lunedì 7 marzo 2011

Le avventure di Suster e pupa all'Open day

Cos'è un Open day? Nessuno lo sa?
Non lo sapevo nemmeno io, prima di trovare nella cassetta delle lettere questa busta.

L'invito.
Carissimi genitori,
   in previsione delle iscrizioni per l'anno scolastico 2011/2012, vogliamo presentarVi l'attività dell'asilo nido dell'Istituto San Francesco.
La realtà educativa bla bla bla...
    ... abbiamo organizzato due mattine durante le quali i genitori potranno visitare l'asilo con i propri figli, che saranno invitati a svolgere alcune attività insieme ai bambini attualmente frequentanti. Per questo siamo lieti di invitarVi (e ridaje!) allo
Open day (scuola aperta)
NB. la traduzione tra parentesi non è mia: cito testualmente. C'era bisogno di tradurre in caso sorgesssero dubbi in proposito!

Poi allegato un depliant, che scorro:

Proponiamo un luogo capace di accogliere il bambino nella sua unicità (bello: e cioè...?)
Il nido si propone come luogo dove il naturale sguardo del bambino...
Le attività sono proposte in forma di gioco...
...il bambino attraverso il gioco e le attività proposte...
Il nido si propone come ausilio sistematico... (aspè, questo l'ho già letto. Ah, no, mi sono sbagliata. Ma questi non conoscono altri verbi oltre a "proporre"?) ...soggetto attivo di ogni proposta... (eh no! così è davvero troppo: due volte in una sola frase!)
Ma ancora:
...capace di cogliere i segnali del bambino  e di costruire proposte adeguate.
...una rete di scuole a servizio dell'educazione, nelle quali si propone (!!!) un progetto educativo unitario.

OK: da quanto letto arguisco che si tratta di un ambiente assai propositivo, ma ancora non sono riuscita a capire in cosa concretamente consistano tutte queste proposte, perchè non mi pare che venga spiegato da alcuna parte, per quanto si faccia continuamente riferimento ad un incessante proporre.
La Suster confessa di essersi lasciata un poco incuriosire: ora come minimo vuole conoscere almeno una di queste numerosissime e misteriosissime proposte. Comunque, non credo che la varietà lessicale rientri tra gli argomenti passibili di proposta.
Tuttavia non è che si dimostra subito entusiasta dell'iniziativa. Anzi, all'inizio un po' tituba. Quindi chissà quanto mi chiederebbero questi di retta, dopo tutta questa pubblicità: la cosa mi appare subito al di sopra delle mie possibilità economiche. Ma poi si dice: tanto non è mica che firmo un impegno col sangue se ce la porto, la pupa, a vedere un po' di bimbi e a fare qualcosa di diverso, dato che sono tre giorni che siamo chiuse in casa per il maltempo. Ma sì, proviamo.

