giovedì 30 giugno 2011

Io Madonna del latte? Poco credibile.

"Ma tu hai allattato?"
Ecco una delle domande più frequenti che, in quanto mamma e da quando mamma, mi sento rivolgere, senza capire bene che conclusioni il mio eventuale interlocutore crede di poter trarre da una mia risposta in senso negativo o affermativo.
Chissà per quale strano meccanismo della mente rispondere a questa domanda apparentemente semplice getta la mamma in uno stato d'animo curiosamente eccitato, in bilico tra la volontà di rassicurare l'intervistatore di turno, la necessità di giustificarsi chissà per quale insondabile colpa o negligenza, e l'orgoglio di poter rispondere che, sì, in effetti ho allattato.
E qui potrei tranquillamente fermarmi.
E invece vado avanti a spiegare a quello, che quasi sicuramente non ha la minima idea di ciò di cui io stia parlando, com'è che ho smesso al quarto mese anziché al sesto, o addirittura all'anno, come pare sia altamente consigliabile e preferibile, come io abbia provato a insistere quando ho constatato che le mie tette avevano dato tutto il possibile e che le risorse alimentari che ero disposta a elargire erano esaurite, come non mi possa dolere dell'interruzione non certo da me voluta né cercata, ma in fondo ben accolta, quando ho potuto realizzare quanto mi sentissi più riposata e in forze una volta eliminato l'appuntamento con la poppata quattro o cinque volte al dì.
E con questo non voglio dire che la cosa in sé non sia gratificante e appagante. Solo che, nel mio caso, davvero non ho sofferto di nostalgia nel perdere questa consuetudine, le cui gioie ho dimenticato ben presto, ben più presto di quanto non mi sarei mai immaginata.

Dicono quando sei incinta: "Eh, ti mancherà il pancione!" E io ci credevo, anzi: ne ero profondamente convinta, che mi sarebbe mancato. Ma tutta quella lunghissima e dolorosa trafila di 40 ore e più aspettando di eliminarlo, toglierebbe a chiunque il rimpianto di non poterselo più accarezzare con dolcezza, e sguardo sognante, perso nell'imminenza di un meraviglioso domani.
Non mi è mancato il pancione, e non mi è mancato l'allattamento, anzi, con grande mia soddisfazione ho accolto il nuovo paio di tette che Madre Natura mi ha lasciate decisamente ridimensionate rispetto a come me le ricordavo, magari un poco smosciatelle, sì vabbé, non si può volere tutto dalla vita.
E' che io come dispensatrice fisiologica di nutrimento non mi ci vedo molto. E invece ho sempre avuto questo generoso paio di bocce che mi facevano sentire piuttosto atta alla mungitura, sensazione che invece si rivelerà esser stata unicamente illusoria. E i vestiti non mi stavano mai bene, soprattutto quelli con la fascia sotto il seno, che invece a me stava sempre sopra, e le camicie non mi si chiudevano, e un viscido capo che ho avuto durante un mio periodo di lavoro in una libreria di Pisa, amava rivolgersi a me con l'odioso appellativo di Miss-puppe. Tutto questo non c'è più, da quando ci sei tu.

Ma si parlava di allattamento.
Cosa dirvi che non sia stato già detto centuplicanta volte da altre?
Di quei mesi ho ricordi fumosi e confusi, come confusi e fumosi si ricordano generalmente i sogni, indice del fatto che non ero propriamente in me.
Ricordo la stanchezza, cronica, perenne, non ordinaria. Ricordo che avrei voluto dormire sempre, se possibile, e invece dormivo sempre poco e male, e comunque mi sarei volentieri risparmiata la prospettiva di trascorrere la stragrande maggioranza dei miei pomeriggi a trottare per la città a passo da bersagliere con una pupa infilata nel marsupio, ché lei solo così dormiva per periodi abbastanza lunghi da permettere a me di ricaricarmi nevralgicamente dai suoi incessanti pianti e richieste di attenzione.
Ricordo la mia impacciataggine a dover tirar fuori 'sta tetta enorme nei più svariati contesti, ché io non son mai stata di quelle che "vive la naturalesse", e tanto meno mi sentivo a mio agio calata nel ruolo di colei che offre il proprio corpo alla funzionalità primordiale e primaria di dispensare nutrimento e vita.
Mi sentivo relegata in un universo che non mi apparteneva troppo, ecco.
Non che lo facessi controvoglia, ma... lo facevo come un dovere a cui non mi sottraevo.
I primi tempi forse la mia resistenza psicologica potrebbe aver inibito anche la mia produzione lattifera, dato che fino a qualche giorno dopo la dimissione dall'ospedale, di produzione non ve n'era stata.
E non so se sia stato un fattore naturale e fisiologico, quanto piuttosto l'errato approccio ospedaliero, che nei primi due giorni dopo il parto ha mantenuto una distanza fisica ed emotiva tra me e il frutto del grembo mio, impedendomi di familiarizzare troppo sia con lei che con il mio nuovo status, e invece di "lavorare" sulla questione latte me ne andavo gironzolando per l'ospedale in preda a un'euforia difficilmente spiegabile, se si considera quello che chiamano "crollo ormonale post partum", ad accogliere gioiosa amici e parenti. E poi, oh, è di nuovo ora della poppata, scusate, ma devo andare.

