giovedì 23 giugno 2011

A casa di nonna.

Suster e pupa sono a casa della nonna. Materna, ossia mia madre.
Ecco cosa annotare sulla casa della nonna: casa della nonna sta prendendo incontestabilmente l'aspetto di una tipica "casa della nonna", abbandonando piano piano il suo ruolo che per anni è stato quello di "casa mia".
Casa di nonna è sempre pulita come non lo è mai stato quando la frequentavamo noi cinque, da giovanissimi. Il pavimento ha l'aspetto di un pavimento che viene calpestato pochissimo, le finestre hanno tendine di pizzo lavorate all'uncinetto da esperte e anziane mani sarde fraterne (sorerne non si dice, ve'?) e poi spedite oltremare a rifinir finestre ornate di vasi di gerani e petunie. Proprio finestre da nonna.

Casa di nonna, sebbene sia sempre piuttosto a posto, è straripante di ogni sorta di oggetti abbastanza superflui accatastati nel corso di più di una vita, che qui si sono concentrate accavallandosi per diversi anni, accumulando ricordi di vacanze passate assieme, lavoretti infantili per Natale e Pasqua  (Natali e Pasque per diverse generazioni di figli, ma più o meno sempre gli stessi lavoretti), e foto di bambini di tutte le età, infine di bambini cresciuti che non abitano più qui, e che hanno a loro volta bambini, o che vivono lontani e tornano una volta o due l'anno, o che vivono qui, ma ci passano pochissime ore al giorno, e anche quando ci sono non li senti e li vedi poco, perché sono in camera a studiare o a lavorare al computer.
Niente più calci al pallone in casa che vanno a rovesciare suppellettili ornamentali dal valore più affettivo che monetario; niente più briciole di biscotti sui cuscini del divano (anche se ogni tanto sì), niente più urla selvagge alla Tarzan provenienti da sopra, sotto, fuori, dentro; niente più bagni allagati, capanne di cuscini, impronte di scarpe sui muri, calzini sudici agli angoli delle stanze, pennarelli senza tappo con la punta secca, gatti liberi di razzolare su tavoli e fornelli, foglie martoriate del filodendro, intrugli col cibo, gavettoni esplosi in casa, scie di piedi luridi, pozze d'acqua e vestiti fradici sparsi in giro, creazioni artistiche realizzate con banane e creckers, merendine nascoste nello sgabello del bagno, sbattimento di porte e finestre, giocattoli malridotti lasciati ovunque, zaini buttati sotto gli sgabelli o sempre in mezzo ai piedi di chi cammina, asciugamani appallottolati nel bidet dopo esser stati usati una volta.
Ok, niente nostalgia, ma tante, troppe foto alle pareti stanno a ricordare quanta gente ha intrecciato in questa casa tanti anni della propria vita. Le assenze si sono colmate, o meglio, si sono cauterizzate. E al posto lasciato vacante, sempre qualcosa di nuovo: cuscini, vasi, un poco di tecnologia, senza esagerare.
Qualcosa è cambiato, ma gli sgabelli sono sempre quelli lì, da 20 anni o forse anche 30, quelli di legno a incastro, orgoglio del padre di famiglia. E il tavolo, che con le sue cornici concentriche di essenze differenti aggiunte in successione negli anni, sta a testimoniare la crescita della famiglia, che necessitava sempre di ampliare la disponibilità di posti a tavola. E la credenza del bisnonno, con i 40 e più volumi della Treccani. E lo stile naif dell'arredamento di mia madre.

La casa di nonna ha un piccolo giardino traboccante vegetazione e fiori, infestato da zanzare e formiche, un piccolo seminterrato adibito a spazio personale della nonna, dalle pareti completamente occupate da librerie stracolme di libri. Che lei ha letto. Dal primo all'ultimo. E poi lettere, infilate in portacarte e scatole colorate, album fotografici, ritagli di stoffa, materiali da lavoro di ogni tipo, un piccolo organo elettrico scordato rimediato da chissà dove, un assortimento improbabile di sedie provenienti da differenti e scompagnati disimpegni di appartamenti sgomberati, lasciati da amici, parenti o altro.