L'ansia da prestazione.
Ed eccola lì, la Suster, il venerdi mattina, a preparare pupa e se stessa di buon ora (si fa per dire) per andare all'open day. Si sente nervosa come se si stesse per recare a un provino o a un colloquio di lavoro, fate voi. La pupa quel giorno si è svegliata all 7, ha rotto un pochino le scatole, quindi ha ricevuto la sua dose di latte in polvere ricostituito con acqua, ed è stata rimessa a letto alle 9.
Suster si ingegna a scegliere gli abiti pupeschi più idonei all'occasione. E' alquanto tentata di sfoggiare uno dei numerosi vestitini mai messi, ma non vorrebbe sembrare una di quelle madri che trattano i figli alla stregua di bambole da mettere in vetrina. E, cosa ancor più importante, non vorrebbe impedire alla pupa di muoversi libreamente e comodamente durante i giochi che immagina farà con gli altri bambini. Però non vuole nemmeno sfigurare e apparire come una di quelle madri che riciclano abiti di terza o quarta generazione, più o meno impataccati e lisi, con abbinamenti improponibili, taglie sempre sfasate, e modelli ormai sformati per il troppo utilizzo e i ripetuti lavaggi. Opterà per una via di mezzo, scegliendo un bellissimo, coloratissimo, completino di maglia, dono di Natale.
Vestire se stessa è un po' più complicato.
- Che dici Hasuna se mi metto questo sembro un po' troppo fricchettona?
Via il maglione viola a fiori.
- Con questi pantaloni sembro troppo trasandata, ma con questi pare che sto andando a un matrimonio (ma possibile che tra i due estremi io non abbia niente?). Che dici, se mi metto questa maglia qui mi posso confondere con tutte le altre mamme?
- Tu non sei come le altre mamme.
- Ah, e come sarei? Alternativa? Sfigata? Hippy?
- Molto più cicciona!
- Ah! Be', questa è da vedere.
Alla fine ci riesco, ed esco, con la pupa già insaccata nel marsupio, inforco la mia nuova bici e parto alla ricerca dell'indirizzo indicato, sperando  di non perdermi, e con un filino d'ansia per il fatto di essere già in ritardo di un quarto d'ora.
L'appuntamento
Dopo aver imboccato la via nella direzione sbagliata, torno indietro per un centinaio di numeri civici, e alla fine ci arrivo.
Porca zozza! Ma questo è un convento di s-u-o-r-e! (Avrei dovuto immaginarlo, dato il nome dell'istituto: com'è che non ci hai pensato? Accidenti a te, cioè: a me!). Sono lì lì per tornare sui miei passi, ma infondo, giacchè ci siamo...
Entro nel cortile deserto. A destra c'è una porta che dà su una cucina, che non sembra quella di una mensa d'asilo. Poi una suorina di, forse, 2000 anni e probabilmente muta, mi fa segno col dito indice verso una grande cancellata. Faccio per aprire il cancello, che risulta bloccato. Dopo svariati scroloni mi giro verso la suorina che è scomparsa nel nulla. Oh, be': io ci ho provato, ma le circostanze sono contro di me. Me ne sto andando, quando un uomo comparso dal nulla come la suorina era scomparsa mi grida da lontano che devo sollevare la leva in alto. Quale leva? Ah, quella?
Ok, ora sono fuori dalla porta dell'asilo. Suono una prima volta. Nessuna risposta. Oh, accidenti: sono le 10 e mezza! Sono in ritardo di mezz'ora dall'inizio dell'open day, magari le attività sono già iniziate e io farò la solita figura di... cacchina. Suono una seconda volta, poi una terza. Sono là fuori da una buona decina di minuti (perchè distanzio molto i vari squilli, non mi va mai di essere troppo insistente) e la pupa inizia ad essere impaziente, sempre nel suo marsupio.
Alla fine, quando per l'ennesima volta stavo per voltare le spalle alla situazione per me molto penosa, dall'altro lato della porta a vetri compare una persona di, forse, 4 anni, con la faccia piena di caccole, che rimane lì a guardarmi per qualche interminabile minuto. Ma dove sono finite le maestre?
Alla fine il caccoloso corre via, e ritorna di lì a poco trascinando per la manica una persona di, forse, una quarantina d'anni, femmina, vestita in modo discutibile per essere una maestra d'asilo, con due tacchi che non finiscono più e la gonna che finisce molto prima, ma mi accontento: non è il momento di mettersi a fare la moralista! (Però, accidenti: se non era per il caccoloso, queste mi lasciavano qui a fare la muffa!)
L'open day (giorno aperto)
E da qui comincia l'open day vero e proprio. Tutto quello prima era solo il preambolo.
Porca miseria, Suster, potevi dircelo molte righe fa! Dai, su, non fate i  perfidi.
L'open day consisteva in questo: io e la pupa ce ne stavamo accovacciate sul pavimento di linoleum ruvido (io) e aggrappate alla mamma (lei)  a guardarci intorno mentre un certo numero di persone piccole, diciamo una decina, ci scorrazzavano intorno saltellando, tirando in aria costruzioni, e gettandosi nella vasca delle palline (che figata! Mi son trattenuta a stento da non farci un tuffo pure io), mentre un certo numero di persone grandi (diciamo tre) presenziavano alla cosa senza esagerare.
