domenica 5 maggio 2013

Isabella Allamandri: un incontro.


Rania: Il dono.

L'incontro.
E' successo così.
Galeotto fu il Punto Doula, e il blog Una doula per amica.
E un pochino, lo ammetto, anche la mia mania per i giveaway...
Insomma, è un po' come al casinò: vinci una volta ed è come la prima dose di eroina. Diventi dipendente.
Da quando ho aperto questo blog in questa maniera ho già vinto: un libro sulle mamme scritto da una mamma-blogger (e diciamo che non se ne può davvero più, se mi consentite); lo sfondo per il mio blog (che è questo qui che vedete: del resto siccome non saprei fare di meglio, non credo che lo cambierò tanto presto); una bambola pigotta piuttosto orrida, direi (ma va bene, credo sia stata realizzata dagli ospiti di una casa famiglia per pazienti psichiatrici, e poi c'era di mezzo un'iniziativa di beneficenza, quindi...); un pacco di pannolini compostabili taglia 2 (deferito a mia cognata, perché io non avevo messo in programma un nuovo pupo tanto presto... ahem...).
Dunque: perché non tentare ancora?

Il premio poi in questo caso era davvero allettante (ad ogni modo, sicuramente più della pigotta, poi ribattezzata da Mimi Cappuccetto Verde): Vinci un servizio fotografico! così titolava il post di lancio.
E io naturalmente mi sono lanciata.
Del resto cascava a fagiolo, visto che il premio era riservato alle donne in attesa residenti nel territorio di Pisa, che avrebbero sfornato intorno a marzo 2013, dunque: pareva fatto apposta per la sottoscritta.
E siccome poi, come recita un popolare spot, a tutti noi piace vincere facile (o almeno a me), la cosa più figa di tutto ciò è che abbiamo partecipato solo in due (diciamo che le condizioni per la partecipazione prevedevano un'utenza piuttosto selezionata!), e se la cosa potrebbe, volendo, essere tradotta in un flop dell'iniziativa, si è tradotta invece in vittoria patteggiata per me, visto che la fotografa in questione è stata così carina da volerci premiare entrambe, per non far torto a nessuna (e risparmiandoci così l'imbarazzo della competizione, visto che ho avuto modo di conoscere di persona l'altra partecipante).

Ma bando ai preamboli, insomma: fu così che ho conosciuto Isabella Allamandri.

Approccio.
In principio ero entusiasta: figata! Un servizio fotografico con una fotografa VERA! Io non mi sono mai fatta fare un servizio fotografico in trent'anni, e mia figlia lo avrà appena nata!
Poi ero titubante: titubo in genere di base, a prescindere dal tipo di attività che mi accingo a intraprendere insieme a un neonato, perché ho imparato a mie spese che qualsiasi attività in compagnia di un neonato può diventare un calvario, se lui/lei vuole che ciò sia.
Insomma, l'entusiasmo iniziale si infranse presto di fronte ai miei timori e alle mie ansie da ri-neo-madre.
Ho titubato a lungo e me la sono quasi pensata di rinunciare in partenza al premio.
Poi ospedale, dimissioni, cordoni ombelicali, Pasqua, Pasquetta, e quando finalmente mi decido a contattare Isabella, Rania si avvicinava già pericolosamente al compimento del suo decimo giorno di vita, termine critico, come seppi poi, per una fotografa! Perché dopo tale scadenza, i neonati iniziano a rompere le pall... a essere più consapevoli e partecipi, per usare le parole della fotografa, e meno malleabili e passivi alla messa in posa.
Malgrado ciò Isabella mi ha molto rassicurato circa i miei dubbi di intraprendere una lunga sessione fotografica con una bambina così piccola; del resto, lei con i neonati è abituata a lavorarci, e sa assecondare i loro tempi, creare le atmosfere giuste, evitando di forzarli e stressarli se si dimostrano recalcitranti o nervosi.

E insomma, eccoci là, nello studio della fotografa, io e il beduino, col nostro carico di vestitini di ricambio "ché non si sa mai", con la nostra pupa di 11 giorni pronta per la sessione, e l'altra di due anni e mezzo da andare a recuperare al nido di lì a un paio d'ore.

