uno dei cavallini della giostra ferma, che tanto c'è scritto: vietato salire e scendere dalla giostra mentre è in movimento, e la infilo in macchina stremata.
Ha la sabbia persino nelle orecchie.
Sulla via del ritorno stramazza nel suo seggiolino.

Bella l'estate, che fa tornare bambina un po' anche me.

Questo post partecipa al blogstorming


10 commenti:

  1. Evvabè, ma avverti prima quando scrivi queste cose che non le leggo davanti ai colleghi!
    Sarà la stanchezza, ma un po' rido di gusto perchè siete bellissime e un po' piango per tutto quello che mi sono persa e mi sto perdendo.

    I colleghi adesso mi credono pazza... ma tanto eravamo già arrivate alla stessa conclusione ^_^

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  2. Owl cara, ognuno fa quel che può... mi spiace averti messo il dito nella piaga proprio mentre è sanguinante (oh, che ampliamento di metafora!). Immagino che forse sia stata proprio tu a suggerirmi involontariamente l'appunto sul lavoro non gratificante e mal retribuito da contrapporre alla maternità gratificante e non-retribuita. Mi spiace. :(
    Ma ricorda che niente è mai bianco o nero, che le zone di transizione in questa nostra società bislacca in cui viviamo sono praticamente la regola, e che magari anche io mi ritrovo spesso a desiderare altro da ciò che ho, guardando a chi invece riesce a conciliare anche a costo di fatica e sacrifici, lavoro e maternità, e mi senta reclusa invece in un ruolo di moglie-madre che non ho mai pensato per me.
    Son tempi difficili questi nostri. Non disperare e ricorda che comunque stai dando a tuo figlio tutto quel che puoi dargli. Abbraccio virtuale

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  3. Ah ah ah! Mostro mostro! Vieni qua mostro!
    - No vieni da noi, mostro!

    ahuhauhauhaauh ho riso tantissimo!!!! :D

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  4. La Pupa-mostro, meravigliosa. E lo sei anche tu a fare tutto questo insieme a lei. No, neppure io me lo perderò per niente al mondo.

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  5. @Mel: eh sì, modestamente quella del mostro è stata una genialata! Chi se lo aspettava che aveva tutto quel successo... questo mi fa pensare che il mio cervello ragiona in maniera preoccupantemente simile a quella di un bambino di cinque-sei anni... §;) La pupa però ci ha guadagnato in popolarità! Yeah!

    @Mafalda: grazie, ma sai, non è che io abbia molta scelta: niente nonni, niente zii, niente asili, niente di niente. Dico io: tanto vale che a star con lei mi diverta pure io! E ogni tanto ci scappa pure che riesco a divertirmici! (per fortuna)

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  6. Non ci sarei mai arrivata! Adotterò questa strategia per la piccola, quest'anno al mare! Perchè so già cosa mi aspetta...
    Ma che bello è, avere il mare vicino!!!

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  7. Grazie Sus! Ma mica rattristarti eh! Lo so lo so purtroppo che ogni situazione, qualsivoglia che sia, ha i suoi lati oscuri! Questo periodo mi sta facendo riflettere su molte cose che prima invece non mettevo per niente in discussione. E se è vero che i soldi ci servono, c'è modo e modo per guadagnarne!
    Ho deciso di fare una pazzia e regalarci 20 giorni di mare insieme... poi a settembre sarà tempo di decisoni!
    Ti abbraccio e un bacino alla pupa-mostro che magari ora sta disfando i suoi castelli di sabbia!

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  8. @tri: speriamo che funzioni! ;)
    Sì, è vero: la vicinanza del mare è una delle cose che amo del vivere qui. é che in poco tempo ti ritrovi nella dimensione del relax. Io poi non sono tipo da passarci la giornata intera al mare. Poterci arrivare in mezz'ora, rimanerci due o tre ore e poi tornare è una gran cosa.

    @Owl: bello! :)
    Sì, ieri siamo state di spiaggia. Oggi invece relax casalingo, anche perchè non oso pensare cosa sarà la nostra spiaggetta l'ultima domenica di luglio!

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  9. Ho riso un sacco, ed è il tuo primo post che leggo! Sono stata attratta dal nome del tuo blog, perché anch'io abito lì vicino, dalle parti di Livorno!

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  10. Ciao Airin, benvenuta allora. La vicinanza geografica è solo di residenza perchè io non sono proprio autoctona, e questo forse potrebbe giocare a mio favore, ben sapendo io che tra pisani e livornesi non scorre proprio buon sangue (ah , questi campanilismi italici!). Comunque son felice di elargire momenti di svago esilarante, con le mia avventure pupesche... e qualche volta mostruose! A presto

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