lunedì 13 febbraio 2012

Si parte. Ovvero: ABC del mio viaggio libico, parte prima.

Non vi spaventate: anche se ho scritto "si parte" non ho intenzione di narrarvi la cronaca giornaliera nel mio quasi mese di permanenza libica. Non ne avrei la pazienza io per prima. Ma iniziare dal primo giorno aiuta me a iniziare in qualche modo, con gli appunti delle prime entusiastiche pagine del mio rosso quadernino.

Il viaggio di andata non fu facile in sé, malgrado l'ambasciata ci fornì i biglietti dell'aereo.
Ma lo scalo a Tunisi prolungò il tutto di un giorno, e il viaggio in macchina da Tripoli a Misurata, pigiati in sei in una vettura, la pupa che mi dormiva in braccio, ci diede il colpo di grazia.
Ci eravamo anche accollati due sedicenti giornalisti italiani che Hasuna, non smentendosi mai, aveva raccattato in ambasciata... ma lasciamo stare.


Arrivo
Se la pupa non si è presa il tifo a Tunisi non lo prende più.
Qui scorrazza per le strade caotiche, affamata e folle, frugando tra i rifiuti in cerca di "Gattini!".
Mucchi di spazzatura un po' ovunque, e comunque non peggio di una mediamente sporca città italiana.
Gatti-barboni dormono arrotolati sui sacchi di immondizia e calcinacci, e scappano via al suo arrivo.
Tunisi è chiassosa, affollata, viva.
passano lunghissimi tram verdi.
Attraversiamo correndo tra un'auto e l'altra: qui si fa così.
Accattiamo per la cena in un minimarket mandarini, pane e formaggio, e un pollo arrosto.
Abbiamo trovato un alberghetto a due stelle abbastanza decente, tappezzato di moquette e scarafaggi. Basta stare attenti a dove metti meni e piedi.
distrutti per il tutto, la mamma collassa per prima, poi la figlia, infine il padre, che pensa, con ansia, al ritorno e fatica, per quanto stanco, a prender sonno.

11.01.2012 Dopo un viaggio infinito pigiati in sei in un'auto, infine arriviamo. Sera tarda: Mimi si era di nuovo addormentata ma era ovvio che si svegliasse, accolta da giubilo e grida entusiaste da una schiera di zii e zie dai 20 anni d'età a scendere, che fanno a botte per toccarla, prenderla in braccio, accarezzarla, rimane stranita e lì lì per prorompere in pianto selvaggio.
Suocera e cognata mi abbracciano lungamente tra lacrime commosse, e anche io rimango un po' stranita, non avvezza a tali manifestazioni d'affetto.
D'altro canto, i rapporti con l'altro sesso richiedono per contro la massima asetticità, cortesia e distacco. Neanche una stretta di mano con i cognati.
Niente di nuovo per me, ma riabituarsi è sempre strano.




Babini
Bambini ne ho visti molti anche a Tunisi, ma già dal terminal del volo per la Libia si capiva che per i libici fare i figli è un occupazione a cui si dedicano a tempo pieno e perso.
Bambini, bambini ovunque, e la generale abitudine alla loro presenza, e al caos ad essi correlato.

E' bello: anche il diverso modo di considerare e approcciarsi all'infanzia.
Un bambino è una cosa bella, preziosa, considerata da tutti, da tutti, senza eccezione, un dono, qualcosa di cui rallegrarsi, per sè stessi, di vederne, di incontrarne, per i genitori, per la collettività tutta.
Ma mai, MAI, una seccatura, un fastidio.
Per strada uomini, donne, giovani, si fermano a lasciare al volo una carezza o un bacio alla pupa (che strepita e si arrabbia, non gradendo in genere il contatto fisico gratuito!)
Mani e labbra che di continuo si allungano a toccarla e pizzicarla, baci su testa, guance, mani.