Non ho sentito fare molte proposte come mi aspettavo da depliant, ma è pure vero che la Suster non ha poi fatto troppe domande. Era troppo occupata a stare attenta a non sembrare una di quelle madri iperprotettive, ma neppure una di quelle madri menefreghiste e distratte. Dal canto loro le maestre non sembravano tanto interessate a dare un giudizio sulla Suster, dato che parevano abbastanza indaffarate a sentirsi a loro volta sotto giudizio della Suster stessa, che, a proposito, era l'unica mamma presentatasi all'open day. Che disastro questo open day, direte voi. E invece io lì per lì sono stata abbastanza soddisfatta, perchè in fondo il mio reale scopo era solo quello di far incontrare un po' di bambini alla pupa, che sverna da mesi in casa con pochissime opportunità di scambio culturale con coetanei. E lei è una bimba molto socievole.
Dopo un primo momento di spaesamento si è gasata tantissimo, per quanto gli altri bimbi, tutti molto più grandi, la guardavano come si guarda un animale strano, senza avvicinarsi troppo, e scappando via quando lei si lanciava in approcci un pochino troppo azzardati.
Ho detto che ero l'unica madre presente, ma in realtà c'era un altro bambino in visita, tal Leonardo di 11 mesi e, forse, 25 Kg all'attivo, in pratica  quattro pupe messe insieme, accompagnato da ingombrante nonna  e minuta bisnonna. Non che stessi lì ad analizzare le stazze di tutti i presenti, ma questo trio saltava proprio agli occhi per la varietà di assortimento.
Comunque eravamo lì e nessuna delle educatrici ha fatto o detto niente per introdurre un poco la pupa e l'altro bimbo ciccione nell'ambiente nuovo, e questo non è che mi ha molto convinto. Alla fine sono stata io ad avvicinare i bambini e a chiedere loro: come ti chiami? Vuoi giocare con lei? Sai, è piccolina, devi insegnarle come si fa. non è che ci voglia una laurea in pedagogia, no? (Ma sulle reali qualifiche del personale avrei i miei dubbi).
Altra cosa: nessuno mi aveva chiesto di togliermi le scarpe per entrare nel recinto dei bimbi. Non che la Suster sia una maniaca dell'igiene, ma magari in un posto simile uno se l'aspetta, soprattutto perchè i bimbi sono continuamente per terra, raccolgono i giochi e se li mettono in bocca, e non saprei dire se e quanto spesso questi vengano lavati.
Sull'opuscolo, è vero, c'era scritto: liberi di educare. Ma qui mi pareva che ci fosse fin troppa libertà.
Poi a un certo punto è arrivata una succinta e prosperosa signora con troppo rossetto e le calze a rete che le disegnavano rombi di ciccia sulle cosce (credo fosse la direttrice), che mi ha illustrato brevemente le attività, mi ha mostrato la stanza coi lettini e i bagni. A quanto pare era molto orgogliosa soprattutto di due attività in particolare: l'orto e i disegni con il cacao e la farina.
Io facevo la faccia a tratti stupita e ammirata, a tratti consenziente e  ammiccante, e dicevo cose tipo "certo", "chiaro", "uhm", "davvero?", "bello!" e volevo scappare prima che mi convincesse a firmare con il sangue un impegno a iscrivere mia figlia nella sua struttura, dove avrebbe fatto un sacco di disegni col cacao e coltivato pomodori e carote a centinaia.
La quale pupa nel frattempo era stata messa dentro una specie di ciambella gonfiabile ed era circondata da un paio di maestre che la sommergevano di giocattoli, mentre lei si guardava intorno costernata. Era chiaramente bombardata di stimoli e non aveva il tempo di concentrarsi su un oggetto, che già la tipa trucida con i tacchi a trampolo le sventolava davanti al naso un elefante multiattivo e faceva tintinnare sulla sua testa un mazzo di coloratissime chiavi gommose.
In generale sono rimasta un po' stupita dell'approccio delle maestre tanto con me che (soprattutto) con la pupa. Sembrava che non avessero la minima idea di come funzionasse una bambina di 7 mesi. Mi son detta che forse era normale che fosse così, essendo loro tarate su un'età compresa tra gli 1 e i 3 anni. Però non ero mica tanto convinta uguale.
Le conclusioni di Suster.
Ora Suster non crede di essere una di quelle madri che fanno sempre parte di comitati di qualcosa e hanno sempre qualcosa da ridire su questo o su quello e vogliono il massimo per i propri figli e bla bla bla. Però pensa che se mai avesse avuto il pensiero di mandare sua figlia in una struttura del genere, il motivo che avrebbe potuto spingerla a ciò sarebbe stato, oltre all'opportunità di liberarsi della pupa per una mezza giornata, quella di permettere a lei di ricevere stimoli che con me a casa non riceverebbe.
In questa struttura questi stimoli non mi è parso di percepirli. Uno stimolo non è dato dalla quantità di giocattoli che un bambino ha a disposizione, ma magari dalla condivisione di esperienze con altri bambini suoi coetanei, o dalla creazione di un rapporto con una persona adulta diversa dalla madre. Che poi adesso sia ancora troppo presto per entrambe le cose è ovvio, ma insomma: almeno presentare alla classe la nuova venuta (neanche ne fossero arrivati 10 di bambini in visita) e fare un giro di nomi, al limite accompagnando questa attività con un giochino, mi sembra il minimo. O magari sbaglio io, chissà.