Lì nel reparto neonatologia dell'edificio, la figura tipo dell'infermiera (ostetrica?) addetta al nido era più o meno questa: un'acida giovane donna intorno ai trenta, fresca fresca di laurea, saputella e scostante, con l'invalsa abitudine di trattare come pezze da piedi le malcapitate maldestre frastornate neomadri che osavano mettere piede nel loro regno senza essersi prima adeguatamente preparate sulla materia allattamento.
Io ero una di quelle.
Non sono una che prende i problemi con un ampio margine di tempo per l'azione.
Durante la gravidanza ho partecipato ad un corso pre-parto informativo in cui però la parte relativa all'allattamento, come ci dissero, era stata eliminata dal programma, poiché si era rivelata essere piuttosto inutile. Quando ci spiegarono in cosa consisteva questa parte del corso, fui d'accordo con la definizione di inutile. Consisteva dunque nel tenere in braccio a turno un orso di peluche delle dimensioni approssimativamente simili a quelle di un neonato, e nel mimare con lui in braccio il gesto di portarlo al seno. Ora la cosa, solo a pensarci, mi appariva grottesca e farsesca.
E infatti credo tuttora che fosse una pratica piuttosto inutile, come potrebbe confermare qualsiasi donna che abbia avuto a che fare con un neonato da allattare al seno.
Non c'entra molto con un orsacchiotto di peluche.
Il bambino appena nato è tutto floscio e casca da tutte le parti. L'orso no.
Il bambino ti dà l'impressione che se lo prendi male si rompa, che ti cada, che stia scomodo. Con l'orso non ti poni certi problemi.
Infine il bambino appena nato sembra trovarsi perennemente in uno stato letargico, dal quale ti sembra quasi un delitto doverlo riscuotere per potergli somministrare quel nutrimento che lui non si sogna nemmeno di chiederti.
E infatti Suster trascorreva un buon due terzi del tempo a disposizione per la poppata a contemplare la sua meravigliosa pargola dalla nera zazzera di capelli e occhi da cinesina, costantemente chiusi dal sonno. Credeva infatti che anche quella contemplazione estasiata facesse in qualche modo parte del complesso processo di instaurazione del rapporto madre-figlia, e pazienza se poi la pupa non si attaccava. Ma svegliarla, come potevo?
Così che ero sempre l'ultima ad attardarmi nel nido e, quando le altre rinfoderavano soddisfatte le proprie tette nei capienti reggiseni a scomparti estraibili, io stavo ancora lì a combattere con le mie, e mi attardavo ben oltre l'orario predisposto alla poppata. Le bambinaie laureate scalpitavano. Quando si dice: rispettare i tempi e le naturali esigenze del bambino (e della mamma, aggiungerei, la quale ha tutto il diritto di essere imbranata, cribbio!).
Comunque ben presto venni aspramente redarguita dalla capo-nursery miss-sottuttoio con queste parole: " Ma ragazze, possibile che vi ci voglia un'ora per allattare? Eh, su, svegliatevi un po'!"
Che nel mio caso non era proprio un invito fuori luogo. In effetti ero un pochino imbambolata, e non vedevo l'ora di potermene andare a casa mia a fare le cose nell'intimità delle mie stanze e senza nessuno che mi facesse sentire un'idiota se non riuscivo ad attaccare la bambina. Credevo io.