La casa della nonna trabocca vita passata, e accusa anche un poco il tempo, malgrado i soli 20 anni di vita. La caldaia fa le bizze e nessuno ha voglia o tempo per occuparsene. Gli infissi alle finestre necessiterebbero di essere cambiati, rosi dalle tarme e dalle intemperie (Ah, un tempo le case si facevano per durare! Direi qui se solo avessi almeno il doppio della mia età).
A casa di nonna il frigo è sempre pieno di troppa roba avanzata da finire, del giorno prima e di quello prima ancora. Ah, e poi della cena di quello ancora prima. E la nonna continua a sfornare comunque pizze e rustici, anche se ormai non deve cucinare più per 7 persone ma per 3 o 4 al massimo, e continua a fare la spesa all'ingrosso, comprando pacchi su pacchi di biscottame e casse di latte a coppie di 12. E continua a comprare shampoo e dentifricio della peggior qualità, per risparmiare, anche se potrebbe comprare solo due tubetti anziché 5 e optare per quelli un po' meno orridi come sapore e consistenza... ma vabbé.

A casa di nonna ci sono stanze in cui non dorme più nessuno, dove le serrande non vengono aperte quasi mai. E ci sono stanze con ampie scrivanie a cui non si siede più nessuno, e scaffali pieni di giochi con cui (bisogna che lo dica?) più nessuno gioca da anni, e libri che ormai non interessa leggere più a nessuno, perché già sono stati letti, e qualcuno lo si conosce pure a memoria, e sono quelli più devastati, con le pagine incollate con lo scotch e tutti scarabocchiati.

Questa è ormai una casa di nonna.
E pazienza se la caldaia non funziona e bisogna lavare la pupa nel lavandino a pezzi, mentre lei esclama allarmata "Ahi-ahi" a sentirsi arrivare sul corpo getti d'acqua alternativamente bollenti e gelati.

E pazienza anche se non siamo riusciti a montare il terribile lettino di ferro generosamente offerto da mia zia, che però si è scordata di dirci che era rotto da un lato, e che mancavano le viti e i bulloni, e che quindi montarlo non sarebbe stato mai possibile, motivo per cui la pupa l'abbiamo messa a dormire per terra, sul suo materassino home-made dall'amorevole nonna, in quella che fu "camera di mamma adolescente" e che mi piace pensare possa diventare in un futuro neanche troppo lontano la camera di lei quando verrà a trovare la nonna, dove conserverà i diari segreti nei cassetti della scrivania che un tempo ospitò dizionari di greco antico e studi matti e disperatissimi, ed erediterà le mie ingenue collezioni di gatti e pecore, e attaccherà i suoi poster, e inventerà i suoi giochi.

Per la pupa questi odori, questi bizzarri assortimenti, queste luci e queste penombre pomeridiane, quando si abbassano le persiane per non lasciar entrare la luce forte e, con lei, il caldo estivo, rimarranno eternamente associati al concetto di "casa di nonna", e questo mi piace.