Secondo: allora, cara la mia direttrice, decidi di fare una giornata che chiami Open day, in cui i genitori sono invitati a partecipare alle attività dell'asilo. Ma vuoi, perdincibacco, organizzare un minimo di attività? O forse eri convinta che non si sarebbe presentato nessuno e non ti sei neanche data la pena di pensarci?
Terzo: non mi dilungherò a descrivervi la giornata di sabato (perchè dopo tutto questo mi sono presentata anche il giorno seguente, non paga!), ma vi dico solo che dei 10 bambini del giorno prima ne era rimasta solo una. E i bimbi? Chiede Suster esterrefatta (in fondo i bambini erano l'unico motivo che l'aveva spinta a ritentare l'esperimento). Eh, il sabato non viene quasi nessuno. Si sente rispondere.
Ma allora, porca di quella maiala, PERCHEMMAI avete deciso di farlo di sabato, questo benedetto open day (giorno aperto)? Proprio non me ne capacito.
La seconda visita è stata veramente penosa e Suster ha avuto anche la vaga impressione che le maestre non vedessero l'ora che lei e la graziosa frugoletta che era seco, si levassero dai piedi il prima possibile, cosa che Suster ha realizzato appena è riuscita a intavolare con nonchalances la scusa che quel giorno la pupa era particolarmente di cattivo umore e aveva biosogno di dormire (questo perchè Suster deve in ogni caso salvare le apparenza, anche in casi limite come questo. Maledette buone maniere!).
Le maestre.
Non è che le maestre fossero proprio pessime, ma, come ho già detto e ripeto, mi ha lasciato molto perplessa il loro approccio con mia figlia, che, in quanto nuova probabile leva, avrebbero avuto tutto l'interesse a circuire e colmare di attenzioni. Invece loro sono state tutto il tempo a decantare le doti dei bimbi dell'asilo (Guarda Giulia, com'è furba! Mattia è il nostro ometto saggio! Ale è il più piccolino: pensa che ha imparato a camminare qui da noi!), come se la cosa dovesse interessarmi, e non hanno degnato lei della minima considerazione, salvo apprezzamenti piuttosto superflui del genere: "Uh madonna, guarda che piccola!"; "Ma davvero ha 7 mesi? Ed è così grande?" (oh, be': mettetevi d'accordo almeno); "Guarda che scarpine piccole che ha!" (certo: perchè ha un piede piccolo, maestra); "Ma che pezzzettino sei?" (non si finisce mai di imparare: malgrado i 10 anni che vivo in questa città, scopro solo ora che trattasi di complimento. O almeno così mi è parso di capire).
Suster non è un asso nell'intavolare conversazioni di circostanza, soprattutto quando le situazioni non la mettono proprio a suo agio, però ammette di averci provato, e di non essersela cavata malaccio. A un certo punto devo aver detto qualcosa di sbagliato, o che non hanno capito, perchè mi guardavano tutte in modo strano, e sinceramente non mi capacito di cosa possa esser stato. Ma da allora ho taciuto.
La direttrice.
Poverina, non è mia intenzione infierire, dopo quanto detto finora. Ma consentitemi ancora di parlare di una rgomento che mi premeva assai: la retta.
Il fatto è che da quando lei aveva iniziato a parlare, Suster aveva iniziato a pensare a come affrontare l'argomento senza apparire: A-tirchia; B-morta di fame; C-gretta. Sì, lo so che a volte mi faccio troppe seghe mentali. Che ci volete fa'? Son fatta così.
Insomma, alla fine glie lo chiedo. Lei, per tutta risposta, prima cambia faccia, facendosi ad un tratto molto seria. Poi inizia a parlare delle molteplici qualità avanguardistiche della struttura e del loro metodo d'insegnamento, nel quale è f-o-n-d-a-m-e-n-t-a-l-e la partecipazione dei genitori. E me lo ripete talmente tante volte che alla fine le chiedo: "Scusi, in che senso?"
La povera si imparpaglia: non sa più che dire.
"Nel senso che è importante che ci sia una continuità tra i programmi di educazione e sviluppo dei bambini che si svolgono all'interno della struttura e le cose che imparano a casa attraverso il rapporto con i genitori... Bisogna che ci sia continuità, non so se mi spiego".
"Sì, sì!" mi affertto a dire annuendo. Ma insisto: "Per esempio?" (non mi scompiffera tanto l'idea di dover presenziare a tutte le fantastiche proposte dell'asilo per garantire una continuità col mio ambiente domestico, o di mettermi a fare a casa l'orto o i disegni col cacao).
"Per esempio, abbiamo un consiglio di classe dei genitori!" "AH!" Dico io, e non oso aggiungere altro.
Insomma, per farla breve, aspettavo che sparasse questa cifra come si aspetta il colpo di grazia del boia. Alla fine lei spara un tremilaeurolanno tutto d'un fiato, che però sono comodamente rateizzabili in 10 piccole rate (dieci? Piccole? Rate? Tremila euro? Per fare l'orto e i disegni col cacao?).

