lunedì 5 dicembre 2011

Di tutto un po', alla rinfusa.

La pupa è in catalessi. Questa cosa capita una volta su trecentocinquantamila, e quasi sempre me la sputtano facendo puttanate.
Come oggi. Sarà la pioggia? Mia sorella diceva sempre, quando lei era piccola, che quando piove i bimbi dormono che è un piacere.
Lei dorme dall'una, e inizio a temere una notte di fuoco se il letargo non si interromperà a breve.
Per contro la mia connessione va e viene.
Tante idee da concretizzare, tanti progetti, tanti propositi da portare a termine, fuori e dentro il blog.

Quando potrei non lo faccio e quando vorrei non posso. Quando vorrei e potrei non riesco.
Vorrei per esempio parlare di lei, di come è, di come siamo diventate.
Rifletto sul passato e mi accorgo che divento deprimente, ed è l'ultima cosa che vorrei.
Ma è così: devo elaborare il mio difficile approccio alla maternità, per farlo, eviscerare il bagaglio di ansie e frustrazioni che mi porto dietro come unico ricordo nitido di quei primi faticosi mesi.
Perché poi? Non si può semplicemente andare avanti?
E a che servirebbe allora questo spazio?
Forse che ci devo scrivere solo stronzate, o bandire concorsi per accumulare record di visite?
No di certo.
Vorrei, potrei.
C'è chi lo fa splendidamente, si racconta e si analizza, per capire, tirare le somme.
Io ho diecimila post a metà e non so se finirli o cestinarli.
Ho iniziato cinque libri e di tutti ho letto solo le prime quaranta-ottanta pagine.
Troppo impegnativi i miei classici, e allora sbircio la libreria di Master e mi trovo nell'imbarazzante imbarazzo di dover scegliere tra Baricco e De Carlo, De Carlo e Baricco. Ahimè. Due agonie, per me. Due torture.
Meglio Baricco: almeno è breve l'agonia. No, ma questo ha 300 pagine, altro che breve. Potrò tollerare 300 pagine di stronzate e periodare frammentario, punteggiatura arbitraria personaggi insulsi e assurdi e storie campate in aria? Poi dici perché mi butto su internet e blog.

Tante cose rimaste nell'aria. Parlare ancora della mia città, dei miei viaggi. Ma il cielo è scuro e il tempo uggioso. Sorseggio una tazza di té beduino carico carico, al gelsomino, come il mio bagnoschiuma, regalo ancora non del tutto sfruttato del mio diventar mamma, in onore al nome della mia bambina, un piccolo fiore sbocciato in luglio, solare e prepotente come le estati più torride di quaggiù, e non le si addice il grigio di un dicembre che finalmente ci porta vento e pioggia.
A lei piace quando le canto "Nella pioggia", anche se la sbaglio sempre, e non immagina che l'anno scorso la addormentavo con quella canzone, sempre, a ripetizione nello stereo senza modalità "repeat" perché avevamo perso il telecomando, e allora correvo, ogni due minuti e mezzo, a rimettere indietro la canzone.
Ed è consolante constatare che una volta che parto funziono sempre, malgrado tanti giorni di inattività scrittoria, che non mi sono arrugginita, che basta fare andare il cervello, pure off topic. Si dice così, no? Senza una traccia predefinita, che ogni tanto funziona pure, anche se ho perso l'occasione di appuntarmi i geniali pensieri che mi balenano in testa nel corso della giornata.
E allora mentre aspetto riguardo le foto -un disastro- e le sistemo, le catalogo, penso di farci dei post, e le riunisco in cartelle, e sottocartelle, ma mi annoio, e smanetto con i programmi nuovi che ho scaricato, e che non so usare.
Dimenticavo. Che lei ora sa scendere da sola dal letto, e senza sfracellarsi la faccia. Si gira panza sotto e si lascia scivolare.
Eccola in piedi, con una risatina di soddisfazione mi chiama piano, di là dalla porta chiusa.
"Mamma! Mimi! Mamma! Mimi!" ripete. E cioè: "Mamma! Sono Mimi!" e che ridere mi fa quando crea queste sue prime frasi telegrafiche.
Ancora mi sorprendo a scoprire che formula dei pensieri tutti suoi, delle intenzioni comunicative non imitative, ma autentiche, come quando sgridava il bambolotto, ieri, perché si era messo le sue pantofole. Glie le avevo messe io, al bambolotto, per convincere lei ad infilarsele: "Se non le metti tu le metto al bebè." "No! Mimi!" e ha continuato tutto il pomeriggio a rimproverarlo: "Più! No!" (Non farlo più!")