Abbiamo subito con mio schietto stupore un piccolo assalto inaspettato da un gruppo esagitato di donne dignitosamente bardate, che per strada ci hanno circondate e fermate, parlando a raffica in gruppo, prendendo la pupa in braccia e fotografandosi con lei ripetutamente, a turno, scambiando anche lunghi incomprensibili saluti e auguri con la sottoscritta che non capiva nulla e, attonita, osservava sua figlia venire intanto riempita di merendine e barrette di cioccolato al caramello. Poi, com'era venuto, il gruppo si è dileguato.
Ovunque andavamo, sconosciuti ci fermavano per regalare a lei cioccolatini e biscotti, a volte entravano apposta in una caffetteria o in un negozio e ne uscivano di corsa rincorrendoci per omaggiare la piccola con quei doni che io mi affrettavo ad occultare ai suoi occhi bramosi.
Un'altra volta un signore ci ha addirittura allungato una banconota da un dinaro. Non gli sarò magari sembrata un'accattona? Ho chiesto ad Hasuna. No, mi ha rassicurato. Si usa lasciare soldi ai bambini: è un modo di manifestare la gioia al fatto che ci siano.

Qui nessuno aggrotta la fronte o ti guarda infastidito e rancoroso se in pubblico un bambino "disturba" la quiete adulta, di fronte alle manifestazioni di esuberanza infantile dei figli degli altri, e ai bambini non viene richiesto altro che di comportarsi da bambini.

La pupa ha avuto tanti compagni di giochi in questo lungo soggiorno, ed è stata coccolata e vezzeggiata al di sopra di ogni sua precedente esperienza. Dagli zii grandi, dagli zii piccoli. Soprattutto dai piccoli.

Io non ho mai conosciuto per la verità bambini così.
Le periodiche lunghe sessioni di gioco coi più piccoli nelle quali ero mio malgrado coinvolta, mi ristoravano mente e corpo.
Giochi scalmanati, risate facili, tanta spontaneità.
Nessun gioco elettronico, poca tv, rapidamente snobbata per l'impossibilità fisiologica di rimanere fermi a lungo.
Dall'altro lato tanto spazio in cui muoversi, e, malgrado le temperature invernali assai meno dolci di quanto avevo auspicato, sempre a piedi rigorosamente nudi.
Totale assenza del concetto di tempo, grande libertà di movimento e di confronto, coi grandi, coi piccoli.
Bambini che non sanno rispondere alla, per me, scontata domanda "Quanti anni hai?" e che corrono dalla mamma a chiederlo, tornando poi trionfanti (sempre correndo) e gridando "Io tre!", "Io cinque!", "Io quattro!".
Qui non esistono scuole dell'infanzia nè asili nido.
Non ce ne sarebbe motivo, in effetti. La famiglia è il loro terreno di apprendimento, di socialità e di gioco.

Bambini selvatici e avvezzi al contatto con la natura, spettinati, scalmanati e con grandi sorrisi, e però straordinariamente rispettosi e osservanti dell'autorità adulta, cosa che mi ha profondamente colpito.
Bambini, infine, per cui il gioco ha ancora un significato vastissimo, che include oggetti di uso quotidiano e pezzi di ferro trovati per terra, viti e bulloni, mattoni, mucchi di sabbia, alberi e muri da scalare, galline da inseguire e tormentare; bambini che danno assai poco peso agli oggetti e al loro possesso (Suster spalancava occhi e mandibola di fronte a mai prima viste manifestazioni infantili di tale generosità) e ne danno assai di più alle persone; giocattoli subito rotti e abbandonati da qualche parte,  rinvenuti dopo giorni sporchi e pieni di terra e non per questo meno adatti al gioco, biciclette un giorno prima nuove e il giorno dopo senza un pedale, ammaccate e con le ruote storte, cavalcate comunque con fierezza come destrieri purosangue.
Bambini che non credevo esistessero ancora.
E sono felice che la pupa possa vivere con loro questa fortunata, ancestrale realtà.
