Ovviamente quel giorno arrivò e la scena che si verificò fu questa: io sola in casa, pupa urlante in braccio affamata e molto incacchiata. Di latte nemmeno l'ombra. Eravamo passati al supermercato a comprare il latte in polvere, ma nello stordimento generale, che a quanto pare aveva coinvolto anche il padre, c'eravamo dimenticati il biberon. Lui poi era andato a lavoro, e io mi ero accorta troppo tardi della dimenticanza, e allora spedisci mia madre a comperare l'indispensabile strumento, mentre io tentavo di imbonirmi la piccola.
Due amici arrivarono in quel frangente in visita e mi trovarono nel panico più totale. Scapparono via costernati dalle urla della dolce frugoletta per mai più tornare.

Attaccare la pupa al seno fu quanto di più doloroso le mie povere tette avessero mai sperimentato.
Il giorno dopo la dimissione dall'ospedale mi ritrovavo con due vulcani paonazzi laddove un tempo avevo due prominenti seni. Non saprei dirvi a che taglia di reggipetto io fossi arrivata poichè ormai giravo per casa coi vulcani al vento, avendo rinunciato a indossare qualsiasi indumento che mi potesse conferire un minimo di decenza, poiché qualsiasi contatto con la stoffa mi procurava grande dolore.
I vulcani erano paonazzi e gonfi all'inverosimile, ma dall'alto non stillava una goccia del prezioso liquido vitale.
La pupa intanto rivelava il suo reale carattere che finora aveva tenuto ben celato ai nostri occhi, forse nel timore che potessimo pensare di abbandonarla all'ospedale, e lasciare che fosse cresciuta dalle saccenti infermiere della nursery. Sbraitava e vieppiù si incaponiva e infieriva sui miei poveri incolpevoli vulcani doloranti con unghiette sufficientemente lunghe e affilate da procurarmi dolorosissimi graffi, al punto che mi vidi costretta a infilarle due calzini nelle mani per frenarne la furia distruttrice.
Fu allora che iniziai a dubitare di amare davvero mia figlia.
Tutto questo che vi ho descritto lo troverete nei manuali sotto la voce "ingorgo mammario". Care future mamme, vi auguro di non sperimentarlo mai.
Alla sera del secondo giorno toccai la pupa e mi sembrò che avesse la febbre. Sbagliavo: ero io ad avere la febbre, e stavo una merda. Sempre ingorgo mammario.
E qui vi faccio fare conoscenza con un altro simpatico strumento di tortura che si chiama "tiralatte".
Va infatti il padre nottetempo ad acquistarne uno in farmacia alla modica cifra di chevvelodicoaffare, meglio lasciar perdere, perché così aveva prescritto l'amica ginecologa di mia madre per telefono, per "sgorgare" i vulcani.
Il mio era un tiralatte a pompetta, che ora che ci penso potrei ritenere in parte responsabile della successiva tendinite carpale che mi porto dietro ormai da mesi.
Pompa pompa alla fine qualcosa esce: antiestetico liquido giallo opaco dalla consistenza simile a quella del burro fuso.
E fu così che finalmente allattai.
Tralascio i casini con gli orari, le paranoie, le indicazioni discordanti del pediatra, allatti troppo, allatti troppo poco, fai passare troppo tempo tra una poppata e l'altra, no ne fai passare troppo poco ecco perché 'sta bambina c'ha sempre le coliche.
Tralascio bilancia, pesate, nuove paranoie, ma sta bambina mangia o no? Ma l'aggiunta glie la devo dare? E svegliarsi mezz'ora prima per tirarmi il latte che ieri sera questa tetta non l'ho munta e ora mi sta per esplodere. Ma perché appena la prendo in braccio io inizia a piangere? Ecco, da me ci viene solo per mangiare, mi vede come una tetta gigante, io non ce la faccio più mi fa male la schiena, e addormentarmi con la cervice a novanta gradi reclinata su lei addormentata al seno che non ha fatto il ruttino e quindi mi ha intanto anche rigurgitato addosso.
Bellissime istantanee di vita che darei volentieri alle fiamme.