Con lei che scorrazza gattoni sul vialetto del giardino, tra zanzare e formiche, me ne sto seduta culo a terra sulla ghiaia, a vederla raccogliere sassolini che fa il gesto di portare alla bocca, ma che poi, ricordandosi di non doverlo fare, agita nella mano, nella mano che fa "no", andando veloce da destra a sinistra, facendolo finire infine nel vasetto dei sassi, alternativa alla cavità orale offerta con successo dalla mamma.
Soddisfatta dei nostri piccoli successi, le sto dietro mentre si allena, su e giù per la rampa di scale (quattro) che portano all'uscio di casa. Giù e poi di nuovo su. Avanti e indietro, accovacciata e poi in piedi, tenendosi alla mamma e poi da sola, alla ringhiera.
Mi piace sentirla chiamare "Nenne!" e veder arrivare mia madre felicissima di sentirsi così apostrofare, con una fantasiosa variazione sul tema nonna.
Mi piace vederla gattonare entusiasta lanciando acuti mugolii di gioia che le fanno da colonna sonora mentre, ciaf-ciaf, la sento allontanarsi da me nel modo più rumoroso possibile per andare a scovare la nonna in cucina, indaffarata con le sue pizze e i suoi rustici, perennemente in attività, e poi sentirle ridere da dietro la parete una volta che la nonna è stata "sorpresa" da una nipotina dal passo più che felpato che le è arrivata "senza preavviso alcuno" da dietro.
Mi piace vederla entusiasmarsi per il grosso gatto disegnato sulla parete delle scale da una me tredicenne, puntare il dito raggiante e dire "Ga!"; così come mi diverte vederla impegnatissima ad individuare e comunicarci l'esistenza dell'infinità di bestie assortite che affollano la casa sotto le forme più strane: ciotole con sembianza di papere, galline portaoggetti, giraffe ornamentali senza alcuna velleità utilitaristica, presine a forma di ranocchie e via dicendo, tutti oggetti a cui il nostro occhio assuefatto non presta più ormai la minima rilevanza, ma che non sfuggono al suo, attentissimo a cogliere il benché minimo particolare di ogni angolo, di ogni stanza, di ogni palmo di pavimento.

Mi piace pensare a lei qui, negli anni a venire, a immaginare un passato che non le appartiene ma che fa parte delle sue radici, a scoprire racconti familiari che ormai saranno diventati quasi leggende, a ispezionare fotografie sbiadite cercando i tratti di volti noti e facendo congetture su quelli non noti.
Le case hanno questo potere, di rappresentare la continuità, l'unità, la storia. Raccolgono tracce, conservano cimeli, perpetuano i ricordi.
E questo è vero soprattutto per le case delle nonne.

FOTODOCUMENTARIO NOTTURNO DI CASA DELLA NONNA:

Decorazione murale della zona "scale".
Esempio di arredamento naif nonnesco.

Ulteriore esempio di arredamento naif nonnesco.

L'antro della nonna con veduta a volo d'uccello.

Lettino sòla rifilato da mia zia.

Esempio di tipico assortimento mobiliare nonnesco.

Antro della nonna: organo e libreria.

La povera pupa nel suo "letto" di fortuna.

Segnalo questo post di Madamadoré, che mi ha ispirato queste riflessioni.

16 commenti:

  1. Dov'è che siete di precisoooooo???? Vengo anch'iooooooo ... e non ditemi "tu no!". Bella sta Pupa che si adatta ad una casa nonnesca che porterà nel cuore per tantissimi anni come succede a me che ricordo quelle estati come fra le più belle della sua vita! Buon divertimento :)

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  2. SuSter mi hai fatto venire la pelle d'oca con questo post... come se fossi entrata un pò nei tuoi ricordi di bambina... che poi sono un pò anche i miei... è bellissimo pensare come la tua pupa possa respirare i tuoi ricordi in questa casa, che riesce a tirare fuori così tanta vita di famiglia!!!
    Un abbraccio speciale a tutte le mamme/nonne

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  3. Mi sono commossa. Tanto per cambiare.
    Anch'io guardo la casa dei miei con altri occhi da quando c'è la Purulla, ma quello che hai scritto è poesia :)
    Però il lettino sòla sarebbe stato carino! :D
    Un bacio

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  4. Grazie Suster, perchè ci sono certe cose che dalle dita nno escono e sentirne il sapaore nelle tue parole è bellissimo.

    Anch'io mi fermo sempre a pensare come il presente si interseca con il passato quando sono lì. Sono sicura che quando sentirò meno il buco il sapore diventerà dolce come quello che si sente in questo post!

    :-D

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  5. Mi piace la casa nonnesca, in più nutro una speranza... anche la mia un giorno lontano potrà essere linda! Ti saluto, cara Su, buone vacanze! E mi porto dietro il tuo libro, ma anche Zafòn, quindi non prometto niente!

