domenica 6 novembre 2011

Sere in città, luci, fantasie, libri e un bicchiere di vino.


Una domenica che sembra un sabato, come un qualsiasi giorno feriale, il beduino a lavoro, lei che dorme e io che improvviso un aperitivo in solitaria, un bicchiere di vino e qualche schifezza, materiale di primaria necessità per l'espletamento del mio malsano intento, la bottiglia accuratamente occultata nel frigo, dietro agli yogurt, per non ferire la sua ritrovata sensibilità islamica, immemore delle grasse bevute del passato!
Per quanto l'idea di nascondermi la bottiglia di vino mi sappia molto di alcolista in astinenza, mi rinfranca concedermi un piacere tanto frivolo e mondano, all'interno di un'insolita cornice domestica, tra il cesto dei limoni e Panzumen sbragato indecorosamente sulla tovaglia incerata.



Ormai, con la stagione che avanza, quando lei si sveglia dal suo riposino pomeridiano, manca poco che faccia buio; il giardino dove andavamo fino a poco tempo fa, chiude alle quattro e mezza, orario invernale. L'altro giorno siamo arrivate davanti al cancello, lei non ha fatto in tempo a dire "Bebé!", io non ho fatto in tempo a legare la bici, che già il custode tirava il catenaccio.
Ieri però, malgrado il tempo incerto non ci andava di rimanere in casa. Il cielo era scuro e la luce opaca, incerta, quanto mancasse al tramonto non si capiva, ma l'aria era calda, più calda fuori che dentro casa. Intirizzite dalla stasi casalinga siamo uscite lo stesso, per una passeggiata in centro.

La pupa non è abituata ad uscire col buio. Sì, va be', sono appena le cinque e mezza, ma è già quasi notte e lei è gasatissima.
Le si rivela un universo di luci, contrasti, insegne e vetrine illuminate.
In Borgo ci sono già le bancarelle dell'artigianato che espongono i loro articoli in vista del solito Natale consumista alla faccia della crisi.
Lei pretende di camminare da sola, in mezzo al fiume di gambe umane che la travolge, non segue il senso della marea, va controcorrente, ne fa inciampare uno, si infila sotto i banchi, si lancia ad inseguire un cangnetto rabbioso che inizia a latrare.

Ci fermiamo per una buona mezz'ora davanti alla bancarella che espone i lavori in legno: i pagliacci che salgono la pertica, l'acrobata che scende la scala, la luna che dondola, le lampade colorate, le papere e le ranocchie a spinta.
Non immagino questi attrezzi complessi, bisognosi di superfici per funzionare, volumi sgombri per lasciarsi ammirare, nel caos stipato di casa nostra, già ingombra di per sè di carabattole di ogni sorta che non hanno una sede stabile, ma fluttuano tra il tavolo di cucina e il pavimento, il comodino e il tappeto, lo scaffale e lo sgabello.
Per cui fingo interesse per poter giustificare la nostra prolungata permanenza, ma so che non acquisterò niente.
A lei non importa possedere cose, per la verità. Guarda, si entusiasma, condivide ed esprime meraviglia e soddisfazione per l'esistenza di oggetti tanto incantevolmente futili, ma non si aspetta che ce ne portiamo via alcuno. Giosce e gode di ciò che vede senza pretendere di poterle avere sempre a portata di mano (età felice la sua! Ma quand'è, com'è che ci roviniamo?)
Sono io che ho una visuale distorta, che le attribuisco brame non sue e vado rimuginando a come la riempirei di giocattoli intelligenti e artigianali, se solo potessi permettermelo...

Anche la luce arancione dei lampioni è per lei una meravigliosa scoperta, una gioia da manifestare e comunicare, anche quello è un gioco altrettanto degno di attenzione ed entusiasmo. E non le viene in mente di poterla possedere. Come correre sul lastricato sgombro di passanti rischiarato da coni di luce circoscritti, dove si allungano e accorciano le sagome multiple delle ombre caleidoscopiche che il suo corpo proietta in terra: quale stranezza! La città di notte. Non era così la strada l'ultima volta che ci siamo passati. Io giurerei che era diversa: i colori erano altri, giurerei che la luce fosse uniforme e diffusa un po' ovunque.

"Pappe! Pappe!" Una vetrina di calzature espone i suoi modelli di scarpe.
"Mu! Mu!" dall'ingresso di un negozio di dischi ci giunge della musica. Mi guarda complice e punta il dito. "Musica, sì. Andiamo ad ascoltarla?" Lei saltella e si molleggia, agita braccia e muove la testa. Mi guarda radiosa e balliamo abbracciate nello spazio riparato della vetrina interna.
Stasera sembra tutto nuovo e bellissimo. Almeno a lei.