E quando finalmente credi di aver preso il ritmo, finito tutto: le erogazioni chiuse.
E allora ci provi per un po' con l'aggiunta artificiale, magari poi riprende, però mi raccomando falla attaccare se no non stimola il latte. E quella che ancora piange perchè non esce niente.
Ok, sono passati quattro mesi, che faccio? Diminuisco le poppate?
Stiracchia stiracchia, il latte è sempre meno. E allora sai che si fa?
Basta finiamola qui. Ma ora la bambina rimarrà traumatizzata, come farà senza la tetta di mamma, nutrita ad uno sterile (si fa per dire) arido biberon di latte in polvere ricostituito?
Ma la bambina nemmeno si accorge del passaggio di testimone.
Afferra soddisfatta il suo biberon e da quel momento vuole cambiar pure postura: non più adagiata sulle ginocchia di mamma; ora il latte si prende da seduta, e alla mamma si danno le spalle, così si può avere miglior visuale del mondo di fronte.
No, alla pupa non sembra esser mancato particolarmente il seno. E neanche a me l'allattamento. Niente traumi, tranquilli tutti.
Ecco: io come Madonna del latte continuo a non vedermici gran che. Archiviata momentaneamente e a tempo indefinito quella fase di mia vita, di cui non conservo quasi immagine visiva, nemmeno su carta fotografica.

Niente foto di me puppe all'aria mentre dispenso vita alla mia dolce frugoletta. O quasi!
Dico quasi perché una ce l'ho. E faccio questo sforzo di pubblicarla: la mia versione della Madonna del latte. Eccola:


Beh, chiarissimo, no? Direi che parla da sola. Scattata a tradimento. Io che ho una faccia tipo: "Minchia guardi?". E se ci fate caso, c'è pure Panzumen, che se la dorme beato, lì accanto.


Questo post partecipa al blogstorming


14 commenti:

  1. Oddiooooooo...ho letto tutto d'un fiato!!!
    Non voglio figli..ho deciso!!e se li avrò rifiuterò decisamente il ruolo di mucca!
    auhuhauhah....e scusa se rido ma è bellissimo il soprannome che avevi a lavoro hauhuauha cioè per me estranea è divertente, per te immagino un po' meno!!

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  2. Come sai non posso dirti la mia a riguardo... Ma sono felice x te, che ora hai riconquistato la tua serenità quotidiana!!!

    P.S. C'è un reato di "rottura di scatole" che ci permette di denunciare quelle infermiere malefiche????

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  3. @Mel: no! Non era mia intenzione fare terrorismo psicologico. Guarda: il fatto che l'allattamento non sia stata per me un'esperienza esaltante non significa niente. Ci sono tante donne che la vivono come un'occasione di intimo contatto con i propri figli e altre che la descrivono come un'esperienza mistica. Se può interessare puoi andare a dare un'occhiata alla pagine del blogstorming di questo mese, oppure sul blog PessimeMamme, dove molte altre donne raccontano la loro esperienza. ma se ti conosco un poco, mi sa che mi somigli abbastanza da non premurarti di fasciarti la testa anni e anni in anticipo sull'eventuale botta. L'unica cosa sarebbe che forse uno ci dovrebbe arrivare con un minimo di preparazione, e avere qualcuno che ti segue con un metodo coerente e costante, e non diecimila indicazioni tutte diverse e fuorvianti da più pulpiti. Il latte materno è importantissimo per il bambino, quindi immagino che valga sempre la pena provare.
    Riguardo al mio soprannome: forse non si è capito bene, ma quello risale a diversi anni prima della montata lattea (all'epoca di anni ne avevo 20, e sempre la quarta di reggiseno). Io ho sempre avuto il complesso delle tette grandi. Eh, lo so: noi donne non siamo mai contente di ciò che ci dà Madre Natura! Ciò che posso dire è che la maternità mi ha lasciato in eredità un paio di tette che sono decisamente più di mio gusto delle precedenti.

    @Emily: Bisogna prendere atto del fatto che dal momento del concepimento in poi chiunque si sentirà sempre in diritto di dire la sua su quel che fai a proposito di tuo figlio e su come lo fai. Ci sarà sempre chi sarà sicuro di saperne molto più di te, magari perchè (così affermerà) avrà allevato schiere di cuginetti e nipotini. Ciò che possiamo fare in difesa di questa situazione è imparare a ignorare, assecondare e fregarcene. Funziona, ma ci vuole un poco per acquisire il metodo giusto! ;)

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  4. Sono d'accordo con te... Ma io ci sono abituata alle persone che mi dicono cosa devo o non devo fare.. quindi ho già imparato a fregarmene!!!

    Per il resto io spero di poter allattare in totale serenità perchè è una cosa a cui tengo molto...

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  5. Esatto Suster: si dice sì sì e poi si fa quello che si vuole...