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29 commenti:

  1. Ho bevuto il tuo post tutto d'un fiato, mi ero ripromessa di leggerlo con calma stasera ma non ho resistito!
    E' stupenda questa visione dei bambini, questo modo di tenerli così in considerazione, lontanissima dalla nostra dove i bambini solo scocciatura o prede per il consumismo.
    E il gioco, che esperienza rara per la pupa questo modo di giocare...
    Bellissime foto suster e... io ero convinta ci fosse caldo, invece no?
    giuppy

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    1. Insomma... il tempo di lì è degno di esser trattato in una voce a sè. Diciamo che ho sottovalutato le temperature invernali libiche e non ero affatto preparata, quindi il freddo (ragionevole) che faceva non ero attrezzata a dovere per contrastarlo (considera che gli ultimi giorni abbiamo toccato i 9°C a Misurata. A Tripoli ha persino nevicato!)

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  2. Sono felicissima di leggere vostre notizie! Che meravigliosa esperienza sta vivendo la pupa... Vi abbraccio!!!

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    1. Sì, per lei è stata una importante occasione di crescita e confronto. Ho l'impressione che sia ritornata qui molto più disinibita e autonoma da me. Non credo che dimenticherà facilmente!

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  3. Davvero meraviglioso! Per certi versi mi ha ricordato il mio essere bambina, soprattutto a Brindisi, dove ero piena di cugini, cortili e spazio. Che bella esperienza davvero dev'essere stata per la Pupa.
    E un po' mi ha fatto commuovere questa grande considerazione che c'è per i bambini, il coccolarli e tenerli in grande conto. Qui ormai solo gli anziani si fermano a fare una carezza, sempre se non sono troppo inaciditi.
    Sono così contenta di leggrti di nuovo!

    Buona settimana :-)

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    1. Non so se con le foto sono riuscita davvero a rendere quella loro realtà fuori dal tempo... è proprio meraviglioso starci in mezzo, e quando pensi che questi bambini hanno vissuto sulla loro pelle una cosa forte come una guerra (una guerra!) ti dici: è giusto che questi bimbi abbiano tutto, che si divertano, che possano dimenticare presto.

      Buona settimana a te.

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  4. Ah dimenticavo, ma solo perchè davo per scontata la cosa: le foto sono stupende!!

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  5. ti ho pensato, sappilo.
    mi aspettavo panni stesi e ho trovato bellissimi sorrisi! ti appunto sul VE :D

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    1. I panni stesi arrivano, arrivano! ;-) Sono un po' la mia firma stilistica come le tue sedie... E anche io ti ho pensato nell'attimo in cui puntavo l'obiettivo su quel filo da bucato!

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    1. ...e ti aiutano a vedere tutto da un'altra prospettiva. Relativizzare, sdrammatizzare. Hai ragione: credo sia stata un grande crescita per me, sia emotiva che cognitiva.

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  7. BENTORNATA! Non mi sono dimenticata,eh! Dopo il giveaway ho avuto un po' di problemi e non ho potuto fare altro che dedicarmi a quelli, poi ho aspettato che tornassi per evitare che il pacco andasse perso . . . ma adesso . . . spedisco entro la settimana!

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  8. Mi spiego ora l'indole del beduino a regalare di tutto ai bimbi...Angelica

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    1. Ange, dopo questo viaggio, mi sono spiegata MOLTE delle altrimenti inspiegabili e peculiarissime abitudini del beduino che noi ben conosciamo e che, nostro malgrado, abbiamo imparato ad accettare (tollerare?)... E' proprio vero che la cultura delle nostre origini ce la portiamo dietro per tutta la vita!

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  9. che bello suster! bentornata e prosegui il racconto che sono avida di storie libiche...non hai finito qui vero???
    il racconto sui bimbi e l'infanzia selvatica protetta e felice mi ricorda tanto le storie d'infanzia di mio papà nato in Egitto...grazie perchè mi hai riportato lì, dove non sono mai stata!
    (post-mom)

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    1. NO, non ho finito Avevo in mente un progetto che ora, rientrata alla base, inizia a sembrarmi pazzesco! Un lavorone insomma. Non so se avrò la pazienza e la forza di portarlo a termine, ma, per ora, continuo!
      Sono felice di averti aperto una finestra su un tuo passato familiare tanto vicino. Grazie a te per questo commento!

