giovedì 19 febbraio 2015

Questione di tempismo.

Il tempismo del salmone (non quello dell'orso), per capirci.
Noi abbiamo il tempismo nelle vene proprio.
Il nostro tempismo si trasmette per effusione di aura anche agli oggetti del nostro quotidiano.
Per esempio il lavello della cucina dimostra un tempismo da metronomo: con infallibile solerzia si è tornato ad intasare giusto il giorno prima della partenza del Beduino.
Stavo iniziando a preoccuparmi, infatti, che sgorgasse così bene, e a sentir nostalgia della bacinella da vuotare periodicamente nel water a ogni nuova tornata di piatti da lavare.



Va be', ma poi abbiamo grande tempismo anche per altre faccende.
Per esempio il Beduino ha dimostrato un tempismo senza pari dal momento in cui, con intraprendenza manageriale, decise di aprire la sua attività giusto giusto nell'anno in cui i telegiornali iniziavano a veicolarci quaggiù l'eco di una crisi economica e finanziaria da oltreoceano, che, dicevano, avrebbe presto investito anche la nostra povera, vecchia Europa, e noi giù a riderne, presidenti del consiglio inclusi.
Lo stesso tempismo infallibile poi, qualche anno più tardi ha dimostrato di non aver perduto quando, prostrato dalla crisi economica di cui sopra e costretto a vendere l'attività, decise infine di andare a trovarsi lavoro in Libia, Paese dalle sterminate prospettive di espansione economica, peccato giusto alla vigilia di una serie di episodi destabilizzanti, preludio di quella che pare prospettarsi come una crisi geopolitica di dimensioni e gravità non del tutto valutabili.
E, no, non è che io me le beva poi tutte le sue rassicurazioni circa il fatto che siano i nostri tg nazionali ad ingigantire i fatti, che lì la situazione è assolutamente sotto controllo e più tranquilla di così non è mai stata né potrebbe essere mai.

Del resto con sconcertante tempismo, lo stesso Beduino era riuscito ad ottenere la cittadinanza italiana, pochi mesi or sono, giusto in tempo per vedersi negato dal suo Paese di origine quel sussidio per studio e perfezionamento professionale a cui faceva la corte da non so nemmeno quanti anni.
E ricordo il tempismo fulminante con cui facemmo cadere una dittatura durata quarant'anni quando, dopo un anno di paziente lavoro di raccolta e compilazione di documenti, traduzioni certificate, timbri di prefetture e controtimbri di ambasciate, lettere autenticate ed esose spedizioni intercontinentali, avvalendoci di intermediari truffaldini, avevamo finalmente terminato le semplicissime procedure necessarie per ottenere un cazzo di nullaosta dall'allora governo Gheddafi, che rendesse possibile la nostra unione civile (prima o poi avrei dovuto accennare a questo fatto, almeno per giustificare il titolo del blog). In effetti ora posso rivelarvelo: la vera causa del declino e della tragica fine del Colonnello  fu un complotto ai nostri danni, per impedirci di ottenere quel nullaosta, che ormai a giorni, ci dicevano, è pronto.
Fu davvero imbarazzante allora il tempismo con cui la coincidenza di un evento storico di portata .epocale vanificasse in un puff tutte le nostre fatiche, a un passo dall'agognato benestare.

Ma anche, ricordo, il tempismo eccellente con cui persi il lavoro che ero incinta di Mimi di quattro mesi e senza uno straccio di indennità di disoccupazione, o quello di quando, dopo anni di sbattimenti serali per ristoranti, mi proposero finalmente il tanto atteso impiego part-time universitario a qualche mese dalla laurea.