La casa, l'inverno imminente, i gatti dentro e fuori la rubrica. La casa sempre affaccendatissima nel suo impegnativo compito di autodistruggersi, finché non ci crollerà addosso.
Ma un giorno ve lo racconto per bene, chissà se poi vi interessa, sapere che la lavatrice non lava più, non centrifuga più, e che io porto il bucato in lavanderia tutti i lunedì, dopo il nido. Sapere che la serranda in camera è crollata e che ora dobbiamo avvolgere la cinghia ai pomelli della mia cassettiera, così che posso attingere al mio vestiario solo a serrande chiuse e quel che cojo cojo. Sapere che la lampadina si è pure fulminata e malgrado i miei immani sforzi non sono riuscita a smontare la plafoniera per cambiarla, e così viviamo a luce di abat jour dalle cinque di pomeriggio in poi.
Va be', io in caso lo dico, così magari qualcuno si impietosisce e viene a darmi una mano, che io non ci sto dietro a tutto, e mi chiedo com'è che il tempo non mi basta mai per fare nulla anche quando non faccio niente.

Ecco, ti pare che appena mi metto a fare qualcosa di costruttivo lei non si sveglia? Che ci ha il radar, lei, per queste cose.
Pazienza. Vorrà dire: vi mostro i miei favolosi collage, frutto di un pomeriggio di non-connessione, in attesa che la mia bella si ridestasse dal suo sonno tanto fuori dall'ordinario.





8 commenti:

  1. Questo è un post bellissimo Sus. M mancavi proprio!
    Però alla fine non so, mi sa che sono io che manco non tu.

    Bellissima la Pupa e i tuoi collage. Se potessi verrei a sistemarti la lampadina. La serranda no, mi sa che con quella non ce la posso fare :-)

    Ti abbraccio

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  2. Ben venga la connessione fasulla se il risultato è questo collage!!! Fantasticoooooooooo

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  3. Senti ma il link che non funziona sulChi lo fa splendidamente è voluto in modo che ognuno possa pensare "Sono io!!"

    ;)

    adesso mi leggo tutto con calma...

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  4. quando elisabetta dorme per tanto tempo, io inizio e non finisco un sacco di cose: libri, post, liste di cose da fare... è bello il tempo libero inaspettato!!
    foto bellissime!
    ma... temo di essermi persa qualcosa in questi mesi di delirio... la pupetta va al nido???
    giuppy

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  5. Ecco: ho corretto il link. E' un post che mi ha colpito, non solo per quello che racconta (mai avuto un rapporto così simbiontico con mia figlia!) ma soprattutto perché in questi giorni stavo anche io rimuginando sul mio diventar mamma (post incompiuto, molto pesante). Telepatia materna? Mah!

    @Giuppy: eh, sì, credo che ti sia persa qualche puntata fondamentale. Pensa che ho scassato per bene i cabasisi con questa storia del nido per circa tre post o forse più. Pensavo di aggiornare, però, in seguito alla prima riunione dei genitori da me sostenuta. Non puoi capire l'ansia che mi ha procurato sta cosa! La prossima tappa è la festa di natale del nido. ARGH!!!! (Ah: e il tempo libero sarebbe anche meglio se sapessi in partenza quand'è che ti tocca, così uno si organizza e si mette a fare qualcosa di produttivo!)

    @Owl: grazie per la dritta. Non ho ancora ben capito come funziona Picasa, ma ci sto lavorando! le funzioni elementare le ho agguantate almeno. Tu, sì, manchi sempre, ma vai tranquilla eh!

    @Gioia: grazie! in realtà ho fatto ben poco, io, a parte combattere con l'archivio foto di Picasa e compiacermi dell'immagine di mia figlia... ma felice che il risultato piaccia!

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  6. Suster, si, è telepatia materna;) Lo so che è difficile vedersi dall'esterno, ma anche tu sai analizzarti splendidamente! io oggi cercavo di far dormire il Picci e pensavo a "mimì" e mi dicevo: se avessi una figlia anche io la chiamerei come la Pupa! per me il gelsomino è l'india, mi ricorda i fiori di gelsomino infilati nei capelli delle donne e il suo odore misto al sandalo della città di Mysore. Oggi pomeriggio anche io ho fatto dei collages di foto su photobook, lo conosci? un abbraccio e grazie ancora;)

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  7. Oh, Debbie! Non sono riuscita a commentare quel post. Del resto non avrei saputo cosa dire, e qualsiasi cosa sarebbe stata superflua: dici tutto tu, ribadisco, splendidamente. Il Picci... potevi sempre chiamarlo Sandalo! ;D
    photobook no, non conosco: sto cercando di imparare appena appena a usare Picasa, dietro consiglio di Owl. Sono un po' una schiappa nel capire le dinamiche dei software... non si era capito? Ansiosa di vedere i tuoi (splendidi, sicuramente) collage...

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