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  6. per Mel: credo che l'allattamento sia soggettivo, io con la mia modestissima 2^ stò allattando esclusivamente al seno da 5 mesi, mai una mastite, mai un ingorgo, mai febbre, mai nulla di nulla... invece tanta gioia, tanti momenti unici, indimenticabili, dolci. (e un seno strepitoso!!!) Sono stata fortunata? certamente, ma non sono l'unica, sono una persona normale nulla di speciale quindi se per me l'allattamento è stato sempre meraviglioso potrebbe essere così anche per te in futuro, e tu rischi di perderti un'emozione che non ha paragoni con nient'altro nella vita?? tanto puoi sempre optare per il biberon nel caso dovessero mettersi male le cose ;)
    per non parlare della gioia che ti dà un figlio, a prescindere dall'allattamento...

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  7. x me stato un trauma. io il latte non l'ho mai avuto e mi sono munta con il tiralatte elettrico per due mesi anche di notte. Per non parlare di quelle della leche league, con cui ho avuto una pessima esperienza...ti capisco Suster

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  8. che ridere....
    Però massima solidarietà, ci sono passata, infermiere della nursery strz, mastite, pupo furibondo, ragadi, febbrone, montata lattea zampillante, ero costretta a tirare un bibe di latte per poter attaccare il pupo.
    Stravolta e disperata, mai nella vita mi è capitato di sentire tutto e tutto il contrario sullo stesso argomento e tutto sostenuto come tesi inoppugnabile.... allattare fino a sei mesi, no fino all'anno, macchè quando vi siete stancati entrambi (3 giorni va bene? :P), attaccalo prima dove non ti fa male, attaccalo prima dove ti fa male (così muori e non ci pensi più), mangia troppo spesso cerca di "tenere" 3 ore, l'allattamento a richiesta è appunto a "richiesta" quindi quanto ne vuole e quando lo vuole, la madonna del latte l'ho vista di persona, giuro!!
    Però ho allattato il pupo fino a 21 mesi. Dopo i primi tempi le cose sono migliorate, poi all'inizio dello svezzamento ha manifestato intolleranza al parmigiano quindi, per prudenza, non abbiamo somministrato latte vaccino fino a 18 mesi (con cauti approcci dopo i 12) e niente poi è finito e devo dire che il pupo ha frignato 2-3 volte poi basta.
    Conni (non ho un blog)

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  9. P.S.
    Caso A)
    Passante a caso "Allatti?"
    Pimpa "Sì"
    Passante a caso "Ah che brava"
    Pimpa pensa "ma brava, PERCHE'?"

    Caso B)
    Passante a caso "Allatti?"
    Pimpa "Sì"
    Passante a caso "Ancora???"
    Pimpa pensa "Ma una zuppa di cavoli vostri, mai?"

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  10. un giorno ho incontrato un'amica al supermercato, lei-marito-bimbo di pochi mesi. fra le tante domande, le chiedo anche dell'allattamento e lei, con aria colpevole, mi dice: eh un pò mio un pò di artificiale... io le dico: ah bhe, tranquilla, allattare è talmente una menata... ho visto il suo viso distendersi e sottovoce mi dice: ah per fortuna anche tu la pensi come me... guarda, che due....
    quando dicevo che allattando mi si annebbiava la vista, che mi sentivo sempre esausta e esaurita, che anche svuotare la lavastoviglie era un'impresa titanica, mi guardavano tutti come fossi matta, o capricciosa. ho odiato quel periodo e benedetto il momento, anch'io sui 4 mesi, dell'aggiunta. dopo due mesi ho deciso che avevo dato abbastanza, e che per la colazione elisabetta poteva tranquillamente accontentarsi della polverina. magica, direi :)
    giuppy

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  11. Oh SuSter ... pur avendo vissuto l'esperienza opposta (raramente avevo le puppe piene e questo è stato il mio grosso problema) mi rivedo in tantissime delle cose che hai detto. Sottoscrivo in pieno il commento "avere qualcuno che ti segue con un metodo coerente e costante, e non diecimila indicazioni tutte diverse e fuorvianti da più pulpiti". Forse l'aiuto dovrebbe servire a relazionarsi a neonati che (da manuale) dovrebbero dormire per la maggior parte del tempo, ma non lo fanno, lasciandoti quel senso di "ricordi fumosi e confusi, come confusi e fumosi si ricordano generalmente i sogni, indice del fatto che non ero propriamente in me". Perdonami se ho usato le tue frasi, ma, chi meglio di te, sa definire una sensazione?
    Ma poi, guardala bene quella Madonna lassù... non ti sembra stia facendo un riposino???