E poi: quale meraviglia! "Bibli! Bibli! Bibli!"
Ecco, lo sapevo. La pupa l'ha vista. La fantastica vetrina della Libreria dei Ragazzi, adorna di coloratissimi, allettantissimi libri illustrati per giovani e giovanissimi lettori.
Come avrei potuto non portarla lì dentro di fronte a cotanto entusiasmo?
Si aggira tra gli scaffali estatica al grido reiterato di quel "Bibli!" che mi fa sospettare una sua segreta passione per le lingue classiche.
Arraffa libretti, assalta espositori, demolisce pile di cartonati sotto lo sguardo più stupito che contrariato dei due commessi, si fa venire una sincope alla vista dalla gigantesca sagoma di una Pimpa che introduce la sezione "piccolissimi".
Mentre la mamma ricompone pile e riordina libretti, irrompe lei nei locali attigui, dove un armamentario da sogno di giochi educativi e logici, creativi e stimolanti, no global e no plastica, dichiarano ostentando altezzosi l'etichetta del prezzo la loro destinazione esclusiva ai figli dei ricchi. Un colossale circuito ferroviario troneggia in mezzo alla stanza brulicante di accessori, omini, casette, alberi, locomotive, automobili e carretti. Lei  devasta, afferra, semina il panico in quel placido mondo in miniatura e legno, poi torna a sgambettare con le mani piene di vagoncini e pupazzetti.

Dopo aver mezzo demolito il negozio decido che è il caso di acquistare almeno due libretti di Giulio Coniglio, sua fissazione del momento, e ce ne usciamo molto soddisfatte.
E niente, alla faccia del non coltivare il consumismo e lo shopping maniacale, tanto per essere coerenti, abbiamo sfondato la soglia dei trenta. Trenta libretti cartonati, ordinatamente infilati sul suo personale comodino-libreria.
Son giorni impegnativi: la pioggia ci costringe in casa assieme a loro, i libretti, e la mamma è obbligata a una continua passata in rassegna, leggi e rileggi, uno dopo l'altro, dal primo all'ultimo, a ripetizione, all'infinito, fino a esaurimento voce, fino a quando i neuroni le si impallano.
La bimba ne aggiunge un altro alla catasta dei già  letti, salta giù dalle ginocchia materne, e corre a prendere il prossimo, che le porgerà esultante esclamando: "Gagghe!". Che starebbe per : grazie, mamma: leggi. Ma pupa, Giulio Coniglio e le api è già la quarta volta oggi! Per pietà... "Gagghe!" inflessibile e spietata, non si commuove, non concede tregue o sconti di pena.
Questa sua passione per i libri mi inorgoglisce, ma mi sfianca!
Che farci: mia figlia è una secchiona.

6 commenti:

  1. Questo post è stupendo!!! è incredibile come riesci a trasformare una semplice passeggiata per il centro in pura poesia...
    Questa passione sfrenata della Pupa per i libri, commuove anche me! Ti credo che sei orgogliosa di lei..

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  2. condivido: post stupendo! mio figlio non è secchione come la Pupa, purtroppo...Ha i suoi libri del cuore ma li vuole leggere solo quando è molto stanco, per il resto non ce la fa a stare fermo a guardare le figure. però credo che questa sia un pò la differenza maschi-femmine, o almeno per me e i miei fratelli è stato così: io ero più secchiona di loro. Per quanto riguarda i giochi, proprio ieri facevo questa riflessione: se vedi in rete i costosissimi animali di legno che vantano le etichette Waldorf...ti rendi un pò conto del fanatismo che c'è dietro a certe filosofie. Sai io dove compro gli animali di legno al Picci? A Piazza Vittorio, nei negozi africani. Costano due lire e sono fatti a mano con legni pregiati. E intanto gli porto un pò d'Africa tra le mani! Suster cara, qualche giochino artigianale io l'ho fatto a mio figlio, ma lui gioca a fare il trenino con la lattuga, con le scatole, con le croste di pane. No, non hanno bisogno di quei giochi costosissimi che piacciono tanto a noi, perché i giochi più stupefacenti ce li hanno nella testa. grazie ancora per questo post che è davvero poesia, una di quelle cose che leggi e pensi: non finire, ancora per un pò...

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  3. Oh debbie, abbiamo scritto in contemporanea! Sì, certo, lo so che il più delle volte siamo più noi i bambini da accontentare che loro. Bello l'idea dei giochi Africani. IO glie li prendo in un negozietto di casalinghi, quelli che un tempo esponevano l'insegna "tutto a mille lire>" e che se oggi trovi qualcosa a 1 € è pura fantascienza. Però non c'è paragone con le meraviglie della Djeko o della Usborne... Fossi creativa la metà di quanto lo sei tu! Fortuna che a lei va bene pure improvvisare torri con le lattine dei fagioli e del mais!

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  4. grazie per il commento sul mio blog! passa ancora!
    il tuo è davvero bello
    baci
    veronica

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  5. Ok amica, fai passare la febbre a 40 del picci, il compleanno e natale. Poi dici e io eseguo. Cosa ti piacerebbe per la pupa che io potrei realizzare? lo so che non ti propongo una cosa immediata, ma ho troppe cose iniziate da terminare. però mi piacerebbe che giocasse con un regalino creato da me. C'è qualcosa che le piacerebbe?

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