venerdì 18 marzo 2011

Intanto il popolo libico

Questo è Hasuna con la bandiera libica della resistenza, ossia la bandiera ufficiale del Paese prima dell'avvento al potere del Colonnello Mohammar Gheddafi.
Lui ha una faccia da serial killer, del resto non ha nemmeno dovuto sforzarsi tanto per impersonare la parte del guerrigliero ostile al regime, perchè in questo momento è tutto un cipiglio continuo, con rari momenti brevi di distensione delle rughe della fronte quando gioca con la bimba.
La bandiera è artigianale, come si addice alle bandiere da battaglia: è stata commissionata in occasione di una manifestazione giovanile a favore del popolo libico, passata abbastanza inosservata, ed è stata eseguita con maestria dalla nostra artistica amica Bri. Ora campeggia nella Macelleria, dopo esser stata sventolata durante la suddetta manifestazione (sto parlando sempre della bandiera, non della sua artefice).
Penso che una bandiera simile sia una cosa bellissima perchè quello che rappresenta non è tanto un'identità, un'appartenenza, una vana ostentazione di orgoglio nazionale. Questa bandiera rappresenta un ideale, una lotta, un'opposizione attiva, un "vai via: non ti vogliamo più", e un "resisteremo fino alla morte. Facci pure fuori tutti, ma non aspettarti che ti lasceremo passare tanto facilmente".
Non se n'è sentito parlare tanto ultimamente dai nostri tg, ma nel frattempo è passato un mese da quando in Libia sono esplose le manifestazioni di protesta, cui sono seguite quasi subito le feroci repressioni del governo. Nel frattempo niente si è fermato: nel frattempo le bombe hanno continuato a piovere su obiettivi militari, ma anche sui centri abitati, nel frattempo le truppe governative hanno portato avanti la loro repressione della rivolta, ma hanno anche seminato il terrore tra la popolazione civile. Nel frattempo un'intera città, Zawia (questo sì, è stato detto) è stata riconquistata dal Colonnello a prezzo di una terribile carneficina, le abitazioni rase al suolo, la gente presa casa per casa, come precedentemente annunciato, e non si sa neanche bene quanti morti, poichè una volta occupata la città, o quel che ne restava, i corpi e le sepolture sono state tolte di mezzo in fretta e furia, perchè si potesse poi negare qualsiasi cosa. Le truppe governative hanno continuato ad avanzare, aiutate anche dal fatto che avevano dalla loro flotte di aerei che provvedevano a fiaccare a furia di bombardamenti le velleità di resistenza dei così detti ribelli.
Se in un primo tempo sembrava che Gheddafi fosse sul punto di capitolare, cosa che aveva spinto persino i nostri titubanti e più che cauti ministri a sbilanciarsi leggermente a favore della direzione in cui il vento della rivolta sembrava trascinare, ecco che ora sembra riprendere in mano il controllo della situazione, riconquistare terreno e consensi. Ed ecco che i nostri tg iniziano a trovare assai poco interessante continuare a parlare della Libia, oppure diffondono notizie solo parzialmente vere, del resto la crisi giapponese offre il pretesto ottimale per dimenticarci di situazioni che si trascinano ormai da un mese, e che quindi non costituiscono più elemento di novità e interesse.
Posso dire che, sebbene non me ne faccio un vanto, io la situazione in Libia ho continuato a seguirla giorno per giorno, perchè quando Hasuna è in casa, lui rimane appiccicato minuto per minuto ai servizi che trasmettono a riguardo i canali arabi (Al-Jazeera o Al-Arabiya), con l'apprensione che potete ben immaginare per chi partecipa di quelle notizie sapendo che quando si parla di scontri si sta parlando dei tuoi connazionali che combattono, quando si parla di bombe, si sta parlando della tua città devastata, quando si parla di morti, si potrebbe trattare dei tuoi familiari. E come al solito non hai modo di verificare perchè le comunicazioni sono interrotte. Quindi siamo sintonizzati sulle notizie dalla Libia praticamente tutte le sere da quando lui torna a casa fino a quando si va a dormire.