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  12. wow... ragazze... mi sento una mosca bianca... a questo punto mi chiedo... sarò normale io???

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  13. @mafalda e emily: lo dico più a me stessa che agli altri, perché per me è difficilissimo seguire questo consiglio: rimango sempre un tantino risentita quando gli altri si intromettono nel rapporto tra me e mia figlia, senza neanche sapere ciò di cui parlano. Ma ci sto lavorando eh!

    @Anita: niente affatto. Conosco molte donne che scelgono di continuare ad allattare anche molto tempo dopo i sei mesi suggeriti e che trovano questa esperienza estremamente gratificante. Dopo tutto è la natura che provvede a questo. è chiaro che chi come me si è trovata inadeguata non ha avuto forse il giusto supporto dall'esterno, o il giusto approccio, o una scarsa risposta fisica all'esigenza... che poi quando rivedo le foto di mia figlia in quei mesi la trovo talmente tonda e ridondante ciccia che mi chiedo da dove possono essere sorte in me tante paranoie sulla sufficienza delle mie erogazioni... mamme!

    @Debbie: hai tutta la mia solidarietà! Quel terrificante tiralatte elettrico me l'hanno fatto provare all'ospedale: un dolore boia! (e nessun risultato vogliamo parlarne?)

    @Connie: è vero: troppe indicazioni discordanti. Ma mi riprometto che "la prossima volta parto già preparata" e farò come dico io, accidenti!

    @mafalda: hai scordato l'ipotesi C.
    "Allatti?" "Ehm...no." "Ah nooo? E perchè?" :)

    @Giuppy: ti capisco. A me nessuno me l'aveva mai detto che allattare ti lasciasse così spompata e stanca. peggio del primo trimestre di gravidanza (aspé, no, forse quello è stato peggio...). Ingenuamente, ammetto di aver sempre sopravvalutato le mie capacità di resistenza: E va be', che ci vuole? Allatti un po', metti il pupo a nanna, sistemi un po' casa, e poi ti fai allegramente i cavoli tuoi finchè non si sveglia. Beata ignoranza! Eh, ma sono stata punita di tanta arroganza!

    @tri: eh eh! Dici che sonnecchia? E' quel sorrisetto stampato sulle labbra che non mi sconfinfera tanto! Io prendo sempre spunto dalle tue iniziative per concretizzare intenzioni lasciate incompiute da tempo. Come quella di affrontare questo argomento. E forse non l'ho nemmeno trattato fino in fondo. Per esempio: non è che avessi sempre le puppe piene. C'erano giorni che arrivavo a sera già svuotata, ed entravo in crisi, perchè mi mancavano ancora 2 o 3 poppate e già non ce n'era più, e lei piangeva, e io non avevo avuto nemmeno il tempo di cucinarmi due spaghetti e mangiare, e allora pensavo: cavolo, devo restare calma, se no il latte non viene, e questo pensiero lungi dal rassicurarmi generava nuova ansia, e il latte non veniva, e la bimba piangeva, e la mamma piangeva pure lei. Un bel pianto greco. Fino al ritorno del padre a tarda ora (diciamo verso le 10 di sera?) quando la pupa era crollata esausta in un sonno ristoratore e la mamma ancora piangeva, e il padre non capiva il perchè e credeva si trattasse di normale, noioso isterismo femminile. Credo che sia un delitto lasciare sole le neomadri a se stesse nei primi 6 mesi di vita del bambino. No, dico: poi uno si stupisce di quelle che smattano e fiondano il pupo dalla finestra. In alcuni casi credo sia spirito di sopravvivenza...

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  14. Grazie Suster e Anita per aver risposto al mio commento :) certo..ognuno la vive diversamente..ora sono qua a dire "oddio..mai figli nella vita", ma domani magari starò pensando "ahhh...quando avrò dei figli *-*" XD cmq...leggo spesso i blog delle mamme e alle fine i lati negativi sono sempre compensati e superati da quelli positivi ;) questo post stava quasi prendendo la forma di "Melrose futura mamma" auhauhauhuha

    p.s. si si avevo capito che il tuo soprannome era di un po' di anni fa..ma sai..di solito..i nomignoli rimangono nel tempo. Io conoscevo una tettona e la chimavo "Tetta malefica" perchè era una ragazza acidissima..ora che è più snella continuo a denominarla cosi' auhauhuha

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