Se pure fosse stata la struttura più stimolante e organizzata che mai avessi potuto immaginare, sai direttrice, io quei soldi non ce li ho, dovrei lavorare 4 mesi per metterli da parte, e per i tuoi larghi occhi che mi guardano, per i tuoi larghi occhi chiari, sai dove te lo puoi mettere il tuo orto?

6 commenti:

  1. suster m'hai fatto venire una voglia di andare a un'open day!!!! DEVO andarci!
    concordo sulle tue conclusioni, anche se.... và che 3000 euro all'anno non sono tanti, a confronto dei prezzi che girano qui (siamo su 600 al mese per un nido comunale)
    :))
    giuppy

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  2. direi che per essere un open dsy non era molto open...

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  3. Giuppy, vedrai che ne faranno anche da te: prova a informarti! Ne vale proprio la pena. Boh, per me 400 e rotti euro al mese sono tantissimi. So che dipende molto da città e città. Mia sorella, che ha lavorato a lungo nei nidi a roma mi ha detto che lì la retta si aggirava sui 300 al mese, ma i bimbi stavano dalle 7 del mattino alle 6 di sera(!!!) mentre a questo dove sono stata io l'orario full time previsto era dalle 8 alle 4 (e comunque vallo a trovare un lavoro che ti permette di smontare in tempo per andare a recuperare tua figlia a scuola alle 4. Mentre il part time variava dalle 2 con pranzo compreso, a mezzogiorno senza pranzo (con spesa intorno alle 300 euro). Non sono un esperta di queste cose: sono andata anche per farmene un'idea, ma non penso che l'asilo privato sia una soluzione per me. Spero di rientrare nelle graduatorie di quello comunale, che secondo me in quanto a didattica è anche molto meglio.
    Finalmente: Tu se non sbaglio sei del sttore. Cosa ne pensi?

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  4. ahahahahah il tuo open day è stato un incubo!!!e quelle persone...ma non è che eri su una candid camera???

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  5. Bel blog, sono nuovo di qui, passo per caso, un po' distrattamente :)
    Ti invito se ti va a visitare il mio blog, il link lo trovi cliccando sul mio nick
    Un abbraccio :)

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  6. Avevo già postato questo commento, ma Dio solo sa il perchè non è stato pubblicato...
    Allora, mia cara, è con immenso piacere che ti annuncio che sei proprio tu la vincitrice del mio give away!
    http://lastaccata.splinder.com/post/24267892/le-mamme-non-mettono-mai-i-tacchi-give-away-and-the-winner-is
    Dovresti cortesemente inviarmi un messaggio in privato su Splinder per comunicarmi il tuo indirizzo. Se trovi difficoltà a contattarmi su Splinder, mi trovi anche su Fb.
    Un abbraccio,
    Luana Troncanetti alias La Staccata.

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