Poi sono mancata per tre giorni, durante i quali sono stata a Roma a casa di mia madre, ed ecco che non ci ho capito più niente.
Il 16 marzo, guardando il telegiornale della sera su La7 apprendo che l'esercito di Gheddafi ha riconquistato tutte le città ribelli e punta verso Benghasi. La notizia arriva in coda al tg, ma proprio all'ultimo, perchè prima trovano più urgente riferire altre ben più rilevanti notizie, come quella che la Lega si rifiuta di cantare l'Inno di Mameli.
Mi prende un colpo, perchè so che tra quelle città occupate di cui si parla c'è Misurata, dove sono tutti i parenti e la famiglia di Hasuna.
Poi sento lui e mi dice che non è vero: che Misurata resiste ancora, che quelle notizie le diffonde il regime, per dimostrare di avere il controllo della situazione e scoraggiare l'intervento estero.
Perchè dunque, mi chiedo, i tg italiani hanno abbracciato e diffuso la versione del regime?
L'Italia arriva in coda alle condanne pronunciate da tutti i Paesi dell'Unione Europea e degli Stati Uniti, tentenna fino all'ultimo, poi finalmente dichiara che Gheddafi "non è più un interlocutore valido", poi ci ripensa, si è esposta troppo, e ora pare che l'ONU non voglia intervenire. Dunque silenzio stampa. Quindi tutti abbandoneranno gli insorti? Il mondo gli volta le spalle? Sono destinati alla sconfitta e il dittatore criminale resterà al suo posto?
Stanotte le Nazioni Unite hanno votato il sì per la No Fly Zone. Ci hanno messo appena un mese, ma almeno questa è fatta. Peccato che il signor Gheddafi se ne freghi, e continui a bombardare.
Manco a dirlo l'Italia si è affrettata a mettere le sua basi aeree a disposizione delle operazioni militari: come sempre quando una decisione è presa da altri si accoda, e fa pure voci come se il suo ruolo nel prenderle fosse stato detrminante.
Ora le mie conclusioni: non è che voglio essere polemica a tutti i costi. Ho gioito per la decisione di stanotte all'ONU, non ci speravo nemmeno. Certo, se magari riuscissero anche a farla rispettare questa tanto sofferta No Fly Zone sarebbe meglio! Cosa aspettano? Che il signor Colonnello abbia il tempo di sterminare per bene il suo popolo? Credo che in alcuni frangenti la tempestività d'intervento sia fondamentale perchè questo possa avere un senso.
Amo il mio Paese, per quanto non vado fiera di molte cose. Nella fattispecie l'Italia ha dimostrato una volta di più di non saper prendere una decisione chiara in merito ad eventi urgenti e gravi, di non sapersi schierare prima di aver constatato quale fazione sia favorita dagli eventi, di non basare le proprie decisioni sulla valutazione di principi che dovrebbero animarne la linea di condotta, quali il rispetto dei diritti umani, la difesa della libertà e della democrazia, ma esclusivamente sui vantaggi o gli eventuali svantaggi conseguiti. Forse è così che si tratta di politica internazionale, e io sono un'ingenua idealista, ma sputtanarsi come hanno fatto i nostri governanti in questa occasione non reca certo onore al Paese. Parliamo del governo, ma dubito che i rappresentanti della nostra opposizione, tanto diligenti del criticare e deprecare sempre e comunque qualsiasi affermazione o posizione del suddetto governo, avrebbero adottato una condotta migliore trovandosi in questo stesso frangente, per quanto il beneficio del dubbio si concede sempre.
Nell'anno dei festeggiamenti del 150° anniversario dell'unità della nostra Nazione, festeggiamenti che sono divenuti oggetto di infinite quanto oziose discussioni, perchè è proprio di questo Paese alzare polveroni sul nulla e perdersi in un bicchier d'acqua invece di fronti a questioni ben più concrete, il nostro Paese evita di prendere posizione quando a combattere per la propria libertà e per la propria indipendenza è un altro popolo, un popolo che è legato al nostro da vicende storiche tristi, che sarebbe prefribile dimenticare, un popolo che i nostri governanti hanno voluto considerare alleato finchè è convenuto, un popolo che ha dimostrato di essere giovane e attivo, consapevole della propria forza, coraggioso e fermo nei propri ideali fino ad affrontare infinite sofferenze nel corso di un lunghissimo mese di abbandono a se stesso.
Mi sento un pochino orgogliosa di questo popolo che non è il mio, ma al quale comunque mi vedo in qualche modo legata, perchè ci ho visto l'entusiasmo della rivoluzione capace di resistere e sfidare la forza bruta della dittatura. L'orgoglio di sventolare una bandiera che ci si è scelta, da contrapporre all'odiato drappo verde del regime. E un pochino lo invidio, questo popolo, dalla prospettiva di un mondo che invecchia, il nostro, stanco di rivoluzioni passate e perse, di sistemi che si sono ricostituiti, di diritti violati impunemente e di totale perdita di consapevolezza, chiusi nelle nostre case senza essere cinti d'assedio, davanti ai teleschermi che ci raccontano quello che gli pare.

P.S.
A proposito di bandiere: ho trovato un'interessante pagina che spiega per benino le varie evoluzioni della bandiera libica. Direi che in poco più di un secolo la Libia ne ha viste di tutti i colori! (Ah ah ah!)

2 commenti:

  1. proprio ora la Francia attacca con i suoi aerei! Il Giappone personalmente non mi distoglie dal pensare alla Libia e alla sua orribile situazione...
    Mi dispiace davvero tanto per chi, per sfortuna, si trova a dover subire, solo perchè nato nel paese 'sbagliato'...
    spesso mi sono chiesta 'e se fossi nata io lì invece di nascere in puglia? :-(
    vi abbraccio forte!

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  2. Non era mia intenzione sminuire la tragedia giapponese a favore di quella libica, sia chiaro. Criticavo solo alcuni atteggiamenti dell'informazione ufficiale che troppo spesso sono dettati più da necessità di scoop o da quelle ben più gravi di assecondare una volontà superiore, che dall'esigenza di informare realmente.
    Non si sceglie dove si nasce, ma si può scegliere come vivere il proprio tempo nel mondo... il pensiero non è mio: l'ho rubato a Trotsky (La mia patria è il mio tempo nel mondo)!

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