E malgrado i miei timori iniziali, è stata un'esperienza davvero positiva e piacevole.
Isabella è una persona molto alla mano, con la quale ci si sente subito a proprio agio.
Non ero mai stata su un set fotografico, e quello che mi aspettavo era qualcosa di assolutamente diverso da ciò che ho trovato. Pensavo a qualcosa di molto "tecnico", impersonale e asettico, mentre l'ambiente che ci ha accolti era quanto più confortevole e "di casa": un divano da un lato, un'ampia, morbida poltrona dall'altro, un generale disordine organizzato di accessori svariati e dei più deliziosi complementi di vestiario per modelli piccoli e piccolissimi, potremmo pur dire minuscoli; apparecchi tecnologici e strumenti più propriamente "del settore" non toglievano quell'aria familiare generale, accentuata dalle numerose stampe di bimbi e neonati esposte qua e là.

Il servizio.
L'intera seduta fotografica è durata un tre-quattro ore, con le debite interruzioni per le poppate della piccola, per il cambio di posa, per l'arrivo della sorellina, che ha un po' scombussolato e reso più laborioso il tutto, ma malgrado ciò Isabella si è dimostrata sempre paziente e comprensiva.
Le mie pupe hanno opposto una certa resistenza alla realizzazione degli scatti, Rania rifiutandosi categoricamente di dormire, anzi, per dirla come l'ha detta lei, di "abbandonarsi al sonno", Mimi sfoderando la sua peggiore aria adorabilmente impertinente (sorvoliamo pure sull'"adorabilmente") e facendo puntualmente il contrario di quel che le si chiedeva di fare.
Ma insomma: qualcosa di bello è pur venuto fuori.
Oserei sbilanciarmi anche di più sul buon esito della nostra sessione fotografica, se l'autrice non si fosse pronunciata con una punta di rammarico sul fatto di non esser riuscita a lavorare come avrebbe voluto, sempre per via del fatto che la piccola non voleva saperne di stare in posa... devo dire che avrei preferito non venire a conoscenza del fatto che esistono neonati capaci di abbandonarsi completamente al sonno  tanto da non svegliarsi e non reagire in alcun modo nemmeno quando li si manipola, componendoli come fossero una natura mezza-morta, o meglio: una natura in coma... ma va be', ognuno ha la prole che gli è toccata: si vede che in famiglia siamo tutti piuttosto tesi e poco inclini al rilassamento totale.
E pensare che dal mio punto di vista sembrava che Rania almeno fosse una bimba molto tranquilla... In ogni caso niente scenate isteriche in corso d'opera, per lo meno.
L'atmosfera del set era comunque, come dicevo, estremamente confortevole e rilassante, al punto che, cullata dal rumore bianco che avrebbe dovuto sortire quell'effetto sulla neonata, sono stata più volte sul punto di collassare, o meglio: abbandonarmi al sonno io sul set al posto della neonata in questione.

Il lavoro di Isa.
Mi è piaciuto molto veder lavorare Isabella sul set: la sua capacità di improvvisare e adattare elementi alla situazione, di "comporre" quadri viventi da congelare poi nello scatto. Mi è piaciuto (ma questo credo di averlo già detto) il generale senso di calore e familiarità che sprigionava dall'ambiente, e la sua delicatezza esperta nel maneggiare la piccola modella.
Sono rimasta colpita dall'attenzione quasi maniacale per i dettagli e dalla pazienza con cui è necessario attendere, e attendere... e attendere (!) che lei si lasciasse "comporre", che nessuna manina o piedino sbucassero da sotto la piega di un drappo, non un dito fuori posto, non un nastro, perché la posa riuscisse alla perfezione.
E ammetto che io la mia pazienza l'avrei persa già da un pezzo... ecco forse perché quelle che faccio io, di foto, escono 9 volte su 10 con un occhio chiuso e uno da pesce lesso, o nel mentre di uno sbadiglio, o di un movimento improvviso della mano davanti alla faccia... Insomma: per una posa perfetta occorre tanta pazienza, e precisione.
Me ne sono resa conto poi, guardando i risultati dei provini: una manina o un piedino contratti in effetti bastano da soli a dare il senso di una bambina che non è rilassata, e a rendere meno piacevole lo scatto. E siccome, come detto, Rania di starsene buona e ferma non ne voleva sapere, si è trattato quasi di una guerra di logoramento di nervi.
Un chicca della giornata: la pupa in questione ha pensato bene di deporre cacca e pipì nell'incavo delle cosce di sua madre, che, terminata la sessione di posa col babbo beduino, se l'era adagiata amorevolmente in grembo nuda... niente di piacevole, vi assicuro, puzzare di pupù-santa per il resto del pomeriggio. Ma si sopravvive.