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  10. Che meraviglia.
    Mi hai ricordato l'italianissima Palermo, per molti aspetti.

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    1. Anche io credo che l'Italia di non molto tempo fa dovesse essere una realtà non troppo diversa da questa, pur con le debite distinzioni. Anche in Libia però, le cose stanno lentamente cambiando, non dappertutto alla stessa velocità, ma la "modernità" inizia a farsi sentire anche nelle abitudini sociali. Sarà un purtroppo o un per fortuna? Mah!

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  11. deve essere stata proprio una bella esperienza! e le foto rendono proprio l'idea! bentornata!

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    1. Cara, come ogni esperienza, variegata di venature positive e non, e come ogni esperienza, filtrata dagli umori di quando le ho vissute e di quando ne rievoco il ricordo. Difficile dire bella tout court... ma intensa, quello sì. Grazie del bentornata! In effetti sono proprio felice di essere di nuovo qui! Il mio spirito di adattamento si è rivelato alle lunghe insufficiente!

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  12. Anch'io credo di aver vissuto un'infanzia più simile a quella descritta, che a quella che stanno vivendo i miei figli.
    E sembra quasi incredibile che le condizioni di vita siano cambiate così tanto e in così poco tempo... e, niente, aspetto i prossimi raccondi di viaggio che immagino saranno altrettanto ricchi di immagini, emozioni e spunti di riflessione. Grazie!
    Ma la pupa (ricciolosa) non voleva andare scalza pure lei?
    2°curiosità; ma allora sono tutti fratelli/sorelle di Hasuna?

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    1. Rispondo:
      1: Sì, la pupa voleva andare pure scalza, ma in questo non ho mai assecondato quello spirito selvaggio. Magari dalle foto non sembrerebbe, ma credimi se ti dico che non faceva tutto sto caldo da andare scalzi! (e se lo dico io, fan del piede brado...) Loro sono avvezzi, ma il piedino tenero della pupa tra sterpaglie e cacca di pecora non l'ho sguinzagliato, no!
      2: Sì, per la precisione sono fratellastri (di secondo letto), ma laggiù queste distinzioni non vengono contemplate. Avrò modo di parlare della famiglia libica in maniera più approfondita!
      PS.
      La mia infanzia forse metà e metà, un punto di passaggio tra questa e quella dei bambini monodose di oggi... Insomma, noi le scarpe ai piedi per uscire le avevamo!

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    2. Ma tu sei più giovane!!! No, hai ragione. forse è più appropriato il paragone con i nostri(?)/miei genitori, (che anche loro hanno vissuto la guerra e non so se hanno sempre avuto le scarpe). Più che altro mi riferivo al modo di giocare; tanti bambini, cugini, cortili, spazi aperti. Cose sempre più rare al giorno d'oggi. E poi il rapporto con il tempo. Oggi tra i vari impegni scolastici e non, i giochi prefabbricati, gli spazi chiusi e la paura di lasciarli soli, il gioco libero (quello avventuroso) credo sia limitato o sconosciuto agli stessi bambini.
      Tua mamma aveva accennato al tanto freddo. Ringraziala nuovamente da parte mia! Ricevere notizie di laggiù mi ha rallegrato. :)

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    3. Eh eh! Non si spiegava come tu avessi potuto rintracciarla e contattarla! Ho dovuto constatare che non ha la più pallida idea di quanto poco tutelata sia la sua privacy in rete (ho capito in mezzo secondo come avevi fatto a contattarla: non è difficile quando pubblichi il tuo indirizzo e-mail tra le info di FB!) ;-D

      Mia mamma mi raccontava spesso invece di come andassero scalzi per la campagna, perchè le scarpe servivano per andare a messa la domenica... io invece giocavo su marciapiedi e giardinetti della periferia romana (con le scarpe!)e i compagni di giochi erano i bambini del quartiere, ma era già un altro mondo, e quei giochi in strada erano alle ultime battute prima dell'avvento della grande paura pedofila...