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  6. Che differenza tra la tua barocchissima (in senso buono) casa della nonna e la mia che viveva in Trentino. Non era così ricca di cose, foto eccetera anche se le cose di un certo 'preGGio" se ne stavano nella camera da letto ma non è assolutamente paragonabile.

    "le finestre hanno tendine di pizzo lavorate all'uncinetto da esperte e anziane mani SARDE fraterne (sorerne non si dice, ve'?) e poi spedite oltremare a rifinir finestre ornate di vasi di gerani e petunie."
    Mi si gonfia il petto d'orgoglio sino a scoppiare!!!

    Però da mia nonna ho appreso un piacere che non so se ci sia ancora oggi, un arte tutta propria della sua generazione: raccontare le fiabe e le storie del vecchio testamento come fossero fiabe, condendole con cose locali (leggensi dei dintorni di Cavareno, Val di Non) E comunque raccontare e raccontare. E andare per i boschi a cercare i funghi o il muschio fresco per il presepe con le statuine di gesso e la casuccia della sacra famiglia fatta con le cortecce d'albero e le pigne che tanto un modo decorativo di usarle c'è sempre. Giocare con la paste dello strudel oppure la polenta. Oppure giocare alla fontana sepre con la crteccia che fa la barca magari con lo stantuffo...e le battaglie con le bottiglie vuote d'alcool ma piene d'acqua.
    Ed i pupazzi di neve!

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  7. @solitamente: esattamente quello che intendevo! Siamo a Roma nord-est. Ti basta? :)

    @Emily: ed è bello che la casa abbia trovato un nuovo bambino che la viva e la faccia rivivere! Così vuota (per quanto piena) e silenziosa è un po' triste.

    @mafalda: forse la foto non rende bene... il lettino è "oréndo".

    @Owl: non è stato facile, mia cara. all'inizio, i primi anni,il buco si sentiva, e come! Non eraa facile per me che vivevo lontana tornarci e vedere la cose cambiare cancellando anche gli ultimi segni della sua presenza lì. Ogni volta era una pugnalata al cuore. Suppongo che per i tre abitanti fissi della dimora non fosse lo stesso: loro dovevano viverci, lì, e adattarla alle loro esigenze pratiche era una questione vitale, senza ingombranti sentimentalismi o feticismi. ma questa è un'altra storia...

    @Ma non avere troppa fretta di diventare nonna! Le case troppo in ordine sono un poco tristi. Per il libro, fai pure con calma! Buone vacanze a te!

    @Paper: ma che bello che il mio racconto ti abbia portato a rendermi partecipe di questi tuoi ricordi! Mi piace la definizione "barocca" in riferimento alla casa: in effetti è un po' ridondante, ma le manca la teatralità e l'altisonanza delle architetture barocche. Invece somiglia un po' alle case-caverna degli hobbit, stracolme di oggetti inutili. Non ho capito se l'orgoglio è dovuto al fatto che tu sei di origine sarda... ma con nonni trentini? Un bell'inguacchio anche te! Io sono nata a Roma da madre sarda e mio nonno paterno era fiorentino. Quindi vedi, con la pupa il cerchio si chiude (in parte), ma se ne apre un altro, su un altro continente addirittura. Viva la mescolanza comunque, se porta ad avere case come quella di mia madre! ;)

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  8. Già vero, è il vivere lontani che la lascia sempre un po' così tornandoci. Vedo mia madre e mio fratello molto più tranquilli di me!

    Il meterasso per terra è una figata, noi ci facciamo dormire Di adesso, almeno non si scassa la testa cadedo dal letto. Le sbarre non le sopportava più e nel lettino non ci voleva più andare.
    Mi sembra che lei apprezzi però il giaciglio di fortuna!