Gli scatti.
Ma alla fine dei discorsi, comunque, gli scatti che sono venuti fuori da questo mezzo pomeriggio di lavoro, con la luce e le condizioni atmosferiche che ci remavano contro e le pupe ostili, sono stati a mio modesto parere splendidi, e certo non posso arrogare tutto il merito di ciò all'avvenenza dei soggetti, per quanto la mia essenza materna ne gongoli a guardarseli e a mostrarli in giro.
Giudicate voi.


Questa foto di Rania in braccio al babbo-fantasma le cui mani emergono dal buio, è da me stata ribattezzata profanamente "Pesce fresco!" (mi perdoni l'autrice); qui sotto invece uno scatto che amo perché vi si vedono brillare gli occhi azzurro profondo di colei il cui nome significa non a caso "guardona" (poeticamente "dal profondo sguardo", o letterale "colei che osserva con attenzione"... fate un po' voi!)



Ed ecco la smorfiosa Mimi!
Beh... per la verità il servizio fotografico originariamente era destinato alla piccola... però mi sarebbe piaciuto infilarci dentro qualche foto di lei che teneva in braccio la sorellina, e per questo fondamentalmente me la sono fatta consegnare dal padre che era andato a raccattarla all'uscita del nido. Manco a dirlo: la foto insieme non è stata possibile causa mancanza di collaborazione dei due soggetti.
Però Mimi è riuscita in poche mosse a rubare la scena alla sorella. Impertinente e dispettosa si rifiutava categoricamente di assecondare le richieste della fotografa.
A vederla da fuori pensavo non ne sarebbe venuto fuori niente, invece è proprio in quello sguardo a metà tra lo strafottente e il candore innocente l'aspetto catturante di queste foto. In quello e nella coroncina di rose, che ne fa una deliziosa elfetta dei boschi sognante e ammiccante.



Grande Isabella che mi ha saputo mostrare Mimi sotto una luce che io finora non avevo mai colto.
L'abilità dei bravi fotografi sta secondo me nel saper interpretare i loro soggetti, e di saperlo fare cogliendo in loro aspetti caratteristici, e in parte anche reinventandoli.
Quello che mi piace quando guardo le foto di Isabella, in effetti è proprio questo: l'acume e la delicatezza nel ritrarre i bambini, il rispetto per le loro particolarità, la sua capacità di cogliere e valorizzare la bellezza non standardizzata dell'infanzia anche in un sorriso sghembo, in un capello fuori posto, in una smorfia impertinente, in un'espressione distratta o in uno sguardo perso, che lascia intuire un pensiero che corre altrove, la voglia di giocare davanti all'obiettivo o un visetto imbronciato.

Se vi piacciono questi scatti potete vederne altri sul sito ufficiale di Isabella Allamandri, o anche visitando la sua pagina Facebook.
Per chi fosse interessato Isabella opera sul territorio di Pisa e dintorni. Le condizioni e i prezzi dei servizi e dei pacchetti sono indicati sul sito nella sezione "listino".
Questo post NON ha intento promozionale ma solo di dare visibilità (nel mio piccolo) all'attività di una professionista di cui apprezzo il lavoro, e NON è stato realizzato dietro compenso pecuniario, né dietro richiesta espressa dell'interessata.
No, ci tenevo a dirlo. E poi ci tenevo a ringraziarla per il suo impegno e la sua disponibilità.
Grazie!

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