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  13. Bentornata sorella, finalmente si comunica!
    Intanto: perchè a Tunisi e non all'aeroporto di Tripoli? Già da novembre i voli Roma-Tripoli erano ripristinati... vi sareste risparmiati un bel po' di fatica e il rischio delle strade libiche, tra le più pericolose al mondo ohimè, ragion per cui ancora non vi guido.
    Eheh i bagarozzi.... mi hanno tenuto compagnia (indesiderata) nella nuovissima, pittoresca casa in periferia, quando vivevo a Janzour, ovest di Tripoli; una delle ragioni per cui sono tornata in città. Se ti servirà, ho un arsenale di spray, polveri, unguenti, trappole, diavolerie che ancora non ho capito come funzionano, per fortuna non sono più servite. ma meglio non cantare troppo vittoria.
    Che dicevo dei bambini? Hai usato delle parole meravigiose, mi hanno commossa... Che lezione, che lezione ci danno! Questa è stata un'illuminazione, una rivoluzione che comunque ha poggiato su un terreno predisposto e che ha saputo "vedere"; mi ha fatto riconsiderare il nostro "civilissimo" Occidente come una realtà negativa (non ho aggettivi, perdente, cicisbea, ma soprattutto direi
    decadente). Noi così ingessati, impegnati, pieni di regole, divieti da impartire a degli esseri già perfetti come i bambini; noi e le nostre pretese di performances ad appagare le nostre insulse vanità: il corso di sport, quello di lingue, musica e via via a riempire vuoti.
    Bellissime le foto: non c'è nessuno più concentrato a fare ciò che fa come lo sono i bambini...
    Ah, quante volte hai sentito dire Masha'Halla? A forza di sentirlo l'ho imparato anch'io... Quanto ne parli di arabo?
    Mi tocca andare a nanna. A presto

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    1. Eh, da dove comincio?
      Hai capito perfettamente il senso di quel che scrivo. Del resto l'hai vissuta tu per prima la realtà di laggiù...
      Condivido in pieno: è la stessa cocente sensazione di non aver capito una ceppa che ho provato io di fronte a una realtà tanto più semplice e più "giusta" delle mie infinite seghe mentali di neo-madre (con tutta la realtà blog-mammistica ad esse correlata!).
      A Tunisi abbiamo fatto solo scalo: il volo per Tripoli è partito il giorno dopo, e rispetto ad Alitalia avremmo risparmiato un buon 500 € a testa (maledetti ladri!) senza contare che è l'unica compagnia aerea al mondo che fa pagare i bambini al di sotto dei 2 anni di età (al ritorno per la pupa ho speso 80 €, ed è proprio una bastardata se conti che comunque quando sono così piccoli viaggiano in braccio alla mamma). Comunque il biglietto di andata ce l'ha passato il governo libico, e quindi non abbiamo avuto modo di scegliere la compagnia con cui viaggiare.
      Le strade libiche invece non ce le siamo risparmiate perchè da Tripoli a Misurata abbiamo comunque dovuto farci 200 Km di viaggio...
      Ma terrò fede al mio proposito di scriverti, anche se finora ho latitato! (scusa!)
      A presto! (spero)

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    2. Tranquilla, scrivi quando puoi.
      Ammappa che prezzi! Hai idea che praticamente io ho fatto pochissimi biglietti perchè me li facevano altri? Per curiosità andrò a vedermi le prenotazioni che ho serbato nella cartelletta.
      Comunque generoso il governo libico. A conferma ti dico che 10 minuti fa ho letto sulla bacheca di un amico libico questa cosa: "National Transitional Council decides to give 2000 Libyan dinars to each Libyan family and 200 Libyan dinars for each member of family, not married ... On the occasion of first anniversary of the revolution of February 17"... Se ti serve ti passo il link

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  14. Mi piace molto leggere del tuo viaggio :)

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