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  9. Mio padre era sardo (di qui l'orgoglio)e mia mamma Trentina con accostamenti in Alto Adige (c'è differenza che son curcchi lassù) Io son nata e cresciuta a Firenze ma tra i miei migliori amici e le persone con cui -credo- mi intendo non c'è un Fiorentino puro. Una delle mie migliori amiche è Inglese e suo figlio è mezzo Inglese e mezzo Ischietano!! Vedi tu!! ^^

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  10. @Owl: in realtà non si è del tutto abituata a questa nuova sistemazione. si sveglia di continuo e la ritrovo accovacciata in vari punti del pavimento a piangere. Oppure sono io a ritrovarmi, inspiegabilmente, a morire di freddo accovacciata accanto a lei, sul materassino con mezzo corpo sul pavimento perchè tutta non ci sto, tutta incriccata, senza riuscire a ricordare il momento in cui si è reso necessario il mio supporto fisico. A lei il suo lettino pisano piace proprio tanto, che quando si sevglia al mattino sarebbe capace di passarci anche un'ora a giocare da sola coi suoi pupazzi e a fare la scema affacciandosi alle sbarre. Comunque qualcuno una volta mi disse, che ogni tanto va bene anche sconvolgergli le abitudini, ai figli, che se no poi diventano ossessionati, noi e loro, dalla routine. Le case... c'è qualcuno che se le porta dentro più di altri. Comunque è vero: la lontananza fa tanto. Quando sei lontana il tempo per te non è mai passato.

    @paper:ah, e quindi anche tu sangue sardo nelle vene! (roba tosta in ogni caso!)Poichè Suster è anche nota presso alcuni ambienti come la "mezza sarda". E comunque ribadisco: viva le mescolanze! Che hanno dato come risultante la pupa! ;)

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  11. I tuoi post riescono sempre a risvegliare qualcosa nella mia pigra memoria...
    In alcuni tratti rivedo mia madre con le sue pizze ed il suo pane(sempre sperimentali) i suoi avanzi e "l'ossessione" per l'economia!
    Ma la casa no, quella è tutta un'altra cosa!
    La mia ha dovuto subire così tante variazioni che stento a riconoscerla. A lungo è stata incasinata e impersonale. Ora è ordinata e ugualmente impersonale. Adesso è proprio casa della nonna, poco a che vedere con casa della mamma. Ai miei figli piace andarci e so che ne custodiranno un ricordo caldo e accogliente, quel ricordo che a me manca! Meglio così...non rischio di soffrire di nostalgia!
    Questa casa è molto bella! (non c'era bisogno te lo dicessi vero?)

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  12. Tri, che bello! Sono dunque per te una sorta di stimolatore di ricordi...
    Allora è vero che le case della nonna hanno una loro impronta particolare! Casa di mia mamma non è propriamente "bella", ma ha un suo stile inconfondibile e inimitabile. E' piena di storie, questo sì: ogni pezzo se ne porta dietro una sua. I ricordi si costruiscono nel tempo, e c'è sempre tempo per costruirne di nuovi, anche per te. Apprezzo sempre i tuoi interventi così partecipi. Un saluto.

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  13. quanto è importante quello che racconti! Hai la consapevolezza del tempo trascorso, del nido che ti appartiene ancora fortemente, nonostante sia casa della nonna.
    Sembra quasi che tu voglia per un attimo guardare con gli occhi della tua pupa per comprendere la meraviglia di fronte ad un mondo di cui tu hai sempre fatto parte! Un bacio!

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  14. Grazie Claudina. Forse è proprio come dici tu! I figli ci regalano nuovi occhi per guardare le vecchie cose.

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  15. Un post che tocca il cuore, casa di nonna è speciale e anch'io con la mia bimba ho riscoperto l'importanza affettiva di oggetti che oramai passavano inosservati. Il lettino di fortuna lo dovresti chiamare lettino montessoriano, meglio di così la pupa non poteva avere

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  16. @MN: allora è vero! Avevo ragione: le case delle nonne hanno proprio una loro specifica specificità.
    Sai che hai ragione? Dopo i primi giorni di adattamento il lettino in terra si è dimostrato molto comodo: lei si sveglia e scende da sola, poi se ne vien fuori gattonando come se niente fosse(Eh, però la prima volta che l'ha fatto, mi è preso un colpo! Non mi aspettavo di vedermela apparire davanti, poco poco mi pigliava un infarto!)

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