Ne verrebbero fuori di disquisizioni filosofico-moraleggianti sula vita che segue il suo corso e sul nostro ostinarci a perseguire obiettivi, che una volta raggiunti non ci avvantaggiano più di quanto non fossimo in partenza, perché il mondo è un continuo avvicendarsi di condizioni imponderabili, e la vita un continuo adattarvisi, e solo chi riesce a mutare intenti col mutare degli eventi può cavarsela. O ancora sul destino beffardo che ci illudiamo di poter determinare con tenacia, ma che di continuo ci sfugge tra le dita e ci conduce sempre e solo dove vuole lui, in balia dei flutti capricciosi di quello che sarà.
La verità è che nella vita ci vuole anche un po' di culo, o in alternativa imparare ad essere un tantino scaltri e saper trovare vie d'uscita alternative a situazioni impreviste.
Oppure ancora prenderla con un po' di sana filosofia e dirsi che c'è di peggio.

Un po' come quando ti prepari all'attesa vacanza a chissaddove e tuo figlio il giorno prima si prende gli orecchioni.
Un po' come quando per mesi le tue pubbliche relazioni si danno per non pervenute e poi, a un tratto, nello stesso week end ti si accavallano le visite di due persone in contemporanea un invito a festa di carnevale e uno a soggiorno ospitale in montagna, e quel giorno magari avevi anche preso da mesi l'impegno di passare la mattina al nido di tua figlia a legger librini ai bimbi, e invece dovresti fare la spesa in vista di visita plurima? hai presente, no?

Non fa niente, è il bello della vita.
Pure quando ti programmi una settimana fitta di faccende da espletare e intensa attività "curriculare" e ti capita invece di doverla passare praticamente reclusa in casa e non poterti schiodare di lì perché tua figlia, quella piccola, sono giorni che ti sta col febbrone, e tu stai lì, la notte, a  sudarle accanto e a consolare pianti e a maledire tossi, e pensi cazzo quanto è difficile quando sei da sola e non sai se e quanto tu sia in diritto o in dovere di preoccuparti e di molestare la pediatra con telefonate reiterate, e di accarezzare l'idea di chiamare il 118 paventando meningiti fulminanti quando quel termometro continua a segnare 39,5 e lei continua a lamentarsi e a non dormire e tu continui a ripeterti ma che cazzo, proprio ora che sono sola doveva capitare?

6 commenti:

  1. Cara Suster, non vi conosco ma ti/vi ho nel cuore...sì ci vuole indubbiamente c...fortuna. Mi auguro che tu un giorno diventi una ricca e famosa scrittrice, o comunque quello che desideri. Un abbraccio forte, ragazzi.

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    1. Addirittura!? Grazie, mi accontenterei della sola scrittrice :-)
      Sul ricca e famosa non me ne faccio un cruccio.
      Abbraccio ricevuto. Di questi tempi ci vuole...

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  2. ti ho proprio nel cuore, sai, tu e le due cucciole. Hai ragione, ci vuole anche una botta di culo, ogni tanto. E la sana filosofia....beh, su di me a volte non funzionava; però poi mi bastava che un'influenza passasse e già mi sembrava di vedere una nuova luce.
    E sul fatto di diventare scrittrice.......sono sicura che ce la farai e lo dico con grande sincerità.un abbraccio Emanuela

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    1. Oh, che buone siete a riporre tanta fiducia in me... immagino che una per diventare scrittrice debba come minimo iniziare a scrivere qualcosa, ché, sì, va bene la buona volontà e il crederci, ma se non cominci, bella mia, come vuoi fare? E magari qualcosa di più che qualche stiracchiato post una volta a settimana con la pupa che piange di sottofondo...
      Sì, hai ragione. Passata l'influenza magari le cose si faranno più semplici. E prima o poi finirà anche questo freddo inverno... :-)

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  3. Io certi giorni mi sento persa a sapere che mi attende un altro pomeriggio da sola con le pesti che, guarda un po', proprio quel giorno non dormono ma hanno sonno, gli fai il loro piatto preferito e vogliono pane e olio, gli fai il bagno e vomitano quel maledetto catarro e tu non arrivi in tempo che si rifanno un altro shampoo, io non so se ce la farei a cavarmela!!!

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    1. Beh, sai, è tutta questione di abitudine. A tutto ci si abitua e quando l' eccezionalità diventa la norma in qualche modo si va avanti. Sì poi arrivano quelle giornate che dici tu, ma si impara anche a ridimensionarle... :-)

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